Nessuno pensa alla vecchiaia fin quando non si diventa anziani. Credo che il pensiero di dover diventare vecchi e vivere diversamente da come abbiamo vissuto da giovani, sia stato inibito da Dio stesso. Viviamo infatti come se questo momento non accadrà mai per noi. Anche questo è un dono che il Signore ha voluto regalare all’umanità; per farci vivere serenamente, nella spensieratezza e pienamente. Ma gli uomini hanno disprezzato con la superbia anche questo regalo divino e si sono fatti avvolgere dalla concupiscenza della carne, dalla concupiscenza degli occhi e dalla superbia della vita.
L’ecclesiaste scrive a riguardo, capitolo 12:1 *Rallègrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio!*.
La Parola non vieta di rallegrarci, gioire o divertirci, piuttosto consiglia di non farci condurre dal nostro cuore e dai desideri che sono contrari alla legge e alle prescrizioni di Dio. Fin da piccolo ho conosciuto uomini e donne che hanno vissuto con un cuore secondo il cuore di Dio. La loro vita ha condizionato e perfino cambiato una e più generazioni, portandole a Cristo. La loro vita è stata vissuta pienamente, senza risparmio. Hanno gioito e hanno anche sofferto, hanno riso e hanno pianto amaramente. Eppure niente ha affievolito la loro vitalità e la loro fede in Gesù fino alla loro canizie, fino alla loro vecchiaia, fino alla morte. Chi ha permesso loro di tenere il fuoco acceso? Chi ha impedito che si spegnesse quella fiamma?
La risposta è in quell’ IO SONO, che ancora oggi sostiene, porta e salva quanti si arrendono e credono nel nome potente di Gesù di Nazareth.
Dio ci benedica, f.llo Giovanni Praticó.
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