Mi chiamo Giuseppe e sono di Giugliano (Napoli). La mia famiglia è sempre stata Cattolica, io andavo in chiesa, ero chierichetto e sono stato al seminario di Pompei per cercare una soluzione per la mia vita. La mia esperienza è stata un po difficile, mia madre fu uccisa quando io avevo solo 17 mesi e conosco la persona che ha commesso l’omicidio. In seguito a quel tragico epilogo vissi insieme a mia nonna, la quale mi raccontava sempre della morte di mia madre. Immaginatevi un bambino che cresce con una nonna che continuamente faceva riemergere le cose brutte del passato.
Ricordo che lei teneva anche conservati articoli di cronaca dei giornali, me li leggeva e mi faceva le immagini dell’accaduto. Così, nutrivo rancore nei confronti della persona che aveva ucciso mia madre. Io sono l’ultimo figlio di diversi che mia madre ha portato alla luce prima di morire, ma non ho mai vissuto insieme ai miei fratelli, alle mie sorelle e a mio padre.
Crescendo, giocavo con mia cugina e cominciai a sviluppare tendenze omosessuali. A otto anni un ragazzo abusò di me e per anni andai avanti con rancore, amarezza e… omosessualità.
Tutte queste cose insieme non mi permisero di vivere una vita come un ragazzo qualsiasi, per cui ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza in un modo difficile. Né mia nonna, né il prete della parrocchia mi potevano aiutare; cercavo di pregare i santi come potevo e non sapevo niente di Gesù e della Vita eterna. Sì, ero cattolico e andavo in chiesa, ma ogni volta che uscivo facevo quello che volevo. Ricordo che a 17 anni mi sentivo un vecchio, con dentro peccati orribili che pesavano sulla mia coscienza; ma posso dire una cosa della quale ho piena certezza: “Dio ha vegliato sulla mia vita fin dall’inizio, quando mia madre subì il terribile incidente, mentre era incinta di me”.
Anche quando crescevo vedevo che la mano di Dio era sopra di me e sembrava che aspettasse il momento giusto per farsi conoscere da me. Proprio a 17 anni qualcuno mi parlò di Gesù: è stato un ragazzo; mi disse che lui era stato liberato dalla droga e mi invitò ad una riunione evangelica che dovevano fare proprio nel mio paese. Tutta la mia famiglia cominciò a frequentare la Chiesa evangelica, ma io non ero ancora deciso. Dopo molta insistenza da parte dei fratelli, per la prima volta, entrai in quella comunità. Lì vidi qualcosa di veramente bello: nei volti delle persone presenti traspariva gioia e grande forza interiore.
Molte volte ci mascheriamo per fare vedere ciò che in realtà non siamo! Oggi, dopo aver conosciuto Gesù, posso mostrare la gioia della Salvezza, non devo mettere più una maschera, non devo fare vedere quello che non c’è in me. Così, Dio ha dato anche a me ciò che quei credenti avevano.
Ricordo ancora molto bene il giorno in cui chiesi perdono a Dio dei miei peccati, e appena uscito dalla chiesa buttai via le sigarette. Dio cominciò un’opera di trasformazione nella mia vita: atteggiamenti femminili, attrazioni e desideri sporchi cominciavano a scomparire, iniziavo a vedere una realtà nuova e a capire che quella non era una semplice religione, ma era una verità che per molti anni mi era stata tenuta nascosta.
Dio si prese cura della mia vita e mi ha battezzato con lo Spirito Santo subito dopo un mese dalla mia conversione. Quando oggi incontro un omosessuale, sono contento di poter dire: “Non sono più omosessuale, adesso sono una persona libera!”. Oggi non solo ho il privilegio di avere una vita cambiata, ma anche di poter andare a dire agli altri: “Ciò che Gesù ha fatto nella mia vita, può farlo anche nella tua. Anche se passerai dei momenti difficili, in cui sembra che non ce la fai più, perché le difficoltà e i tuoi sentimenti sono contro di te, ricordati che l’opera che Lui ha cominciato la porterà a compimento”.
Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. (1Pietro 2:9)
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