Che lo si voglia o no, l’uomo è un essere relazionale. Nasciamo dalla relazione di due persone, padre e madre, cresciamo attraverso la relazione con essi. Come psicologo non posso non sottolineare quanto importate sia questo tipo di relazione per la sana personalità. Una relazione caratterizzata da stima e fiducia è sempre il preludio di una sana personalità. Il Significato comune della parola “relazione” è legame di affetto, di amicizia, di amore intercorrente tra due o più persone che culmina nel termina di comunione. Come credente cristiano non posso non considerare come il principio della relazione, insito nell’essere umano ha qualità spirituali. Infatti, i termini utilizzati sono “Echò” nell’Antico Testamento e “Koinonia” nel Nuovo Testamento, entrambi tradotti con la parola comunione. L’uomo è sempre in relazione con lo spirituale. Mettere in com-une per il bene di tutti. Questo presuppone un orientamento interiore privo di quegli atteggiamenti tipici dell’uomo di oggi volti all’egoismo e all’egocentrismo. Perdendo il senso della relazione/comunione siamo diventati tante solitudini che camminano. L’uomo perde il proprio orientamento alla vita, perché perde il senso del vivere, che è espresso, secondo l’antropologia cristiana, nel comandamento per eccellenza «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato» (Gv 15, 9). L’uomo senza religione deve trovare il sostituto per rivivere quello che è insito nella sua genetica psichica; la relazione/comunione. Il cristianesimo propone una strada, la relazione con Dio attraverso Gesù. E’ questa relazione che ci caratterizza nel profondo del nostro essere. Oggi, vivendo in un contesto dai forti cambiamenti, le relazioni sono in crisi, divengono liquide, come afferma il sociologo Bauman (Bauman Z., modernità liquida, mondadori 2011). Ciò che è liquido ci sfugge tra le mani, ciò che è liquido non è statico. Noi abbiamo bisogno di staticità, intesa, in termini psicologici con stabilità. Immaginiamo un bambino che costantemente vive e cresce in un ambiente dove non percepisce la stabilità affettiva, quali conseguenze? Insicurezze, ferite emotive, deficit di apprendimento scolastico ecc…; immaginiamo un altro bambino che cresce in un ambiente dove i genitori sono sempre sull’orlo della separazione, quali conseguenze? Sfiducia verso il futuro, rabbia, rancore ecc… Tutti elementi a sostegno di un futuro carco di problemi psicologici. Un bambino problematico che diventa un uomo disturbato. Immaginiamo due partner dove, pur stando insieme, vivono sempre con la minaccia della separazione, quale conseguenza per ognuno? Di certo un malessere individuale e di coppia.
E’ una realtà, abbiamo bisogno di stabilità relazionale, del sapere che c’è un qualcosa a cui potersi sentire legati e fare affidamento sempre, anche nei momenti di incertezza. Molte coppie in procinto di separazione cadono in depressione perché perdono il senso della relazione come stabilità. Si sentono persi e vuoti. E’ dalla percezione della stabilità che nasce la fiducia e la forza di affrontare le sfide. Ed è per questo che il salmista recita: «Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare. Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida». Salmo (45-46)
Possiamo dire che ogni essere umano non nasce solo e tutta la sua vita è un ritrovare/rivivere quell’antica fonte di armonia nella relazione/comunine.
Pasquale Riccardi
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