
Quella strada a volte così carica di difficoltà, prove continue per un animo che anela all’armonia, termine che ingloba in senso pieno tutto il significato della felicità; cosa ne è in questo a volte affannato cammino se non apprezzare con cuore aperto, il dono esistenziale, il dono di ciò che circonda gli occhi profondi dell’anima, perle racchiuse tra le pochezze che le pupille terrene sanno scorgere, per non abituarsi mai alla vita; vita il mistero alla chiamata, un dono tra cadute e corse verso campi fioriti, per raggiungere dopo la dovuta scalata le porte dell’infinito. Quell’”infinito mai”, oggi dimora di chi ci ha anticipato per la composizione dell’albero immenso, esistenziale, che è Dio e che è ognuno di noi fra foglie, rami, infiniti colori ed eterne armonie musicali.
Chi ogni giorno si pone dinnanzi a nuovi raggi, che accarezzano un corpo a volte provato, con l’entusiasmo di un bimbo che non è mai soddisfatto di tirare la palla tra nuove strade, ginocchi sbucciati, abiti che sanno di terra e mani di chi vive pienamente e non vuole perdersi nemmeno un secondo?
Ad ogni nuovo giorno stropiccio instancabilmente gli occhi per eliminare le tracce di rabbia, colori spenti che le ripetizioni ed a volte inopportuni comportamenti inducono.
Non finirò mai di abituarmi alle meraviglie di Dio tra foglie, frutti colorati, tra le onde del mare ed i gabbiani che sembrano aprirne i cieli per cantare amore anche per noi.
Ed ancora tra la scia dei pescatori, tra le nuvole variegate, tra le pendici bianche, le foglie tremolanti di autunno e l’arcobaleno che puntualmente apre le porte di ogni primavera.
Cari amici non abituiamoci mai ne’ alla vita ne’ a chi ci sta vicino, a chi nelle più disparate incomprensioni accompagna il nostro viaggio. Diciamo grazie “vita”, grazie agli occhi, lenti speciali che sanno guardare oltre l’apparente finito se accesi dalla luce della fede.
Scopriamo una ruga in più nel viso per sorrisi continui da elargire e facciamoci progetto concreto di Dio che non fa mancare mai l’esplosione di gioia per esserci donati.
Diciamo grazie alle braccia per saper stringere forte non solo la nostra vita ma anche quei colorati fiori che ognuno di noi rappresenta. Diciamo grazie alle impronte lasciate perché evidentemente il nostro passo non si è arrestato, un grazie al vento messaggero di amore e all’intramontabile sole che non si stanca mai di illuminarci così come la luna e le stelle che vegliano il nostro riposo.
Dico grazie al mio animo instancabile conduttore di buoni propositi, ma anche di doverosi rimproveri se non rispetto le segnaletiche del buon vivere Cristiano, se non freno l’irruenza a favore del silenzio di pace o se non sollecito le parole di amore.
Facciamo dei nostri campi a volti così sterili e dimenticati i giardini più ricchi di significato, che siano colori di affetto per chi incontriamo; asciughiamo quelle perle che scendono sul viso alle contrarietà, ma non fermiamo mai il cammino, perché intorno il sole non si dimentica mai di accoglierci quotidianamente ma i fiori continueranno a sbocciare perfino tra i cementi, espressione della potenza di vita che se anche dimenticata pulsa, pulsa incessantemente.
Ricordiamoci che nulla è dovuto nemmeno l’acqua che disseta questo meraviglioso involucro terreno, quell’acqua che disseta anche il nostro animo fatto del verbo, della parola, quella parola che è ovunque, intorno e dentro noi, persino in questi miei pensieri che spero facciano eco nei vostri cuori per un si convinto a favore della e per la vita.
La Parola va però alimentata con la gratitudine al dono della stessa vita, con l’accettazione della volontà di chi si è vestito dei nostri abiti terreni, quel Gesù intramontabile che ha tracciato le strade verso il Padre.
Sempre e per sempre sarò un granello insignificante se isolato, ma insieme a voi vorrei realizzare la spiaggia di amore più immensa.
Grata a Dio per questo animo curioso e attento ad ogni imperdibile sfumatura che incontro, grata alla mia meravigliosa mamma Livia per avermi aiutata a sviluppare come delle ali alla mia essenza e nel contempo dei voli così sconfinati tra noi e i “vivi in un altro mondo“, quel mondo lontano ma nello stesso tempo solo a un passo da noi, intrecciato al nostro per la creazione di un una cosa sola: L’albero maestoso di vita.
Sul tessuto esistenziale ricamiamo le nostre iniziali con le buone azioni ed eleviamo le braccia al padre per donare al cielo quell’unica lettera che si compone: A di amore!
E come mio solito fare in questi incontri concludo le mie riflessioni con una delle mie poesie:
Ragioni di vita
Condizionati da suoni, ripetizioni e dal poco sentire lo scorrere inarrestabile del tempo…
Come se tutto intorno fosse per sempre e noi gli eletti ad aspettar di immergerci… Ma del tempo ne facciamo solo uno scempio… e dei pensieri solo intrecci senza fine e senza echi.
Il verdeggiar delle foglie baciate dai raggi …
Da quell’amore annunciato ogni di… che attende
E Mentre tutto intorno è relativa quiete…
La vita agita sempre la sua energia
In attesa della nostra per il sorger dell’unità…
Che appartenga a me a te… Ed anche a te così “distante” seppur il tuo alito muove solo uno tra i miei capelli
Procede la vita e la sento come nel mio solito ascoltare…
Vorrei non rinviare l’esplosione di energia che mi appartiene… Pronta a catturare ogni istante per Farne il trionfo e attimo irripetibile prima che diventi passato
E nel passato solo polvere al vento…
La mia essenza fotografa quegli istanti. E tutte le essenze incontrate…
Vorrei delle lenti potenziate a sentir la foglia in più, tremante tra i venti di autunno…
Vorrei non perdermi nulla…
Nessuno dei raggi proiettati per me
Nessuno dei colori del mio tempo
Perché questo è il mio tempo…
Quel tempo che non sente ragioni di spazio… sente solo ragioni di vita…
Debora Castrogiovanni
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