
Il villaggio di Rusil (circa 15 chilometri da Aleppo) fa parte del cantone di Afrin-Shehba amministrato dall’AANES (Amministrazione autonoma del Nord e dell’est della Siria). Qui, dopo l’invasione turca del 2018, si sono rifugiate migliaia di persone.
Una sorta di enclave di interposizione (no man’s land) tra i territori controllati dal regime di Damasco e quelli occupati da Ankara e dai suoi alleai jihadisti. Comunque obiettivo costante di bombardamenti.
Nel frattempo, da venerdì 29 novembre, le bande armate di Hayat Tahrir al-Sham (di cui fa parte l’ex Al Qaeda Nusra, ribattezzata nel 2016 Fateh al-Shame) cominciavano ad entrare in Aleppo. Completando un’operazione contro l’esercito di Damasco avviata il 26 novembre e divenuta incalzante, irrefrenabile nella notte del 27.
Nel frattempo, da venerdì 29 novembre, le bande armate di Hayat Tahrir al-Sham (di cui fa parte l’ex Al Qaeda Nusra, ribattezzata nel 2016 Fateh al-Shame) cominciavano ad entrare in Aleppo. Completando un’operazione contro l’esercito di Damasco avviata il 26 novembre e divenuta incalzante, irrefrenabile nella notte del 27.
Stando a quanto viene riportato da fonti curde “molte persone che vivono nelle zone di Aleppo finora controllate dal regime di Damasco si rifugiano nei quartieri di Şêxmeqsud e Eşrefiyê gestiti dall’AANES e sotto la protezione delle Forze Democratiche Siriane (Hêzên Sûriya Demokratîk). Il 30 novembre la notizia è diventata ufficiale: gran parte di Aleppo si trova ormai sotto il controllo di Hayat Tahrir Al Sham.
In particolare: Bustan El Qesir, Kelasê, Ferdos, Qesîle, Cemîliye, Bustan Zehara, Selahedîn, Heleb El Cedîde, El Feyd…probabilmente anche i quartieri di Eziziye e Suryan.
Complessivamente le vittime (tra civili e combattenti) dei primi quattro giorni di questa operazione militare tra Idlib e Aleppo sarebbero almeno 327.
Complessivamente le vittime (tra civili e combattenti) dei primi quattro giorni di questa operazione militare tra Idlib e Aleppo sarebbero almeno 327.
Gianni Sartori
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