Quanta tenerezza in questa storia del Vangelo, e quanta profondità! Un mendicante cieco. Cosa c’è di più perduto e inutile alla storia, di più naufrago nella vita?
Un ritratto tracciato con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante e solo. Con la folla a fare muro sul suo grido: taci! Il tuo dolore è fuori luogo! Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia inopportuna, che il grido sia una nota stonata.
Siamo tutti, come Bartimeo o per lo meno, lo siamo stati per un tempo, ovvero, dei mendicanti di luce seduti ai bordi della strada, mentre la vita ci scorre a fianco. Seduti, perché tanto ogni strada si equivale, e molte non portano da nessuna parte.
La folla lo sgrida, perché i poveri disturbano, sempre: ci fanno un po’ paura, sono là, dove noi non vorremmo mai essere, sono il lato doloroso della vita, ciò che temiamo di più come una malattia. Ma è proprio sulla povertà dell’uomo che si posa sempre il primo sguardo di Gesù; non sulla moralità di una persona, ma sul suo dolore che quindi grida ancora di più.
Solo e al buio, grida la sua disperata speranza.
Un grido viscerale, che sale da ciò che ognuno ha di più profondo e carnale. Il grido è più che parola, ha dentro corpo, energia, dolore, bisogno. È del bambino che nasce, del morente in croce che urla al cielo e alla terra il buio che ha nel cuore.
Finché c’è un grido, la speranza ha la sua casa. Ed ecco dalla folla sorgere tre parole: coraggio, alzati, ti chiama. E tutto sembra eccessivo, esagerato. Coraggio!
Il Bartimeo guarito si fa irruente e balza in piedi, getta il mantello, lascia ogni sostegno, le mani avanti, verso quella voce che lo chiama, guidato, stregato da quella Parola che ancora vibra nell’aria.
E come lui anche noi ci orientiamo al buio, andiamo avanti senza certezze assolute fidandoci solo della Sua voce, captata con ansia e finezza di cuore.
La fede è questo: un eccesso, uno di più illogico e meravigliosamente bello, una strada costellata di luce nel buio della notte.
Bartimeo vede l’uomo Gesù, vede il suo Vangelo che sarà per lui come «Un sole che sorge dall’alto» (Luca 1:78), una via cui affidarsi. E guarisce come uomo, prima che come cieco.
Guarisce nella voce che lo accarezza. Qualcuno si è accorto di lui, qualcuno lo ama e lo tocca con la voce, e lui esce grondante e felice dal suo naufragio umano.
L’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, e la sua vita si riaccende perché è l’amore che lo chiama.
Sentire che qualcuno ci ama rende fortissimi. Dietro ad una sola parola del Vangelo, noi risorgiamo in novità di vita, sempre.
Vincenzo Lipari
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