Quale fede in Italia?

Protestantesimo, cattolicesimo, evangelismo liberale, miracolismo, angelus del papa, tradizioni e viaggi sembrano tutti quanti sinonimo di identica “fede cristiana” e/o di adesione e appartenenza allo stesso Dio, quello di cui narrano i testi sacri; se però analizziamo con senso critico la realtà presente nel nostro paese, ci rendiamo conto che non è così nel suo complesso.

Iniziando dalla festività cattolica del Natale, ad esempio, dopo la variopinta coreografia di insegne, alberi, luminarie, presepi, renne, babbi natale, auguri, veglie e altro, sebbene gli evangeli non riportano la data di nascita di Cristo (che non è venuto al mondo di certo il 25 dicembre), si arriva poi all’Epifania del sei gennaio, ricorrenza che più che rievocare l’evento biblico e storico della visita dei Magi in quel di Betlemme duemila anni fa (Matteo 2:9-11) è stata trasformata in una festa dedicata alla “befana”, in guisa di strega che cavalca una scopa e svolazza nei cieli…: infatti, nel mondo cattolico nessuno si è mai chiesto perché l’evento della manifestazione del Cristo che viene al mondo abbia assunto i connotati di una festa dedicata ai bambini, i quali di sicuro aspettano con ansia le calze colorate e ripiene di caramelle e cioccolato piuttosto che comprendere il perché del Dio incarnato. Ma la fede può tramutarsi anche in business, quando si perdono di vista i valori che essa vuole trasmettere a ogni generazione.

Subito dopo l’epifania si passa al Carnevale, celebrato da nord a sud con grande risonanza dei media, specialmente quello di Venezia dove la popolazione intera si veste a maschera: sfilate di carri, costumi e gradasso accompagnano i pii devoti sino al martedì grasso, quando tutto cessa nel Mercoledì Santo o altrimenti detto delle Ceneri, momento religioso che conclude l’allegria carnascialesca (carnevale=levare dalla carne) per entrare nella Quaresima. Finito il periodo pasquale, Gesù va mandato in soffitta …. per tutta la primavera e l’estate, per poi ricomparire al prossimo natale. Eppure il popolo si sente soddisfatto, pienamente convinto che tutte queste manifestazioni siano espressione della fede biblica. Passando al contesto evangelico-riformato, laddove predominano il Battesimo da adulti, la Santa Cena e la Pasqua, si constata uno spirito di “fraternità” spesso formale e non sostanziale o di condivisione spirituale autentica, tant’è che, fatte debite le dovute eccezioni, la frammentazione delle varie comunità somiglia a una specie di Babele della fede, considerato il numero di denominazioni e movimenti che non agevolano chi vorrebbe avvicinarsi a Dio: chi ha ragione fra valdesi, metodisti, battisti, fratelli, luterani, riformati, avventisti, pentecostali eccetera? Sulla carta sembra che il mondo evangelico sia unito, ma le diverse sfaccettature della fede non cattolica dimostrano la “distanza” reale fra chiese e comunità, spesso in conflitto per la questione del velo, del battesimo unitario o trinitario, del dono delle lingue ed altro.

Malgrado la tanto decantata dottrina non sia uno statuto legalistico ma un “comportamento” da praticare (lettera a Tito 2:1 e 1^ Timoteo 2:8-11), molti che professano di essere fratelli sono poi fratelli “divisi”, i quali osservano rigidamente le regole o statuti imposte dai responsabili che fissano i criteri su cui condividere o su cui suddividere: questo ha generato quel muro di separazione “spirituale” che tuttora sussiste fra evangelici ed evangelici, ragion per cui tutti hanno torto e tutti hanno ragione! Dove sono i principi biblici dell’unità di spirito della chiesa primitiva degli Atti (2:1 e 2:42-47)? Dove sono i servitori umili e privi di vanagloria che servono il gregge, non per interesse personale ma per il bene altrui? Paradossalmente, potremmo affermare che sono più “uniti” i cattolici e i religiosi in generale che, comunque, son tenuti ad attenersi al magistero dottrinale (seppur discutibile) di Sancta Romana Ecclesia, piuttosto che i cristiani evangelici fra di loro. Se poi teniamo conto delle molteplici alleanze o accordi di comunione fra chiesa e chiesa o pastore e pastore, allora tocchiamo con mano che l’unità di spirito a cui ci chiama Cristo è ben lontana dall’essere praticata, specialmente dopo l’introduzione in seno al mondo evangelico del ministero femminile, diffuso ormai a macchia di leopardo, delle alleanze ecumeniche con il vescovo di Roma e delle vocazioni o ministeri autoproclamatisi da sé stessi: se è il Signore che sceglie ed elegge, come mai tanti si nominano da sè stessi? Gesù ha istituito una SOLA chiesa, un SOLO battesimo, una SOLA fede e un SOLO popolo, quello costituito da giudei e gentili che Lo riconoscono come Signore e Salvatore. Punto. Fai parte tu di questa Chiesa?

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui