
Buone opere e abiti sporchi. Un tema che capita frequentemente di trattare, ed è l’argomento di una domanda di Hanley dalla Nuova Zelanda.
Ecco la sua email: “Ciao, pastore John! Sono un giovane credente neozelandese e ringrazio Dio di come si usa di voi per la sua opera. Sono confuso sul perché i credenti dell’Antico Testamento pregano regolarmente Dio di considerarli secondo la loro giustizia. In particolare la domanda si ripropone per me in questo momento, visto che sto leggendo Neemia 13:14, 22, 30,31. Questa è una pratica che sussiste anche per noi oggi? Portiamo a Dio le nostre azioni giuste e gli chiediamo di non dimenticarle? Non ho mai pregato in questo modo. Non l’ho mai nemmeno considerato. Nel mio modo di pensare, “tutte” le mie “giuste azioni” sono come “abiti sporchi” (citando Isaia 64:6) . Tu ricordi a Dio le tue azioni giuste? Dovremmo farlo? E perché ne abbiamo bisogno?”
Ok, Hanley, allacciamo le cinture perché ho intenzione di dire molto in uno spazio molto breve qui sul podcast, una sorta di mini-teologia delle buone opere, come si relazionano alla fede, come si relazionano alle ricompense, come si relazionano alla preghiera.
Abiti sporchi o buone azioni?
Cominciamo con Isaia 64:6.
Non siete soli nel pensare che questo versetto insegni che tutte le buone opere cristiane sono come abiti sporchi agli occhi di Dio.
Questa però è una lettura profondamente sbagliata di quel versetto.
Il verso appena prima, Isaia 64:5, dice:
“Tu vai incontro a chi gode nel praticare la giustizia, a chi, camminando nelle tue vie, si ricorda di te…”.
Questo è un encomio di giustizia che Dio rivolge al suo popolo.
Dio non disprezza le azioni giuste dei suoi figli compiute nella fede.
Ciò a cui si riferisce il versetto 6 nel chiamare le azioni giuste “abiti sporchi” sono le opere ipocrite che scaturiscono dal nulla.
Hanno un’apparenza esteriore di giustizia, ma dentro, sono come ossa di morti radicate nell’orgoglio, proprio come Gesù le definisce in Matteo 23:27.
Questo fraintendimento di Isaia 64:6 ha fatto credere a molti cristiani che è impossibile per un cristiano piacere a Dio.
Se le loro opere migliori sono abiti sporchi, non c’è niente che possano fare per compiacerlo.
Questa è una nozione profondamente non biblica in tutto e per tutto.
Per esempio, considerate come Paolo raccomanda i Filippesi:
“Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell’abbondanza. Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.” (Filippesi 4:18) .
La loro generosità verso Paolo era gradita a Dio. Non era qualcosa di sporco.
O Ebrei 13:16:
“Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace”.
Ebrei 11:6 è la chiave del ragionamento:
“Ora senza fede è impossibile piacergli (a Dio)”.
Ma i cristiani hanno fede. Abbiamo fede. E quella fede nella grazia di Dio, con tutti i suoi frutti, i frutti della fede e della grazia, piace a Dio perché dipende da Dio, non dal nostro io, per fare il bene.
Pensate che cosa orribile sarebbe dire che il frutto dello Spirito Santo nella vita cristiana è un abito sporco.
Non riesco nemmeno a pensarci. Il frutto dello Spirito non è un abito sporco, è il dono prezioso di Dio e l’opera in noi.
Ricompense per il lavoro fedele
Facciamo un passo avanti.
Se Dio, nella sua grazia e potenza ci permette di fare cose buone, le ricompenserà, non le ignorerà.
Egli dirà: “Ben fatto, servo buono e fedele” (Matteo 25:21) .
Le opere di fede saranno ricompensate, non gettate via come abiti sporchi.
E Dio vuole che noi speriamo e ci aspettiamo queste ricompense.
II Corinzi 5:10:
“Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male.”.
O considerate Matteo 10:42:
“E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio”.
O Efesini 6:8:
“sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.”.
Non c’è alcun riferimento in questi testi a qualcuno che si guadagna la salvezza o che si guadagna ricompense.
L’idea di guadagnare non è presente.
Per guadagnare qualcosa, fai un po’ di lavoro di cui qualcuno ha bisogno in modo che sia in debito e ti paghi lo stipendio.
Dio non ha nessun bisogno e non paga alcun salario al suo popolo.
Ci ha comprati per grazia; ci sostiene per grazia; ci permette di fare buone opere per grazia.
E facciamo le opere fidandoci di quella grazia.
E in questo modo, confermiamo, come dice Pietro, la nostra “vocazione ed elezione” (2 Pietro 1:10) .
Essenza della rettitudine
Ora siamo in grado di vedere cosa avviene realmente nell’Antico Testamento quando, più e più volte, il giusto servitore di Dio, porta in supplica la sua integrità e la sua rettitudine, come mezzi per richiedere l’aiuto di Dio.
Penso che il Salmo 25 sia uno dei riferimenti migliori per vedere cosa sta passando nella mente del salmista riguardo alla sua integrità e alla sua rettitudine, al suo comportamento retto.
Nel Salmo 25:21, dice:
“L’integrità e la rettitudine mi siano d’aiuto, perché spero in te.”.
Ora, chiaramente, il salmista non pensa che la sua integrità e rettitudine siano abiti sporchi, e non pensa che siano compiuti con la sua propria forza, perché dice, “perché spero in te”.
L’essenza e la radice della sua integrità e della sua rettitudine si trovano nel fatto che le ricerca al di fuori di sé, nella misericordia e nella potenza di Dio.
Il salmista non è tuttavia senza peccato.
Salmo 25:7:
“Non ricordarti dei peccati della mia gioventù, né delle mie trasgressioni”.
Salmo 25:11: “Per amor del tuo nome, o SIGNORE, perdona la mia iniquità, perché essa è grande.”.
Salmo 25:18: “Vedi la mia afflizione e il mio affanno, perdona tutti i miei peccati.”.
E dopo aver confessato i suoi peccati almeno tre volte (credo che ci sia un altro versetto), il
Salmo 25:21 dice:
“L’integrità e la rettitudine mi siano d’aiuto, perché spero in te.”.
Ha appena confessato il suo peccato tre volte.
Ha definito grande la sua iniquità.
C’è un peccato reale che rimane nella vita dei credenti, in tutti noi.
C’è anche una vera contrizione e una vera confessione del peccato e un vero perdono e una vera vita di integrità e rettitudine.
E Davide prega e chiede che la sua integrità e la sua rettitudine lo preservino.
Pregare come Neemia
Così, quando Neemia, finalmente sono arrivato al tuo testo, prega quattro volte in merito alla sua ubbidienza ai comandi di Dio, sta facendo qualcosa di simile a quello che fa Davide nel Salmo 25.
Egli dice in Neemia 13:22:
“Anche per questo ricordati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia”.
Non sta facendo nulla di essenzialmente diverso da quello che fa Davide nei Salmi o di differente dal modo in cui il Nuovo Testamento considera le nostre buone azioni come cristiani.
Sta dicendo: “Non sono perfetto, ma mi sono fidato di te, aspetto il tuo amore fedele e ho agito nella mia integrità e ho cercato di essere ubbediente ai tuoi comandamenti.
Possa questo essere ricordato davanti a te nel giorno della salvezza”.
Dovremmo pregare in questo modo?
Dovremmo ricordare regolarmente la nostra integrità, la nostra rettitudine davanti a Dio?
Ed ecco una linea guida, penso di poterla definire così, perché non lo faccio molto spesso, proprio come voi.
Penso che una linea guida sicura per quando dovremmo pregare in questo modo, è che questo tipo di preghiera ci viene in aiuto in quei momenti in cui siamo attaccati e accusati di cose che non abbiamo fatto.
Possiamo quindi pregare in questo modo:
“O Signore, tu conosci il mio cuore. Sai che sono stato accusato ingiustamente. Prego che ti ricordi della mia integrità e della mia veridicità, e mi vendicherai davanti ai miei nemici. E se non accadrà in questa vita, o Dio, vendicami e ricompensami secondo la tua misericordia nell’ultimo giorno, quando ti ricorderai di come ho camminato nella mia integrità”.
Quindi, penso che questo sia il modo in cui dovremmo pregare di tanto in tanto, quando siamo attaccati così come lo erano i salmisti e come lo era Neemia.
https://www.coramdeo.it/articoli/podcast/buone-opere-e-abiti-sporchi/
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