
È una battuta stupida perché chi conosce gli scozzesi e le loro tradizioni (o chi ha visto il film Brave Hearth, con Mel Gibson) sa bene che il kilt non è “una gonna” e non toglie neanche un briciolo di virilità a chi lo indossa.
Però, il tribunale che ha respinto la domanda di FWS, For Women Scotland se la merita una battutaccia.
Infatti il gruppo femminista aveva impugnato il Gender Representation on Public Boards Act 2018, affermando che considerare i maschi come donne concedendo loro i diritti riconosciuti nella normativa in questione è fortemente lesivo dell’identità femminile e dell’Equality Act del 2010.
È il solito discorso “fantastico” per cui chi si percepisce donna e “vive come donna” è considerato donna e non si può neanche discutere in proposito (nel caso in specie ha diritto a partecipare alle “quote rosa” previste nella pubblica amministrazione scozzese).
Come il tentativo di cancellazione della maternità e della madre, cominciato almeno col Sessantotto, procede spedita l’opera di cancellazione della donna intrapresa dall’ideologia gender che si è ben infiltrata nel tessuto normativo di tanti Stati sedicenti democratici. La cancellazione delle donne, infatti, va di pari passo con la cancellazione sostanziale della democrazia che è ormai solo una parola (senza senso) di cui ci si riempie la bocca a sproposito.
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