Oggi ho tentennato nel trovare parole giuste da condividere con voi.
Avere fede non significa riuscire sempre a sollevare le labbra con un maestoso sorriso, e mostrare certezze di gioia da incanalare nelle parole che siano verbali o fiori nel tappeto di un foglio bianco.
La fede è quel credo puro a cui il cuore anela, quell’attrazione del divino che c’è in noi verso la sorgente di ogni cosa, che si chiami fratello o luna o fiore o farfalla o ancora il buio della notte interrotto dalle perle e diamanti del cielo.
La fede è anche umiltà di riconoscere i propri limiti nell’affrontare le contrarietà, lasciar si che le gote conoscano ruscelli di amarezza nel viso di chi si abbandona al dolore e nel contempo depone le armi della speranza.
La fede è la mano mia che tiene stretta quella di coloro che incontro nel mio viaggio, è il mio soffiar speranza, energia e sostegno nel cuore di chi ha di innanzi solo tempesta.
Un soffiar verso quelle nubi di contrarietà, perdite e dolori che mettono a dura prova le nostre radici, ma che grazie all’intervento degli orizzonti di sole altrui rende più lieve quel deserto che Dio ha previsto per ognuno.
Quei deserti sono strumenti indispensabili per levigare gli animi, per apportare più splendore e consapevolezza alla sostanza divina insita in ognuno di noi, a cui non riesco mai ad abituarmi e a cui non riesco a dare un criterio dimensionale, e dove anche la parola “infinito” sembra racchiudere l’incommensurabile immenso.
Sono strumenti per innalzare la fede nonostante tutto, quando quel mare di amore divenuto “difficoltà“ lascia intorno solo le braccia per rimanere a galla e occhi puntati al cielo.
È emozionarmi nell’aver teso la fiaccola della speranza nel fondo di un tunnel buio di chi incontro. Ma anche quella carezza di affetto che ricevo costantemente dalla vita per essermi instancabilmente donata, donata alla vita e per la vita. Questo eterno pulsar che non si dimentica nemmeno di uno sguardo crucciato, delle rughe di dolore, della solitudine di chi sente silenzio intorno, di chi spera che l’amore sia grande ed unico, di chi attende risposte che cambino situazioni economiche, di chi spera di ritrovarsi in famiglia dopo errori compresi e con umiltà auspica anche una capanna dove regni solo amore.
Dio aspetta di essere invocato, cercato, pregato, adorato ponendolo al centro del nostro cammino.
E mentre la vita prosegue, si delineano i risultati dei nostri passi, in una scuola che non finisce mai, dove i giudici non sono mai gli altri ma il nostro animo provato, ritrovato dopo la tempesta. Sono i disagi le bilance per riportarci nel giusto cammino; l’animo instancabilmente comunica percorsi idonei, basterebbe solo sapersi ascoltare, ascoltare gli altri e la vita intorno.
Giorni fa tra le immagini televisive mi ha colpito un abbraccio di vittoria e stupore di scienziati nel veder approdata la sonda sul pianeta Marte. Tanti sacrifici, tanta disponibilità economica utilizzata per scoprire un pianeta senza vita, mentre vita continua a spegnersi in un alcuni Paesi del mondo.
Ho provato rabbia, impotenza, amarezza di chi pilota le gioie verso risultati senza frutti per poi veder perdere e spegnere i frutti viventi di questo pianeta.
Vorrei tanto che ognuno di noi in questi giorni preparatori di festa mettesse nei presepi il “figlio o i genitori” distanti solo un passo distruggendo muri di inutili incomprensioni, ed ancora il fratello della porta accanto, i bambini del terzo mondo, quelle famiglie smembrate tra scelte politiche di paesi che fanno pagare con il prezzo della vita i fallimenti di gestioni economiche e di principi che sembrano dettati solo da menti malate del genere umano.
La fede ancora per finire è l’arcobaleno di colori che ognuno traccia; colori di chi annuncia la Parola con la propria sfumatura, donando e condividendo il proprio pastello con chi non ha la forza di utilizzare più il proprio.
Nel mistero della fede alberga la speranza della condivisione e con essa espansione della gioia, alberga lo sguardo di stupore di chi respira ogni attimo irripetibile del proprio tempo, facendone tempio di Dio!
Concludo queste riflessioni con una delle mie poesie scritte qualche anno fa ma che trovano sempre spazio nel mio oggi che sia sempre tempo teso a voi in un cerchio senza fine!
Impronte
Quelle che solcano l’animo tutti i giorni …
Quelle che senti a dispetto del tempo …
Sono anche il cammino di chi si incontra …
E che ti lasciano un segno …
Piccole e grandi carezze dell’anima …
Ma anche ferite a volte insanabili …
E poi tutt’intorno a questa valle i fiori più luminosi …
Nessun passo è anonimo: ognuno ha un nome, una storia …
In quel passo c’è anche il mio passo …
La condivisione … Come a volte il rifiuto …
Sono felice di averne perso il conto …
Infinite tracce … Infiniti sguardi …
Quei reciproci sorrisi di vittoria …
O lacrime che si perdono nel passato quasi a rigenerar fiori calpestati…..
Non sono mai stata così ricca …
Li definisco i colori del mio giardino ….
Ci sarà sempre spazio per nuove sfumature …
Come tempo per donare i fiori… che crescono finanche nelle mie più tortuose alture!
Debora Castrogiovanni | Notiziecristiane.com
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