La settima beatitudine pone il discepolo di Gesù sulla vetta del suo stato beato … Egli è un costruttore di pace.
Ma di quale pace Gesù sta parlando? Non certo in maniera diretta di una pace civile, intraterrena, costruita con la promulgazione di specifiche leggi, perché questa è una pace esteriore, sia pure importante, ma terrena e destinata ad essere infranta. La pace (shalom), di cui parla Gesù, è la sintesi dell’azione salvifica di Dio. E’ una pace duratura, definitiva, escatologica: è la pace che godranno i cittadini del Regno. Il discepolo di Gesù annuncia questa pace, che parte da Dio, raggiunge l’uomo, che si apre alla salvezza, e si invola verso Dio che l’ha donata: l’uomo che crede si riconcilia con Dio (cfr. Rom5:1). I costruttori di pace sono coloro che, essendosi rappacificati con Dio, sono anch’essi promulgatori di pace. E lo fanno con passione nell’ambito vitale in cui si muovono quotidianamente, la famiglia, i vicini, gli amici, gli ambienti di lavoro. E questo significa anche che i governanti cristiani possono estendere la pace di Dio all’intera nazione. Il discepolo di Gesù è portatore di pace ed è un’attività mossa dallo Spirito di Dio. Gesù stesso è portatore di una pace, che il mondo non può dare: ” Vi lascio pace, vi do’ la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato, né si sgomenti (Giov.14:27). Dio è l’autore della pace e della riconciliazione. Per questa pace Dio ha sacrificato il Figlio. E’ una pace donata con il sangue. Non è una pace che si può vendere a basso costo.
Nell’Antico Testamento, il Signore è fortemente indignato perché constatava che i alcuni profeti offrivano una pace pelosa, sporca, compromessa con il peccato (cfr.Geremia 23:16-17). L’opera del discepolo di Gesù è quella di portare i peccatori a Cristo, offrire il dono della pace e della riconciliazione. Ma il discepolo di Gesù è anche foriero di pace all’interno della chiesa … Spesso vi sono conflitti, offese, ma anche dispute dottrinali di scarso rilievo che sconvolgono la pace nella chiesa. Ma questa ricerca della pace ha un alto costo, la pace si può ristabilire quando c’è vero pentimento, quando il Signore rende l’anima bianca come la neve, perché il cristiano è stato abbattuto nell’orgoglio del suo peccato e rialzato dalla forza del perdono. Per quanto riguarda le dispute dottrinali, in genere si cerca l’unità senza che la dottrina sia stata purificata dalle scorie di elementi concettuali estranei alla Scrittura. Cercare e promuovere la pace senza purificazione, equivale a vendere la pace a basso costo. La proclamazione dell’evangelo della pace senza sequela, che costa la vita al discepolo, equivale alla vendita della fede senza pentimento.
“… I seguaci di Cristo sono chiamati alla pace. Quando Gesù li chiamò essi trovarono la loro pace. Gesù è la loro pace. Ora non devono accontentarsi della loro pace, devono anche farla. Questo vuol dire rinunciare alla violenza e ribellione. Queste infatti non servono mai alla causa di Cristo. Il regno di Cristo è un regno di pace, e la comunità di Cristo si scambia il saluto di pace. I discepoli di Gesù mantengono la pace soffrendo loro stessi il male piuttosto di farne ad altri, conservano la comunione dove un altro la rompe, rinunciando all’autoaffermazione e subiscono in silenzio odio e ingiustizia. Così vincono il male con il bene. Essi diffondono la pace divina in mezzo ad un mondo che si nutre di odio e di guerra. Ma la loro pace non sarà da nessuna parte maggiore che lì dove vanno incontro al malvagio offrendogli pace e sono pronti a subire del male da parte sua.
I pacifici porteranno la croce con il Signore: infatti sulla croce fu conclusa la pace. Essendo così attirati nell’opera di pace di Cristo, chiamati a partecipare all’opere del Figlio di Dio, essi stessi saranno chiamati figli di Dio” (1)
(1) Dietrich Bonhoeffe-op.cit.pagg. 93.94
Paolo Brancè | Notiziecristiane.com
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