È da qualche tempo che sto sentendo l’esigenza di studiare a fondo la Bibbia e la teologia, per il bisogno di andare a fondo alla Parola di Dio.
Non studio per “saperne di più”. Infatti il bel libro che ho da poco finito di leggere (Le sfide della teologia – BE Edizioni -), si conclude dicendo che chi studia col cuore la teologia arriverà al punto di… rimanere senza parole: poiché Dio ‘non si può studiare e pretendere di capire pienamente’! La teologia arriva al suo vero obiettivo e al suo apice quando porta chi la studia a rimanere senza parole davanti a Dio: “perso” (rapito) nell’adorazione e nella contemplazione di Lui. Se apparentemente colui che si stava per accostare alla teologia inizialmente poteva essere preso dall’idea di arrivare a “comprendere Dio”, alla fine realizzerà quanto invece sia enorme la distanza fra colui che studia e l’ ”Oggetto” studiato! Alla fine di un sano, rispettoso e devoto studio della vera teologia più che aver “compreso Dio” il massimo che potremmo sperimentare sarà di essere piuttosto stati presi un po’ più da Dio ed immersi in Lui e nella Sua grazia insondabile!
Ma studiando teologia si percepisce, purtroppo, anche quanto distanti possono essere certe realtà di chiesa che noi abitualmente vediamo e viviamo (purtroppo) rispetto a quanto la teologia ci esorta a considerare (su ciò che dovrebbe essere la chiesa).
Studiando Lutero stasera meditavo su come egli davvero era preso e pervaso da un santo rispetto della parola di Dio. Egli considerava la Bibbia come la ‘reale e diretta parola di Dio’.
Che scoperta, dirà qualcuno! C’era bisogno di metterti a studiare per capire una cosa come questa, che tutti gli evangelici sanno a memoria senza neanche studiare (né la Bibbia né la teologia)?!
Beh, quando si studia si capiscono cose “semplici” ma in profondità.
Tutti possono arrivare alle cose semplici; anche chi non studia. Ma pochi forse arrivano ad apprezzare la profondità delle cose semplici.
Chi non studia banalizza tutto, riducendolo alla propria (corta) visione; chi studia apprezza ogni cosa (perché espande ciò che sembra piccolo e forse ‘insignificante’, ma che può avere, invece, un grande valore).
Ora dirò, dunque, quello che intendo dire quando ho detto che studiando Lutero ho potuto apprezzare di più la centralità che la Parola di Dio “dovrebbe” avere nella chiesa (“anche” in quella evangelica).
Sentite cosa diceva Lutero (a proposito della sacra ispirazione della Scrittura e del modo in cui, quindi, essa dovrebbe essere predicata):
“Quando un cittadino o un contadino ascoltano un pastore, dovranno dire: “Posso sentire e riconosco veramente la voce del pastore, ma le parole che proferisce non sono sue. No, lui non saprebbe dirle”.
E ancora:
“Quando salgo sul pulpito a predicare non dico le mie parole” .
Che bellezza! E che contrasto… con la realtà!
La vera e sana teologia lascia senza parole e porta a magnificare Dio. Ma la lettura di ciò che i veri servi di Dio (come Lutero, ad esempio) hanno fatto, paragonata al contrasto di ciò che, ahimè, spesso si vive in certe nostre chiese è così stridente e deludente che si vorrebbe restare a studiare e a meditare sulla Verità, anziché scendere nella triste (e anche vile) realtà di certe nostre ‘comunità’ o “cattedrali”, dove anziché la semplice e genuina Parola di Dio si sente il tronfio spettacolo di gente che, più che predicare, sembra fare sfoggio di prosopopea nel linguaggio, senza mai fare sentire la diretta e gloriosa Parola di Dio e dove mai se ne sente la presenza!
Altro che ciò che ha detto Lutero (“Quando salgo sul pulpito a predicare non dico le mie parole”)!
Davanti a certi pulpiti e dinanzi al ministero di certi pastori le frasi e le verità dichiarate da Lutero dovrebbero essere cambiate e divenire le seguenti:
“Quando un cittadino o un contadino ascoltano un certo pastore, purtroppo dovranno dire: “Posso sentire e riconosco veramente la voce del pastore, perché le parole che proferisce sono sue. Si, lui le sa dire. Ecco perché non si sentono le parole di Dio”!
“Quando salgo sul pulpito a predicare lascio spazio (nel mezzo delle mie innumerevoli parole) a una particina della parola di Dio”?!
Che contrasto!
Studiare teologia fa venire la voglia di tornare alla Riforma (non soltanto della chiesa cattolica, ma anche di buona parte di quella evangelica – di tutte le specie e famiglie di cui questa si compone, nessuna esclusa -)!
Che dolore, leggere delle gloriose verità della Teologia (in questo momento – leggendo Lutero – mi sto confrontando col pensiero della Riforma) e poi vedere come, sistematicamente, in certe chiese si sentono domenica dopo domenica sermoni predicati semplicemente dall’uomo e fondati soltanto su concetti umani elaborati razionalmente e filosoficamente.
Chiunque abbia gustato il glorioso battesimo nello Spirito Santo sa e può distinguere, infatti, quando una la ‘voce’ che predica viene dall’Alto o dal basso; da Dio (che si usa del pastore) o dal pastore soltanto (che usa il nome di “Dio” invano).
Non è lo sfoggio di parole sofisticate che può “imitare lo Spirito”. Le belle e sofisticate parole di certi pastori (che credendosi colti pensano anche di potersi spacciare per ‘spirituali’) non hanno nulla a che fare con la forza e la profondità delle parole (anche semplici e umili) dettate e suggerite dallo Spirito (quando questo si muove (ormai quasi mai almeno nei pulpiti che mi capita di (o sono costretto a) sentire)).
Che fare?
Preferisco continuare a studiare la teologia, per andare alla profondità della Parola e sentirmi di fronte ad Essa (veramente) annichilito e umiliato e senza parole… umane.
Forse questo, però, mi costerà poi ascoltare da certi pulpiti parole semplicemente umane, spacciate per “Parola di Dio”!
Ma almeno mentre studio la Parola e ascolto i sermoni di veri uomini di Dio mi ristoro in quei frangenti.
Ho detto queste cose non per spirito di contesa, ma per un vivo desiderio e bisogno che anche molti evangelici e diverse chiese possano sentire lo stesso desiderio di tornare al puro Vangelo e al bisogno di un nuovo Risveglio.
La chiesa evangelica forse avrebbe bisogno di ristudiare i riformatori “protestanti” (che non si fecero irrigidire dal ‘sistema’ (allora soltanto cattolico)), per tornare ad essere umile e a riconoscere che “anche” nel proprio mezzo c’è ancora bisogno di rimettere al centro la Parola e non l’uomo (“neanche” il pastore).
Ovviamente non sarebbe giusto spingere tale monito alla generalità della chiesa evangelica, dato che vi saranno dei pastori che sono dei veri, santi e umili servi di Dio.
Ma non si faccia neanche l’errore di dire che tale riflessione non si possa indirizzare a diverse chiese evangeliche; laddove in certi “luoghi di culto” la personalità del pastore sembra troneggiare, visto che egli si mette ed è messo al centro di tutto la Riforma dovrebbe tornare a Ri-formare tutto in quell’ambiente, affinchè sia realtà e non retorica la verità (detta a parole, ma mai praticata nella realtà) biblica che dice: “Conviene che Egli (Cristo, non il pastore e le sue idee e le sue voglie) cresca e che io diminuisca”.
E se a dire tali parole fu il più grande uomo mai nato da donna, ben dovrebbero ricordarsele (e soprattutto viverle) coloro che non sono i più grandi uomini mani nati da donna!
Che Iddio ci ispiri e ci aiuti.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui