Riconoscere l’identità di Gesù cere l’identità di Gesù 

Un giorno una parola – commento a Marco 7, 37

Io confido nella tua bontà; il mio cuore gioirà per la tua salvezza

Salmo 13, 5

Essi erano pieni di stupore e dicevano: «Egli ha fatto ogni cosa bene; i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare»

Marco 7, 37

Il brano del Vangelo secondo Marco da cui è tratto il versetto di oggi, ci presenta Gesù nel momento in cui soccorre un sordomuto, un uomo che viveva ai margini della società e che, come tanti altri all’epoca, era emarginato e infelice. Gesù non si limita a dargli una parola di conforto, come “coraggio!” o una parola di benedizione come avevano chiesto coloro che lo avevano accompagnato, per poi proseguire senza fermarsi.

Al contrario, Gesù si ferma, porta l’uomo in disparte, e con un gesto profondo gli tocca le orecchie e la lingua. Gesù stabilisce così un contatto personale e intimo con lui. Poi, pronuncia a gran voce: “Apriti!” e, immediatamente, l’uomo comincia a sentire e a parlare.

Davanti a Gesù, quell’uomo riacquista la sua dignità come persona umana. Finalmente può parlare, ha una voce e riesce a sentire. In questo e in tanti altri casi, come leggiamo nei Vangeli, Gesù si avvicina a coloro che sono emarginati: il cieco di Gerico, i lebbrosi, il paralitico. Avvicinandosi a loro, non solo li cura, ma dà loro anche speranza e fede. 

Questo è il compimento dell’antica profezia, la visione messianica di Isaia 35, 4-6: «Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti, non temete!… Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia».

Dio è presente in Cristo, il Figlio che rivela il vero volto dell’eterno Padre che “rende giustizia agli oppressi, che dà il cibo agli affamati e libera i prigionieri” (Salmo 146, 7).

La conclusione del racconto (v. 37) ci fa capire che i discepoli di Gesù iniziano a comprendere la sua vera identità: «Ha fatto bene ogni cosa; i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare».

Questa affermazione anticipa la confessione di fede piena e definitiva che la comunità cristiana farà in seguito, identificandosi con il centurione romano che, trovandosi ai piedi della croce, esclama: «Davvero, quest’uomo era il Figlio di Dio!» (Marco 15, 39). Amen.

Antonio Squitieri – Riforma.it


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