Il 27 gennaio una folla di centinaia di persone ha attaccato e distrutto 18 case di cristiani e una casa usata come locale di culto, aggredendo brutalmente i cristiani presenti, alcuni dei quali sono finiti ospedale in non buone condizioni e altri 3 sono stati rapiti e tutt’ora mancano all’appello. Di qui, la notizia appare purtroppo una delle tante tragiche notizie nel flusso dell’aumento di persecuzione anticristiana nel mondo, se non fosse per un dettaglio che vogliamo mettere in luce: i cristiani attaccati sono di etnia Rohinghya, quella di cui il mondo parla perché la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha chiamato a processo l’esercito del Myanmar (nonostante l’opposizione del Nobel per la pace San Suu Kyi) con l’accusa di genocidio contro la minoranza musulmana dei Rohingya, costretti in migliaia a fuggire dal Myanmar e riparare in zone vicine, tra cui il Bangladesh. Mentre il mondo si indigna contro il trattamento subito da questa etnia musulmana, noi vogliamo portare alla luce una verità taciuta: tra loro ci sono convertiti alla fede cristiana, ex musulmani, i quali, doppiamente vulnerabili, vengono discriminati, aggrediti e ora rapiti e torturati a causa della loro fede.
Le famiglie aggredite e terrorizzate in Bangladesh il 27 gennaio sono infatti Rohingya ex musulmani. Gli aggressori sono connessi al gruppo Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), il quale dichiara di non avere legami con nessuna organizzazione jihadista internazionale, ma di fatto usa tecniche assai simili. E’ probabile che i tre rapiti stiano subendo torture e pressioni per riconvertirsi all’islam.
La polizia è stata più o meno costretta ad indagare sui cristiani rapiti, ma finora si è rifiutata di prendere provvedimenti seri, perché i Rohingya devono prima denunciare l’accaduto, cosa assai difficile perché essi sono rifugiati in Bangladesh e non hanno la cittadinanza.
Vale la pena ripeterlo: la verità taciuta è che tra questa minoranza islamica senza terra e rifiutata da tutti vi sono convertiti alla fede cristiana, i quali sono doppiamente vulnerabili poiché vivono le ristrettezze comuni agli altri e al tempo stesso il rigetto, l’aggressione e l’odio del loro stesso popolo.
Porte Aperte Italia
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