
Perché “il cognome è una parte essenziale e irrinunciabile della personalità”, scrive il giudice.
Il cognome, certo.
E il padre?
Qui non si tratta di un padre morto o fuggito, che da qualche parte sta o stava. Qui si tratta di un padre che non è mai esistito di cui quella bambina soffrirà per sempre l’assoluta assenza.
Ne soffrono i figli della fecondazione artificiale ottenuta da coppie eterosessuali, che comunque un padre legale ce l’hanno. Ne soffrirà ancor di più questa bambina.
Ma il suo diritto ad aver un padre non conta. Conta solo il “diritto” di quelle due donne ad avere un figlio.
Per quanto i giudici si affannino, però, quella bambina nella realtà sarà sempre e solo figlia di una madre. La seconda donna non sarà mai un’altra madre e tanto meno un padre.
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