
Poco prima di entrare a Gerusalemme per compiere il Suo destino, Gesù passa per questa città e compie un gesto pericoloso: perde la propria credibilità autoinvitandosi a casa del peccatore più famoso della città.
Forse inizialmente Zaccheo avrà preso quella scelta come un riscatto nei confronti delle malelingue dei suoi compaesani che però giustamente lo disprezzavano per le sue scelte, le sue ruberie, i suoi soprusi. Ma cominciando a consapevolizzare che per colpa sua Gesù veniva disprezzato dagli altri, sente dentro di sé l’impulso a cambiare vita.
E così fa: si mette in piedi, si confessa pubblicamente, promette di restituire quattro volte tanto a chi lui ha rubato e di dividere ciò che gli rimane con i poveri.
Ecco cos’è la “contrizione”. Nel linguaggio della vita spirituale forse abbiamo sentito qualche volta questa parola, confondendola il più delle volte con il senso di colpa. Ma Zaccheo non è oppresso dal senso di colpa, ma dal dispiacere di aver rovinato la fama dell’unica persona che gli ha mostrato vero amore.
È l’amore il motore del suo cambiamento, non la propria fama, o il proprio io.
Così ognuno di noi deve cambiar vita non per migliorare la propria immagine davanti agli altri, ma per quella misteriosa e salvifica esperienza di Amore che Gesù ci offre, mostrandoci di essere capace di perdere tutto per amore nostro.
Sarebbe bello se ognuno di noi riuscisse a guardarsi dentro e a cercare di distinguere per bene se ci sono sensi di colpa o contrizione. L’amore è il motore del cambiamento, non il senso di colpa!
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Alessio Sibilla
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