
Le analogie con le storie di Charlie Gard e Alfie Evans (nella foto) sono evidenti. Ma la cosa che rende questo caso orribilmente allucinante è che la morte, “best interest” secondo medici e giudici, debba essere procurata contro la espressa volontà della malcapitata.
Ci spiega la Bussola che «ST (è la sigla di riconoscimento decisa dal tribunale che ha imposto l’anonimato) è una giovane donna che soffre di una rara forma di malattia mitocondriale (RRM2B). La condizione di ST provoca debolezza muscolare cronica, perdita dell’udito e danni ai reni, rendendola dipendente dalla dialisi e da altre terapie intensive, ma – cosa importante – non ha intaccato il funzionamento del suo cervello. In realtà, la malattia non le ha impedito di frequentare la scuola ordinaria o di ottenere buoni voti negli anni di scuola secondaria. Stava studiando per la maturità quando nell’agosto 2022 ha contratto il Covid, che le ha causato gravi difficoltà respiratorie. ST è stata ricoverata in ospedale in un’unità di terapia intensiva (ICU) dove è rimasta da allora (sempre le restrizioni poste dal giudice impediscono di rivelare il luogo)».
Negli ultimi mesi la sua situazione clinica è peggiorata ed è stata definita “malata terminale”, che in inglese suona in modo più sinistro, sottolinea la Bussola: “actively dying”.
E così le hanno proposto una specie di sedazione terminale, in modo da staccarla da tutte le macchine che la tengono in vita e farla morire “dolcemente”, ma ST ha rifiutato.
Ha detto: “I want to die trying to live. We have to try everything.“, cioè: “Voglio morire cercando di vivere. Dobbiamo provarle tutte”
L’ospedale ha così fatto ricorso alla magistratura che nonostante i pareri psichiatrici che la hanno definita capace di intendere e di volere, nonostante la ragazza stessa abbia detto di voler sottoporsi a terapie sperimentali all’estero, ha pronunciato la condanna a morte.
Sempre la Bussola ci informa che «L’Ordine di Trasparenza imposto dalla Corte già nel marzo 2023 – che impone severe restrizioni nel rilascio di informazioni che possano portare all’identificazione di ST, dei familiari o dei medici coinvolti nel caso – impedisce alla famiglia di parlare alla stampa o di presentare richieste di fondi».
Così si impedisce alla gente di mostrare solidarietà per la ragazza e per la sua famiglia, come avvenne ai tempi di Charlie e di Alfie.
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