Non lasciarti ingannare, sei nato per essere felice

“La felicità è gratis per tutti” con questo titolo ho aperto l’articolo del 29 novembre 2017 in www.notiziecristiane.com/. La centralità del tema è la felicità come processo, come meta, come un tendere continuo, non privo di conflittualità, verso uno stato interiore che ci faccia sentire “bene, appagati, sereni ecc… e tutto quanto è possibile allorquando la vita la si riscopre come vocazione (Riccardi P. “Ogni vita è una vocazione”, per un ritrovato benessere ed. Cittadella Assisi, 2014). Nel prosieguo di questo lavoro ci soffermiamo alla felicità come viaggio verso lo stato interiore. Ma cosa significa? E perché? Ebbene, facciamo qualche riflessione. Viviamo costantemente sotto una fitta di sollecitazioni paralizzanti, di stimoli tecnologici sempre più numerosi.

Viviamo sotto una miriade di iper informazioni, ora vere, ora false (fake news) che dominano i nostri pensieri e il nostro modo di percepire le emozioni. Tutto sommato l’uomo di oggi, di fronte alla moltitudine delle cose, si comporta come un bambino vuole tutto e subito. Contrariamente al filosofo Sacrate, che tutte mattine andava al mercato con un paio di vecchi sandali e i suoi discepoli gli dissero “Maestro, dato che Tu non ci chiedi niente per i tuoi insegnamenti accetta queste monete per comprarti dei sandali nuovi. Socrate rispose “Io sono contento di voi e dei miei sandali.  Tutte le mattine mi reco al mercato per vedere quante cose si vendono e di cui non ho bisogno. Noi viviamo in un epoca di oggetti high tech che comunicano attraverso una rete invisibile di connessioni che orientano la nostra attenzione. Come una potente forza inconscia manipola la nostra mente sulle, notizie, sugli altri, sulle informazioni, su qualsiasi notizia in ogni parte del mondo. Cosa fa l’amico, cosa dice la gente, ecc…. Siamo diventati grandi osservatori degli altri e sugli altri dimenticando di se stessi. E’ probabile che inconsciamente scappiamo dalla nostra intimità. Stiamo fuggendo e ognuno fugge da se stesso. Psicologicamente c’è un pericolo, per quanto si scappa prima o poi bisogna fare i conti con se stessi. La più grande sfida dell’uomo è incontrarsi, è conoscersi non è cosa facile, fa paura. Comprendere che le idee che abbiamo della vita, di noi stessi e del mondo derivano da condizionamenti, comprendere che la nostra personalità è il prodotto di errate educazioni, comprendere che viviamo o di quello che ci dicono di fare o facciamo quello che fanno gli altri fa paura, perché ci spinge a dovere scegliere di essere se stessi. E’ preferibile scappare invece di affrontare la cruda realtà. Si scappa verso il potere, verso il denaro, verso il prestigio, verso l’intellettualismo, verso l’immagine; metafore di idoli: «Non vi farete idoli» (Levitico 26); “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo (Esodo 20:4-6). avverte Dio. Una fuga che si rivela come trappola e lo sanno bene quelle persone che nonostante una posizione sociale di prestigio, una ricchezza, un potere sono infelici perché giunti alla meta, stranamente restano ancora sole con se stesse, con la propria intimità e il fallimento è grande nello scoprirsi dopo una vita vissuta che la felicità non la si è raggiunta. Mi piace, come psicologo e psicoterapeuta, ma soprattutto come cristiano, citare il rabbino ebreo Hillel (Babilonia60 a.C. circa – Gerusalemme7) che in punto di morte era sorridente e il suo discepolo incredulo gli chiede: «maestro ma sei in punto di morte e sorridi? Risponde: «sì, perché dopo tutto Dio non mi chiederà se nella vita mi sono comportato come Mosè, ma se sono stato me stesso».

La strada per essere se stessi porta alla felicità ed è una strada che conduce al di “dentro” e non “al di fuori” poiché il regno di Dio è dentro di voi e in voi, dice Gesù (Lc 17,21).

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com


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