«Siamo scioccati che la Croce Rossa Italiana abbia voluto propagandare un approccio fortemente ideologico e dannoso, soprattutto per i giovani più fragili, come l’approccio di genere. E’ quanto avvenuto ieri con la conferenza tenutasi a Villa d’Almè, in provincia di Bergamo, e promossa dal Comitato locale della CRI “Essere fluidi. Guida alle nuove sessualità”. In Italia stanno aumentano i giovani confusi nella loro identità che, bombardati dalla bugia che cambiare identità possa risolvere fragilità emotive e disagi psicologici, intraprendono la transizione sociale e ormonale, finanche chirurgica, con danni devastanti, spesso irreversibili. Ci chiediamo come faccia la Croce Rossa a sponsorizzare un approccio che psicologi e psichiatri di tutto il mondo stanno denunciando come nocivo, tanto che i Paesi pionieri dello stesso, come per esempio Gran Bretagna, Australia o molti Stati americani, dopo gli scandali della “fabbrica di baby trans”, la Tavistock Clinic, stanno rivedendo protocolli e suggerendo di evitare, per i minori, anche solo la transizione sociale. Si affacciano anche in Italia, infatti, i primi detransitioner, ragazzi che denunciano come l’ideologia e la superficialità dell’approccio affermativo di genere li abbia condotti a menomarsi. Chi restituirà loro i seni, chi la fertilità? Ci stupisce che la Croce Rossa invece che rispettare e auspicare la sana maturazione di bambini e adolescenti si faccia promotrice di ciò, fino al punto di invitare, nella stessa conferenza, a (dis)informarsi su profili Instagram di dubbio gusto come “popgasmo”, “clitoride”, “solamegusto”, “masturbatumente” per citarne alcuni. Proprio Instagram che, insieme a Tik Tok, sono indicati dagli esperti come tra i più dannosi e pericolosi per la diffusione del “contagio sociale” che convince sempre più ragazze e ragazzi a pensarsi nati nel corpo sbagliato, oltre che per la presenza massiccia di contenuti sessualmente espliciti. Invitiamo Croce Rossa a fare chiarezza su quanto avvenuto e porre rimedio facendosi promotori di un evento con medici e professionisti che spieghino e informino correttamente sul tema della identità, esponendo i rischi, le conseguenze esperite dalla comunità scientifica internazionale dell’approccio affermativo, le nuove prospettive teoriche e terapeutiche e direttive per la tutela della salute dei giovani, soprattutto i più fragili» Così Maria Rachele Ruiu, membro del Direttivo di Pro Vita & Famiglia
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