Sono nate da vari anni tante missioni evangeliche che, con grande altruismo e sacrifici davvero encomiabili, dedicano i loro sforzi umani ed economici soccorrendo obiettivi umanitari, dalle molteplici sensibilità e sfere di azione verso ogni tipo di utente di fascia debole e vulnerabile, ad esempio; carcerati, prostitute, migranti, disabili, clochard, tossicodipendenti, ecc. In alcuni casi, non molti fortunatamente, si preferisce soprattutto l’aiuto umanitario e solo secondariamente la proclamazione del Vangelo ai diretti destinatari del pratico amore cristiano.
Almeno due tendenze missiologiche sembrano cozzare: da un lato, “il Vangelo proclamato soprattutto!” ma senza granché di sforzi umanitari o quando addirittura del tutto assenti; oppure quella del “aiuto concreto e amicizia soprattutto! ” che per scelta scade nel filantropico o nel mero assistenzialismo cristiano, contraddistinto dalla scarsa proclamazione o quando addirittura assente, dovuto alla priorità contingente dell’emergenza verso i disagiati. Le due tendenze devono tenere conto dei bisogni fisici e dei bisogni spirituali perché preoccupati per l’eterna salvezza delle anime. Altrimenti quale sarebbe il nostro scopo di cristiani nati di nuovo?
Vangeli si… Vangeli no?
Moltissimi volontari nati di nuovo, non sono disposti ad affrontare la lunga lista di domande dubbiose provenienti dai destinatari del sollievo momentaneo. I volontari dell’enfasi ‘solo amore praticò può capitare non essere stati sufficientemente addestrati nella proclamazione diretta della fede, così, può succedere che non vogliono arrivare fino a quel punto perché sanno di non essere all’altezza della sfida o per paura di perdere le amicizie per le quali hanno investito tanto tempo per coltivarle. Altri potrebbero esitare per paura di dimostrare che il loro operato da volontari dimostrerebbe un presupposto e un’aspettativa celata. In sostanza, quasi ogni modello di evangelizzazione là fuori ti dice come fare amicizia senza poi dirti come affrontare le fasi successive. Come colmare definitivamente queste tensioni?
Quando entrambi le tendenze missiologiche si incontreranno, in tale circostanza, le amicizie verranno, e quelle amicizie saranno per l’eternità, a prescindere!
Veri amici?
Noi vorremmo che ogni bisognoso, oltre alle nostre premure cristiane (migranti, terremotati, carcerati ecc.) insieme al sollievo del momento riceva soprattutto la Buon Notizia, e noi ne abbiamo la responsabilità di annunciarLo, altrimenti come saremmo per loro veri amici?
Essere coerenti:
La stessa tattica ricorrente dei fratelli secondo cui “l’amicizia e l’amore pratico innanzi tutto”, è altrettanto applicata anche ai Testimoni di Geova, Mormoni, atei e agnostici e cattolici? Passeranno la stessa quantità di tempo a fare amicizia con loro? C’è ben noto che testimoniando a queste persone si giunge subito al nocciolo delle argomentazioni dottrinali che derivano dal loro credo, seguito dall’annuncio del Vangelo. Allora, perché utilizzare uno standard con i non bisognosi mentre un altro con quelli della fascia bisognosa?
E che diremmo poi dei musulmani italiani naturalizzati? Come li affronteremo, dal momento che appartengono alla nostra stessa cultura italiana, salvo l’appartenenza squisitamente religiosa.
Dai brani sinottici si rileva che Gesù affrontava sia i Romani sia la Samaritana con la medesima urgenza; altrettanto Paolo quando affrontava Giudei, Gentili, Greci, Romani indifferentemente dalla loro categoria, ricchi o poveri. I loro esempi rappresentano i migliori modelli di riferimento per noi. Il Vangelo non è forse una cultura? È come una cultura e ben più di una cultura.
Digressioni rispetto all’approccio “il vangelo annunciato innanzitutto”
Le tendenze secondo cui ” il Vangelo innanzitutto” oggi sono considerate fuori moda se non addirittura condannate; i predicatori spesso fraintesi, addirittura dileggiati come stolti, deliranti, estroversi, pericolosi e arroganti. Il sistema della società attuale li respinge come fomentatori d’odio fra etnie religiose diverse o addirittura nemici della democrazia invece di “vivere e lasciar vivere”.
Un invito
E se i due schieramenti evangelici, da un lato ‘i proclamatori’ e dall’altro i ‘volontari sociali’ potessero unirsi lavorando insieme, interdipendenti, grazie ad un sapiente gioco di squadra? Forse si comprenderebbe che:
“Da Lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore.” (Efesini 4:16)
Francesco Maggio
L’argomento non può essere esaustivo. Per chi lo desidera, potrà indirizzare i suoi commenti all’autore presso la seguente mail: info@islamecom@gmail.com
Francesco Maggio da 30 anni noto come un’autorità nel panorama nazionale in campo missionario fra gli islamici; Grande esperto di cultura islamica e per le soluzioni nel conflitto del dialogo inter-religioso; egli è un decano per la formazione della chiesa, nel solco della dottrina cristiana da utilizzare per interloquire sulla fede con gli amici musulmani.
Francesco Maggio è riconosciuto docente per due scuole bibliche nelle quali insegna l’emergente e attuale nuova apologetica all’islam. Egli è, inoltre, autore di libri di formazione apologetica; il suo best seller è “Luce sull’islam”; ha inoltre scritto innumerevoli articoli di grande interesse sul dialogo inter-religioso con l’Islam, disponibili per coloro che li richiedessero.
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