Sentirsi pensati anche quando siamo fuori dalla chiesa…

Alcuni fratelli e sorelle in Cristo, oggi giorno, lamentano il fatto che sono trascurati dai loro pastori. Alcuni mi scrivono: “Fratello, sai, quando manco per qualche culto dalla mia Chiesa, il mio pastore non si degna di farmi una telefonata per sapere come sto, se va tutto bene”. Molti credenti, ormai, lamentano questa situazione.

Io personalmente credo che ogni pastore debba pascere al meglio il proprio gregge e prendersi cura delle proprie pecore senza superficializzare questo compito, perché gli è stato affidato da Dio e non da un uomo, e che, chi non è in grado di farlo, debba rivedere il proprio ministero pastorale, perché essere pastore non è solo predicare un bel sermone dietro un pulpito, ma anche conoscere la condizione di ogni membro della propria comunità e prendersene cura, proprio come fa un vero pastore di pecore. 

E’ anche vero che il ruolo di pastore è un ruolo di grande responsabilità e per niente facile, che chiede il sostegno di tutti i membri della comunità. In Chiesa, solitamente, i pastori sono affiancati dagli anziani e da altri credenti, e anche loro hanno il compito di prendersi cura del gregge di Dio, contattando i membri della propria Chiesa per sincerarsi della loro condizione, per visitarli e incoraggiarli quando il pastore ne è impossibilitato. Si dovrebbe fare affidamento anche su di loro e non solo sul pastore. La Chiesa siamo noi credenti. Certo, il pastore ha una posizione più elevata alla quale è richiesto molto, ma se siamo stati chiamati ad amarci l’un l’altro come Cristo ci ama, allora tutti dovremmo prenderci cura l’uno dell’altro, invece di invidiarci a vicenda. Solo così cesserebbero le lamentele, perché di questi giorni se ascoltano fin troppe!

Dio ci benedica

Alessio Sibilla | Notiziecristiane.com


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