So bene di essere molto meno popolare e meno influente di Papa Bergoglio, ma avendo dato una lettura alla sua ultima enciclica “Fratelli tutti”, non riesco ad esimermi dal fare alcune riflessioni.
Lo ammetto, nella lettura sono partito prevenuto, probabilmente perché una sensazione spirituale in me faceva vibrare un certo senso di inappropriatezza, già nel titolo. Ed in effetti, alla lettura, quella sensazione è stata oltremodo confermata, ed a ragion dovuta direi.
Cercare di unire tutto, a tutti i costi, non funziona mai. Può essere una strategia apparentemente vincente, ma alla fine non porta a grandi risultati.
Vi sono cose che non possono essere unite. Al limite si può pervenire ad un senso di indeterminatezza, di confusione, mescolando le acque e rendendole torbide al punto da non riuscire più a percepire ciò che vi è dentro. Ma questo non è unire.
Ciò che stride innanzi tutto nella nuova enciclica è proprio il titolo “Fratelli tutti”, che lascia intendere una certa ed apprezzata uguaglianza trasversale, senza distinzioni di alcun genere.
Intendo sottolineare che credo fermamente nell’uguaglianza sociale tra culture, nell’uguaglianza etnica tra popoli, in quella sessuale tra uomo e donna, in quella intellettuale, in quella politica. Ciò che credo è che tutti possiamo, anzi dobbiamo, essere solidali, comprensivi, prossimi tra di noi, amici insomma, o comunque amichevoli.
Ciò che trovo fuorviante ed inappropriato nel testo è il termine “fratelli”, proprio perché tende a confondere le acque ed a porre una sorta di livella equalizzante sul tema della fede. Non parlo di religione ma di fede. La religione infatti è una serie di regole e dogmi da osservare, mentre la fede è la fiducia da concedere a qualcuno che ti è vicino.
Io non credo affatto nell’uguaglianza delle varie confessioni di fede, e non penso che si possa mai giungere ad essere fratelli in fede pur confessando fedi diverse, poiché significherebbe privarle di identità e mescolarle tutte per crearne una nuova priva di identità e di verità.
In effetti però, pur partendo da questo titolo “Fratelli Tutti”, l’enciclica non intende manifestamente equalizzare tutte le fedi, ma lascia la mente libera di pervenire a questa conclusione sincretistica semplificata.
Ciò che l’enciclica più volte ripete è un concetto di fraternità aperta, di fratellanza e amicizia sociale, partendo dalla vita di Francesco, il monaco di Assisi, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento. Ed aggiungo io che quel Francesco di Assisi cantava anche ad una sua “sorella morte”, forse dimenticando che proprio la morte, per il Signore Gesù, è stata una nemica da sconfiggere, come in effetti Gesù ha sconfitto con la resurrezione. Anche l’apostolo Paolo, infatti, conferma questa guerra aperta contro la morte che descrive come “l’ultimo nemico che sarà distrutto” (1 Corinzi 15:26).
Insomma, sebbene l’enciclica sembri non volersi riferire ad una fratellanza religiosa globale, offre però sufficienti spunti perché il lettore ne percepisca la possibile concretezza. Oltretutto vi è il fatto particolare che questa enciclica dirompente sia stata firmata ad Assisi, proprio sulla tomba del monaco Francesco che, in maniera dirompente, volle destabilizzare gli schemi ed i pensieri religiosi del suo tempo. E questa è di certo una scelta deliberata, non casuale, anzi di estremo significato.
Anche se nel testo, spesso, viene utilizzato il termine “fratellanza umana” che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali, alcuni spunti fanno immaginare che, alla fine, non importi quale sia la fede che professiamo, perché siamo tutti fratelli, tutti figli di Dio.
Di fatto non c’è dubbio che siamo tutti creature di Dio, ma i figli sono ben altra cosa.
Ad esempio l’Islam non ammette il concetto di figli di Dio poiché “non si addice ad Allah prendersi un figlio” (Corano, Sura 19: 35).
Spiazza perciò, al proposito, la citazione che il Papa fa riguardo ad un incontro avuto qualche anno fa, e che gli sarebbe stato addirittura di ispirazione per questa nuova enciclica. Egli scrive così:
“in questo caso mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani
uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro»”.
Ora, se è vero, così come è vero, che ogni essere umano ha pari dignità, diritti, doveri, e quindi ha uguaglianza con i suoi simili, mi chiedo perché questo concetto debba essere trasportato, volontariamente o non, su un piano teologico, religioso, di fede.
Non è necessario lasciare immaginare che i fedeli delle “religioni” del mondo siano tutti fratelli, è anzi sufficiente dire che ogni essere umano è uguale al suo prossimo, in quanto essere umano, in quanto persona esistente. È sufficiente così. Siamo tutti uguali!
Per me sarebbe stato più onesto dare all’enciclica un altro titolo, per esempio “Amici tutti”, anziché fratelli, proprio per non ingenerare confusioni teologiche nelle menti e nei cuori. A meno che l’obiettivo non fosse proprio quello di intorbidire le acque della fede in maniera sincretistica.
Vorrei ripetere che sarebbe stato meglio intitolare l’enciclica “Amici tutti”, anche perché la vera enciclica “Fratelli tutti” è già stata scritta da molto tempo.
Sì, “Fratelli tutti” è già stata scritta da oltre duemila anni.
L’Apostolo Paolo l’aveva già scritta tra le righe della lettera ai Romani, in questa maniera:
“Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento. Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli” (Romani 8:28, 29).
Ora non voglio analizzare come le varie cose possano cooperare al bene delle persone che amano Dio, dei credenti, ma voglio evidenziare che in ogni cosa vi è il proponimento di Dio, il Suo proposito, il Suo disegno. E il disegno di Dio, preconoscendo i tempi e le persone, ha previsto per tutti una possibilità, ha offerto un destino prima ancora che si potesse compiere, ha predestinato le persone ad essere fratelli e sorelle attraverso un primo fratello, un fratello maggiore, il Suo Figlio Gesù Cristo.
Dio ci ha predestinati a questo, e noi dobbiamo accettare questo indirizzo andandovi incontro.
Cioè, agli occhi di Dio è assolutamente possibile essere tutti fratelli, e ciò attraverso un fratello primogenito, cioè al di sopra di tutti, di importanza superiore, di autorità superiore. Primogenito non nel senso di primo nato, ma nel senso di primaria importanza, di Signore in autorità.
Ecco allora la vera enciclica “Fratelli tutti”, ed eccone il fondamento: Gesù Cristo, e nient’altro che Gesù Cristo, è il solo che può rendere fratelli tutti noi, e quindi farci figli di Dio.
Possiamo essere amici di tutti, anzi, dobbiamo essere amici tutti ed amici di tutti, amichevoli, solidali, disponibili con tutti, fino al punto di amare ed aiutare finanche i nostri nemici, come insegna il Vangelo di Cristo.
Ma fratelli no!
Fratelli davanti a Dio Padre si è solo attraverso il Suo Figlio Gesù Cristo.
C’è una garanzia di fondo in questa dichiarazione – che non è mia – ed è che Gesù è il solo che ha fatto davvero qualcosa di estremo, di prezioso, di ineguagliabile, per abbattere tutte le barriere umane, e questo qualcosa è stato il gesto estremo del suo spontaneo e generoso sacrificio sulla croce.
È solo per questo che noi possiamo essere fratelli, fratelli tutti!
Se, come spesso si dice, siamo tutti fratelli poiché siamo tutti figli di Dio, allora è vero che dobbiamo dapprima essere figli di Dio.
In proposito l’Apostolo Paolo afferma ancora che “Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna… affinché noi ricevessimo l’adozione di figli” (Galati: 4, 5) .
È chiaro allora che è un grossolano equivoco dirci “fratelli tutti”, poiché dapprima dovremmo essere “figli tutti”. Dapprima figli di Dio mediante il sacrificio di Gesù, accogliendolo come Signore, Sovrano della nostra vita, convertendo i nostri Cuori a Lui. E poi, dopo essere stati adottati come figli di Dio, allora saremo fratelli di Gesù, il fratello maggiore, e dunque, infine, fratelli tra di noi, fratelli tutti in Lui.
Ecco, allora sarebbe stato meglio mettere un’appendice al titolo “Fratelli tutti… in Lui”, in Gesù Cristo.
Non me ne voglia nessuno, la mia non è una critica in antagonismo all’illustre autore Bergoglio, ma una riflessione fatta dal punto di vista di una fede biblica, visto che Dio viene comunque chiamato in causa, una riflessione fatta dal punto di vista di una fede onesta poiché fondata sulle Sacre Scritture.
Se vogliamo trovare un accordo tra di noi, quindi, è sufficiente guardarci tutti alla pari come amici amorevoli, come esseri solidali, come agenti di soccorso gli uni degli altri.
Per il resto serve il sacrificio di Gesù Cristo, il Suo sangue versato per l’umanità, solo così saremo fratelli, FRATELLI TUTTI… IN LUI.
Pastore Vittorio Valente
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui