E’ di questi giorni l’ennesima dimostrazione di violenza in presenza di minori. E’ il caso del richiamo ad un alunno da parte del vicepreside e culminato con l’aggressione da parte del genitore. Non è difficile, richiamare alla mente, l’immagine dell’aggressività tesa a colpire, distruggere aggredire. Immagini che in una società civile non si dovrebbero presentare. Immagini che incutono timore e paura nell’osservatore, spesso impotente. Ma quando l’osservatore è il minore si è responsabili del suo futuro, della sua personalità. E che dire che in una società cristiana l’attenzione particolare è al mondo dei bambini. Al tempo dei Vangeli si racconta l’episodio di Gesù con i bambini. Il testo Evangelico riporta: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Marco, c.10, 13-16).
Nelle parole di Gesù si avverte un appello pedagogico educante: “Non toccate i bambini!”. Il riferimento è alla protezione, all’accoglienza, al non violare i loro diritti di tranquillità d’animo affinché quel bambino che, in seguito, diventerà il padre dell’uomo, come vuole la tradizione educativa. Si deve alla pedagogista e insegnante, Maria Montessori che fu tra le prime donne italiane a cercare di capire i meccanismi delle menti di questi piccoli. Essa intuisce la rivalutazione dell’infanzia come periodo essenziale alla formazione dell’individuo. Da qui il concetto che il bambino è padre dell’uomo, vale a dire che l’adulto, consapevole e responsabile è il risultato di una crescita avvenuta nella libertà. Il desiderio di ogni buon genitore educante è che il proprio bambino possa crescere ed evolversi nella società e nelle relazioni con fiducia. Che impari a pensare, a decidere, ad amare, a conoscere Dio e a rispettare gli altri. Ma quale fiducia possa essere tratta se il modello è la sopraffazione dell’altro. Nella Convenzione sui diritti del bambino, stabilita dalle Nazioni Unite, il 20novembre 1989 si enunciano i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed elargiti a tutti i bambini del mondo. Tra i principi fondamentali dei diritti dell’infanzia, compare quello del: Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6), impegnando al massimo le risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini. Il vangelo di Gesù, prima ancora di ogni psicologia evolutiva e pedagogica ripropone, all’uomo, addirittura l’essere come i bambini, che corrono dietro alla felicità. E’ probabile che l’uomo di oggi abbia perso la fiducia nel mondo, nel sociale, nell’altro riproponendo un maltrattamento psicologico fatto di reiterate violenze verbali o di un’eccessiva pressione psicologica sul minore. Sia indirettamente, facendolo spettatore di ira e violenza che direttamente mediante critiche e rimproveri eccessive. All’aggressività il bambino psicologicamente si sente svalutato, umiliato e terrorizzato. Vive una grave frustrazione e trauma caratterizzato dalla non fiducia. Per il bambino l’adulto è il tutto che elargisce la vita e se dal tutto arriva la frustrazione quale fiducia per il futuro? E quel bambino sarà il padre di domani. Quale società senza padri educanti?
Pasquale Riccardi
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