Il piccolo Giorgio riceverà un vitalizio da un anonimo imprenditore milanese, che offrirà quanto serve per la riabilitazione e per tutte le cure necessarie a una struttura pubblica o privata. La solidarietà è l’unica strada da percorrere!
Ricordate la storia di Giorgio, il bambino di tre mesi di Palermo destinato a rimanere sordo e cieco a causa delle sevizie subite dai suoi genitori? Ebbene, secondo il Corriere della Sera un benefattore milanese sarebbe pronto a prendersi cura di lui, accollandosi le spese per le cure e il mantenimento del piccolo. Si tratterebbe di un anonimo imprenditore non nuovo a gesti di solidarietà verso i più bisognosi: “Mi ha detto che provvederà da oggi per tutta la vita di Giorgio al suo mantenimento – ha spiegato un commosso Giorgio Trizzino, direttore sanitario dell’ospedale dei bambini di Palermo -. Pronto a trasferirlo a Milano. Offrendo quanto serve per la riabilitazione e per tutte le cure necessarie a una struttura pubblica o privata”.
Il bambino è ricoverato da Ferragosto, quando venne trasportato all’ospedale Di Cristina del capoluogo siciliano con braccia, gambe e testa fratturati, oltre a segni di morsi sulla carne. I genitori, due ventenni disoccupati ma di famiglie benestanti, sono indagati per tentato omicidio: a loro è stata tolta la patria potestà sul figlio. Quando l’hanno portato al pronto soccorso hanno tentato di spiegae che il piccolo si era procurato da solo quelle ferite, ma erano stati immediatamente sbugiardati dai medici, che avevano accertato una sindrome da maltrattamenti. (Fanpage.it)
Leggendo questa notizia, sono arrivato alla conclusione di vergognarmi di essere palermitano! Ma sono fiero di essere Cristiano e di seguire gli insegnamenti del Maestro. A tal proposito invito tutti a seguire l’esempio del Maestro in tema di solidarietà.
Nelle ultime ore della sua vita su questa terra, Gesùdisse a Pietro: “Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me“, (Gv 13: 8).
Il termine greco meros (parte) significa: parte del bottino, di una eredità. In altre parole, chi non partecipa al rito della lavanda non riceverà l’eredità della vita eterna e non potrà godere della mia presenza oggi. “Il bottino” dell’eredità non riguarda solo il futuro eterno, ma anche il presente: “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, (Matteo 18:20).
La lavanda dei piedi quindi è un rito che unisce, accomuna il discepolo al Maestro. Ciò significa che il destino del discepolo è lo stesso del Maestro. Più tardi lo stesso apostolo scriverà: “Infatti, a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme“, (1 Pietro 2:21).
Ciò che dà valore al nostro essere figli di Dio è la sequela di Gesù. I veri credenti “sono quelli che seguono l’Agnello dovunque vada” (Apocalisse 14:4-5).
La lavanda dei piedi oltre a unire il discepolo a Cristo, avvicina gli uni agli altri. Infatti, il Signore aggiunge: “Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io“, (Giovanni 14-15). Anche l’altro fa parte del “gruzzolo” che il Signore ha lasciato in eredità ai suoi seguaci: “chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna”, (Matteo 19:29).
Agostino scrive: “Abbiamo appreso, fratelli, l’umiltà dall’Altissimo; rendiamoci reciprocamente, e con umiltà, il servizio che umilmente ha compiuto l’Altissimo. É un grande esempio di umiltà, il suo. A questo esempio si ispirano i fratelli che rinnovano anche esternamente questo gesto, quando vicendevolmente si ospitano; è molto diffuso questo esercizio di umiltà che così efficacemente viene espressa in questo gesto… Non disdegni ilcristiano di fare quanto fece Cristo. Poiché quando il corpo si piega fino ai piedi del fratello, anche nel cuore si accende, o, se già c’era, si alimenta il sentimento di umiltà”, (Omelia 58,4).
Se il destino del discepolo è quello di seguire Gesù, questo destino accomuna i credenti a vivere Cristo nella comunione fraterna, nella condivisione della Parola e della vita in generale. La lavanda dei piedi unisce, solidarizza, crea legami d’umiltà e di reciproca disponibilità. Rievoca l’esperienza di Gesù con gli apostoli e della chiesa primitiva. Una comunità del pari consentimento, riconciliata, dei beni in comune e della condivisione di Cristo: Parola di Dio (Atti 1 e 4).
Dalla solidarietà unica di Cristo, il giusto sofferente, e dal suo essere “uno per tutti”, nasce la solidarietà del “tutti per uno” e del “tutti per tutti”: l’uomo cioè è solidale con lui e con tutti gli altri.
Cristo infatti ci rappresenta tutti, ma non ci sostituisce: apre una nuova strada, che tutti noi dobbiamo percorrere: la solidarietà.
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