TEHRAN – Il regime di Tehran, pur stretto tra crisi economica e profondo malcontento della popolazione, trova tempo ed energie per conti nuare la sua crociata contro i cristiani.
A Natale l’attenzione dei media era puntata sul pastore Youcef Nadarkhani arrestato di nuovo per scontare un resto di pena di quarantacinque giorni. Tuttavia non è l’unico, anzi «è solo il caso più conosciuto» avverte Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno dei cristiani perseguitati, mentre informa che subito dopo il fatto Nadarkhani, a Tehran il 27 dicembre la polizia ha fatto irruzione in una casa dove si stava svolgendo un incontro di preghiera tra una cinquantina di credenti evangelici, tra cui molti ex musulmani. I quindici agenti che hanno interrotto l’incontro si sono mostrati «abbastanza cortesi e non violenti», tuttavia hanno confiscato ai presenti i loro cellulari e hanno imposto la compilazione di un questionario per comunicare informazioni personali, tra cui email, user id e password per eventuali social network, dettagli su come sono diventati cristiani e così via. Ognuno dei presenti è stato convocato nella locale stazione di polizia per il proseguimento dell’indagine. Nella stessa irruzione, il pastore evangelico Vruir Avanessian (di origini armene, sposato e con figli) è stato preso in custodia dagli agenti e ora è incarcerato nella tristemente nota prigione Evin di Tehran. Gli agenti hanno poi perquisito la casa del pastore, sequestrando pc, documenti e materiale cristiano di vario tipo. Vruir Avanessian si deve sottoporre a dialisi due volte la settimana. I timori di Porte Aperte sono che in futuro non gli siano garantite adeguate cure mediche, anche se si è già saputo che lunedì 31 dicembre è stato scortato in ospedale per un trattamento.
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