Molti abitanti di Gerusalemme erano in esilio, afflitti, quando Asaf scrisse il Salmo 74. Dando sfogo alla sua angoscia, il salmista descrive la distruzione del tempio per mano di invasori senza scrupoli. “I tuoi avversari hanno ruggito nel luogo delle Tue assemblee,” scrive Asaf (v. 4). “Hanno appiccato il fuoco al Tuo santuario, hanno abbattuto e profanato la dimora del Tuo nome” (v. 7).
Eppure il salmista trova un luogo di rifugio, stabile e fermo, e ci incoraggia a fare altrettanto: “Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi” pregava Asaf, “Colui che opera la salvezza sulla terra” (v. 12). Questa verità gli donava nuova forza per lodare Dio e credere nella Sua forza, anche se quel momento sembrava senza speranza. “Abbi riguardo al patto,” pregava ancora, “l’oppresso non se ne torni confuso; fa’ che il misero e il povero lodino il Tuo nome” (vv. 20-21).
Quando giustizia e misericordia sembrano assenti, l’amore e la forza di Dio non vengono meno. Insieme ad Asaf possiamo dire: “Eppure Dio è nostre re!”.
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