Dello scandalo dei cappellani militari ne hanno parlato in questi giorni il settimanale L’Espresso ed un servizio de Le Iene, Luigi Pelazza che ha portato a conoscenza gli italiani di una vecchia legge secondo cui i cappellani che prestano servizio nelle caserme vengono considerati militari, quindi dipendenti del ministero della difesa, con un costo allo Stato di 17 milioni di euro l’anno. Poiché la legge prevede che queste figure ecclesiastiche partano direttamente dai gradi alti, addirittura fino a quello di generale, il costo continua inoltre a incidere pesantemente anche sulle casse della previdenza sociale, con la consistente pensione che percepiranno in seguito.
Pagati profumatamente per portare la parola del Signore?! Ma che fa’ scherziamo? Evangelizzare è qualcosa che non ha prezzo, perchè ai veri figli di Dio, c’è lo mette nel cuore il Signore senza chiededere nulla in cambio. L’unica certezza che il Signore ci da è che se in vita saremo suoi soldati fedeli, ovvero, servitori della parola di Dio, avremo come ricompensa la vita eterna.
Tra i costi della Chiesa, simbolo della condizione privilegiata dei sacerdoti anche nell’esercito, c’è la spesa per i cappellani militari. Ogni anno almeno 17 milioni di euro vengono sborsati per il mantenimento, le pensioni e persino le spese di aggiornamento “spirituale” di neanche 200 religiosi dell’Ordinariato Militare, inquadrati a tutti gli effetti come ufficiali stipendiati dal ministero della Difesa. Una spesa sempre meno giustificabile in un periodo di crisi e tagli, specie ora che la Chiesa nel suo recente restyling di immagine si atteggia ancor più di prima a povera e pacifista.
E in Italia nell’esercito ci sono 176 sacerdoti, 5 vicari episcopali, un provicario generale, un vicario generale e l’arcivescovo ordinario, per una spesa totale in stipendi di almeno 8,5 milioni. Non solo, c’è anche il capitolo delle pensioni. L’Inpdap, ha ammesso candidamente il ministro, non riesce a fornire cifre precise sulle pensioni ai cappellani, perché in quanto integrati nell’esercito rientrano nel computo generale. Tramite l’ordinariato militare si è venuto a sapere che negli ultimi vent’anni sono andati in pensione 4 ordinari militari, 4 vicari generali, 8 ispettori e circa 140 cappellani militari. E la Difesa ha stimato pensioni per circa 43mila euro lordi per ognuno di questi. Non solo, i cappellani ricevono stipendi e pensioni dallo Stato. Ma possono maturare la pensione con largo anticipo rispetto ai comuni mortali: non mancano casi di baby-pensionati. Tra cui lo stesso cardinale Angelo Bagnasco, che non è solo presidente della Cei ma ex ordinario militare. Il prelato, che è diventato un generale di brigata, ha diritto, ad esempio, ad una pensione fino a 4.000 euro mensili.
Le Iene hanno portato la questione dai giornali alla televisione, con un servizio di Luigi Pelazza nell’ultima puntata dello show. L’inviato ha messo alcuni preti alle strette, rendendone evidenti le prebende, gli alti stipendi e altri importanti benefit come l’auto di servizio. Alcuni si sono mostrati sorpresi o imbarazzati, convenendo sulla necessità di ridurre i costi. Ma è una decisione che deve prendere la politica. Nel servizio non si arriva a mettere in dubbio la presenza dei cappellani, ma si accenna al fatto che potrebbero esercitare il loro servizio a spese del Vaticano. Negli anni alcuni partiti come i Radicali o singoli deputati, hanno tentato di modificare la legge che ha istituito questo trattamento privilegiato per i cappellani militari, ma senza risultati. Nel servizio Pellazza intervista a riguardo Paolo Bernini del Movimento 5 Stelle che ha portato all’attenzione del parlamento questo tema in sede di legge di stabilità, proponendo nella sostanza che siano inquadrati come soldati semplici e non come ufficiali. Sulla base di legge 512 del 1961 iniziano, infatti, la carriera come tenenti per arrivare fino al grado di generale di corpo d’armata come ad esempio, il cardinale Bagnasco, che prima del pensionamento, era diventato generale di brigata. Il problema è che la legge in questione si fonda sull’esistenza di due ordinamenti giuridici quello statale e quello canonico e per essere modificata deve avere il consenso del Vaticano e dello Stato italiano.
Ci avevano provato anni fa in Parlamento anche i Verdi a presentare un disegno di legge per la «smilitarizzazione» dei cappellani militari, riprendendo una delle storiche battaglie di Pax Christi: non l’eliminazione dei cappellani militari ma lo sganciamento dalla struttura delle forze armate, affidando la cura pastorale dei soldati a preti senza stellette che già operano nelle parrocchie nei cui territori sorgono le caserme, e facendo risparmiare un bel po’ di quattrini allo Stato. Ma il fuoco di sbarramento delle gerarchie ecclesiastiche fece affossare il progetto. Ed è andata anche bene: negli anni ’60 il sacerdote Balducci e don Milani vennero processati (Balducci fu condannato a 8 mesi, Milani morì prima della sentenza) per aver difeso l’obiezione di coscienza e criticato i cappellani militari.
L’esercito è una di quelle istituzioni dove l’influenza del clero è ancora evidente, basti pensare che l’ordinario militare, ovvero, l’arcivescovo più alto in carica indossa per divisa la veste talare con due stellette dorate appuntate sul colletto e che guida con i gradi, e con lo stipendio, di generale di corpo d’armata il piccolo esercito dei cappellani militari, i preti-soldato impegnati nel servizio pastorale fra i militari nelle caserme, sulle navi da guerra e nei contingenti impegnati nelle cosiddette “missioni di pace”. Ma sono presenti, durante le parate e le cerimonie militari; lì c’è sempre la presenza di religiosi e salta agli occhi che tra le forze armate c’è ancora un atteggiamento di solerte ossequio nei confronti della religione cattolica. Oltre a preghiere e messe, c’è anche il massimo saluto militare dovuto al Santissimo Sacramento, prima ancora della Bandiera e del capo dello Stato. E le armi vengono ancora benedette con acquasanta e aspersorio…
Crediamo, con fermezza che Dio non sia d’accordo con chi pratica questo abominio . Quello che possiamo fare, visto che su questo tema lo stato vive nell’immobilità più totale e pregare per loro, per questi cappellani nella speranza che il timore di Dio entri nei loro cuori, conoscano le verità e la verità li renda liberi, prima che per loro sia troppo tardi!
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