Stiamo scoprendo un aspetto dell’essere umano che c’eravamo scordati … l’unione, la fratellanza.
Mi piace pensare che stessimo correndo troppo, non ci si salutava più, non ci si fermava a parlare con il vicino di casa, la gente non chiacchierava più dai balconi mentre stendeva… sempre egocentricamente impegnati per i nostri personalissimi fini, sempre chini sui nostri smartphone, a esibire la vita migliore, la più colorata, festaiola, alla moda o “top” come sentivo dire fino a qualche giorno fa. Oggi, invece, cuciniamo tutti insieme, guardiamo il tg con i nostri cari, ci improvvisiamo musicisti e cantiamo canzoni che sembravano dimenticate. Ho sentito tra i palazzi riecheggiare “Notti magiche” che mi ricorda la calda estate 1990 e il Padre Nostro risuonare in un silenzio rispettoso come si fa in un momento di preghiera.
Oggi mi sono ricordato di essere italiano, anche se lo sono sempre stato… tutto ciò mi rincuora, mi fa pensare che ancora esiste in noi, un sentimento collettivo di unione e di appartenenza che per troppi, lunghi anni abbiamo negato.
Questo momento lo ricorderò per sempre e lo racconterò ai miei figli dicendo che nell’inverno del 2020, un anno bisestile, iniziato con l’aver sfiorato un 3º conflitto mondiale, con ancora l’Australia che bruciava da due mesi, un miliardo di poveri animali arsi e dall’altra parte del globo, magrissimi orsi polari su piccole piattaforme di ghiaccio chiedevano aiuto, fa il suo ingresso in Cina, un nuovo virus con un bel nome ma con alta contagiosità, che portò il mondo intero a fermarsi e a chiedersi il perché…
Il nostro pianeta stava a squarciagola chiedendoci aiuto e adesso a fatica stiamo cominciando ad ascoltarlo.
Oggi noi gente comune non abbiamo molte risposte ma abbiamo fiducia nel domani, ma soprattutto, chi ha Gesù nel cuore inizia a riscoprire il senso del nostro domani, un cammino che si riapre all’amore, alla condivisione, all’altruismo, alla gioia, alla pace, al sorriso, e che so prefigge di sconfiggere uno dei mali peggiori dell’uomo: l’orgoglio che scaturisce dal nostro IO!
Quel maledetto orgoglio, che ci ha rovinati sin dal principio, riemerge continuamente a oscurare gli occhi dell’anima per privarci della verità. Un’oscurità che ci spingerebbe a cercare in modo autonomo i nostri pascoli, le nostre strade, le nostre sicurezze e convincerci invece che abbiamo bisogno di una guida, di un pastore, di una protezione sicura e costante.
La distanza che nasce dal cuore impedisce l’accoglienza del dono della fede.
Questo virus ha mostrato tanto. Sarà importante non archiviare le tragedie e riscoprire la bellezza della vita come dono di Dio.
Vincenzo Lipari
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