L’esaltazione dell’amore spesso, si nasconde dietro l’umiltà, l’unicità della bellezza interiore che non si gloria pur potendola.
Dietro di ciò si celano i grandi matrimoni, le grandi amicizie, i grandi momenti che non si dimenticano. Poiché le ragioni logiche e umane decadono.
Fu così anche per il più grande Re della storia. Pur essendo “Figlio di Papà”, pur essendo nella “condizione di Dio”, non entrò nel mondo farfugliando: “Lei non sa chi sono io!”. Ma vi entrò a bassa voce, in punta di piedi, non ritenne un privilegio essere come Dio. Stravolse l’intero pensiero che in molti e in troppi avevano, “religiosi” compresi.
Ai lacrimogeni di Satana, preferì le vesti smunte, i piedi scalzi della gente qualunque, in “una condizione di servo” (Fil 2:6-7) riuscendo però a illuminare, salvare, guarire, resuscitare, incoraggiare quanti credevano in Lui, stravolse tutto, e “adempì” ciò che i veri profeti di prima avevano scritto.
Chissà, forse stravolge ancora oggi questo ragionamento, soprattutto noi “religiosi santi!”. La sua rivoluzione è iniziata dal basso, dal punto più basso della geografia dei Vangeli, dagli scantinati delle acque, da quella Nazareth desolata. Scelse di proposito di essere uno sconosciuto, perché nessuno potrà diventare un grande generale, se prima non è stato un semplice soldato: non capirà mai il vero lavoro che necessità fare.
Eppure, appena iniziò il suo vero mandato, era stato investito da frasi che innalzerebbero chiunque: “Tu sei il mio Figlio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”; “Tu sei” è tempo immediato, asserzione d’amore: l’attesa annullata da uno sguardo. Poteva già “annacarsi” (pavoneggiarsi) dal nostro “latino siciliano”.
“In te ho posto il mio compiacimento”, aggiunse il Padre Eterno, come se non bastasse già la prima frase. Ma tutto ciò che sconvolse e che ancora oggi non trova spesso riscontro sui vari Ministri religiosi e su coloro che rivestono una posizione sociale importante, tanto sfarzosi quanto poco inclini alla vera umiltà e bellezza di cuore, era il più grande disegno divino di sempre: Cristo che pur ricevendo il Suo Mandato verrà “mortificato” sul palcoscenico della storia, materia per una resa incondizionata, elemento chiave e centrale dell’amore e della vera grandezza.
Difficile da capirsi, complicatissimo da attuare, complesso anche per me da scrivere ma, è un atto già compiuto e su cui siamo tutti, invitati a lavorarci, “religiosi santi” compresi.
La Redenzione realizzata da Gesù Cristo ha lo scopo di salvare la finalità della Creazione, messa in pericolo dal peccato, e col non aver mai fatto la sua volontà umana, ma sempre Quella del Padre o Volontà Divina, espiare con tante pene le colpe degli uomini e riparare la rottura fatta dal peccato.
Vincenzo Lipari
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