Erano i primi mesi che frequentavo la chiesa evangelica, mi ero appena convertito. Il pastore mi invitò nel mese di agosto ad andare a Roccamonfina, una montagna sulle zone di Sessaurunga, dove ogni anno si svolgono raduni spirituali. All’epoca ci assegnarono una stanza per me e la mia famiglia. Io mia moglie e Mio figlio. L’aria che si respirava era un’aria frizzante, un’aria di gioia. Dopo il primo culto mattutino c’era il pranzo in una grossa sala dove comodamente ci stavamo tutti. Alla fine del gustosissimo e abbondante pranzo, tutti i fratelli fecero un applauso al cuoco che timidamente uscì e ringraziò tutti. Il pastore mi chiamò e andai vicino al tavolo suo dove si alzò e mi portò dal cuoco. “Pace fratello gli dissi, complimenti per il pranzo, io mi chiamo Francesco” – “Pace fratello e piacere di conoscerti, io sono Stefano”, mi rispose lui. Poi il pomeriggio mentre i ragazzini giocavano a pallone, il pastore mi chiamò e mi disse: “L’hai conosciuto Stefano oggi vero?” – “Certo, come no, è una brava persona, cucina benissimo, ma ha l’accento un pò ciociaro, vero pastore?” Gli chiesi. “Si mi rispose, è di Latina, lui studia per diventare un pastore. Sta già al secondo anno di scuola biblica. Adesso è venuto per le vacanze a servire i fratelli che vengono a fare il raduno spirituale.” Poi continuò dicendomi: “Sai lui che faceva?” – “No” risposi. – “Stefano era il capo della mafia di Latina, era un boss molto importante. Tutto passava dalle sue mani: commercio di droga, commercio d’armi; pizzo ai negozi, riciclaggio di oggetti rubati e soldi. Lui era un uomo tremendo! Chiunque si comportasse male, non la scampava con lui. Aveva un esercito di delinquenti che lo seguiva ovunque egli andasse. Persino la polizia lo temeva. Poi un giorno i carabinieri lo intercettarono e lo arrestarono, a lui e a mezza banda. Stefano si ritrovò così a scontare una lunga pena detentaria.
Ma Stefano aveva una sorella più grande di lui che era credente, di fede evangelica. Era solita rinfacciargli che quello che faceva, era male agli occhi Dio. Ma anche se egli amava la sorella, non voleva sapere nulla di religione, di Bibbia e di Dio. La sorella non si arrese mai. Pregava ogni giorno con fede, affinché Stefano potesse incontrare Dio prima che la sua vita terminasse. Anche la comunità dove andava la sorella pregavano per Stefano. Quando fu arrestato, la sorella gli faceva sempre visita nei giorni consentiti e continuava a a parlargli di Gesù e della salvezza. Le regalo una Bibbia, che Stefano accettò per farla contenta. In carcere il tempo non passava mai, e la solitudine era di casa in quelle celle. Un giorno Stefano tirò fuori la Bibbia da sotto il suo materassino, e incominciò a leggerla. Man mano che la leggeva, il suo cuore incominciava a vacillare, e più vacillava e più cerano dei conflitti interiori. Stefano lottò molto con Dio, ma un giorno si arrese ed ebbe un incontro personale con il Signore. Proprio lì, nella sua cella, il Signore lo salvò e lo battezzò in Spirito Santo. Stefano era divenuto un uomo nuovo, come dice La Scrittura. Quando la sorella andò al colloquio e Stefano gli rivelò quello che accadde, saltò di gioia dall’ emozione. Stefano adesso aveva un avversario molto serio da affrontare, ma con Dio al suo fianco, un cristiano è più che vincitore! Ai suoi amici che lo temevano, lo adoravano e amezzo carcere che stava ai suoi ordini, con coraggio e con fede, Stefano raccontò quello che era successo. Di primo impatto, ai compagni sembrava che stesse scherzando. Un uomo come lui si era piegato ad un Dio che mai aveva creduto? Poi quando notarono la differenza incominciarono a zittirsi e a guardalo con disprezzo, e più avanti, addirittura, ad insultarlo. Ma lui restò fermo in Cristo, ebbe anche la forza di predicare a quelle persone il Vangelo di Cristo Gesù. Ma molti lo ridicolizzavano. Stefano mostrò buona condotta e collaborò con la giustizia, così in poco tempo uscì dal carcere. Ad aspettarlo c’era la moglie con i figli e la sorella che tanto aveva fatto per il fratello.
Dopo tanti anni dalla conversione Stefano andò con il Signore, lasciando la moglie con quattro figli. Dio lo aveva strappato letteralmente dall’inferno e se lo portò con se in Gloria. La domanda che adesso ci facciamo è questa: ma se Stefano non avesse avuto una sorella così caparbia e insistente, cosa avrebbe fatto? Molto probabilmente sarebbe morto in un agguato di mafia, o in una cella di un carcere, chi lo sa. Ma si sa dove sta oggi, grazie anche all’amore della sorella che nonostante le montagne di difficoltà, non si arrese. Molte volte siamo circondati da parenti non convertiti, che sanno che siamo “evangelici” e niente più. Sicuramente non possiamo avere la colpa se tanti attorno a noi non hanno voluto accettare Gesù. Ma siamo condannati dove Dio ci dice di mostrare non la Bibbia, non il nostro parlare condito, non la nostra saggezza; ma di mostrare il nostro amore per il prossimo. L’amore vale più di mille sermoni, più di tante parole dolci. La persona evangelizzata con amore, incomincerà a vedere in noi un qualcosa che non è comune. E sarà più facile per loro aprire il cuore e poter parlargli della buona novella.
Ferrentino Francesco la Manna | Notiziecristiane.com
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