Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Salmo 139:7
La presenza di Dio ci circonda, segnando il nostro passo nello starci davanti, e quando non lo scorgiamo è alle nostre spalle vigilando e proteggendo il nostro camminare. Di certo la sua mano è sopra di noi: “Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle, e poni la tua mano su di me” (v. 5). Il credente, pur confidando nell’aiuto del suo Signore nella consapevolezza che Egli conosce ogni aspetto della sua vita, non può negare come ci siano momenti dell’esistenza in cui lo assale un desiderio immenso di fuga. Sono svariate le ragioni che possono spingere all’evasione: un tradimento, una delusione, un insuccesso, un trauma o un problema fisico. La Scrittura è ricca di personaggi che si sono dati o sono stati indotti alla fuga: Mosè dopo un omicidio, Giacobbe minacciato dal fratello dopo il “furto” della primogenitura, il giudice Jefte è allontanato dai fratelli, Giona dai niniviti e dalla missione di annunciar loro i piani di Dio, Elia da Iezebel. A questi possiamo aggiungere anche il secondogenito del padre amorevole, che decide di lasciar la casa di famiglia e andare lontano. Ci sono frangenti che potrebbero incoraggiare a lasciare la comunità, ritenendo questa la soluzione più semplice. Ma ne siamo certi?
Il re Davide nel Salmo 55 desiderava delle ali per volare lontano: «Oh, avessi ali come di colomba, per volare via e trovare riposo! Ecco, fuggirei lontano, andrei ad abitare nel deserto; m’affretterei a ripararmi dal vento impetuoso e dalla tempesta». Quando un vento impetuoso soffia sulla nostra vita, quando la tempesta ci avvolge e stravolge, il desiderio comprensibile e l’aspirazione comune è fuggire via, piuttosto che andargli contro e attraverso o superarlo. Davide, in un tempo già complicato per la rivolta di suo figlio Absalom, deve fare i conti con il tradimento dell’amico e consigliere Ahitofel, passato proprio nei ranghi del ribelle (2 Samuele 15:12). Si trattava di un amico fidato, un confidente intimo, un compagno di preghiera dal quale mai si sarebbe atteso un’azione simile. La profonda delusione lo spinge nello sconforto, e non avendo requie nel lamento e con il cuore che spasima si rifugia nella preghiera. Da tutto possiamo provare a fuggire, e spesso quando ci diamo alla fuga è l’occasione per essere trovati da Dio, come accade per Mosè e Giacobbe, o per ritrovarci (rientrare in sé) come fu per il figliol prodigo. Il canto del salmo 139 esprime innanzitutto la vicinanza del Signore, la cui mano è sulla nostra vita. Egli veramente è paziente con noi, largo in compassioni e grande in benignità.
L’essere umano, chiunque esso sia, dovrà lottare per restare fedele. Ciascuno potrebbe annoverare una serie di delusione e tradimenti patiti. Dovremmo essere ugualmente onesti nell’elencare quelli praticati: “nessuno pensi di essere ritto”. Le diatribe familiari, i dissidi tra fratelli e sorelle, le incomprensioni coniugali, le discussioni a lavoro … ecco il pane quotidiano. “Chi presta attenzione alla Parola troverà il bene, e chi confida nell’Eterno è beato” (Proverbi 16:20). Mai scappare da Dio, e quando non abbiamo il coraggio di affrontare le nostre sfide, lasciamoci condurre come fu per Mosè dal Faraone, Davide contro Golia, Giacobbe nell’incontro con Esaù. Sì, le battaglia che non siamo in grado di combattere da soli, affrontiamole nel nome del Signore, arrendiamoci a Lui invocando che la Sua volontà sia adempiuta nella nostra vita. Non so se ora sei lontano o se invece sei in procinto di partire per una fuga. Spero questa riflessione ti aiuti a prendere la decisione migliore, optando per la volontà del Signore.
Devotional 8/2019
Piano di lettura settimanale della Bibbia
18 febbraio Levitico 23-24; Marco 1:1-22
19 febbraio Levitico 25; Marco 1:23-45
20 febbraio Levitico 26-27; Marco 2
21 febbraio Numeri 1-2; Marco 3:1-19
22 febbraio Numeri 3-4; Marco 3:20-35
23 febbraio Numeri 5-6; Marco 4:1-20
24 febbraio Numeri 7-8; Marco 4:21-41
Elpidio Pezzella | elpidiopezzella.org
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