Abusi e minacce di espulsione, famiglie cristiane laotiane nel mirino delle autorità

Undici famiglie di un villaggio nella provincia centrale di Bolikhamsai rischiano la cacciata perché hanno deciso di convertirsi. Il capo villaggio intima di tornare alla religione tradizionale, ma essi rifiutano e continuano a praticare il culto. Una lotta per la libertà religiosa in una nazione spesso teatro di violazioni.Vientiane  – Undici famiglie laotiane, una cinquantina di persone in tutto, rischiano lo sfratto e la cacciata dalle loro terre per essersi convertite al cristianesimo. A fine agosto le autorità del villaggio di Nongdaeng (distretto di Borikan, provincia centrale di Bolikhamsai) hanno convocato ciascun capofamiglia comunicando il decreto di espulsione; per scongiurare l’esecutività del provvedimento, essi dovranno abiurare e tornare a professare la religione tradizionale (animismo) del luogo. La vicenda, raccontano fonti di Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf), si trascina dal primo settembre scorso, data di scadenza dell’ultimatum e col passare del tempo si fa sempre più concreto il pericolo di una repressione.

Fonti locali raccontano che il 30 agosto scorso le autorità del villaggio, guidate dal capo, hanno riunito i rappresentanti delle famiglie cristiane per affrontare temi inerenti la religione. Durante l’incontro, essi hanno intimato loro di abbandonare il cristianesimo e tornare all’animismo. Fra le accuse (pretestuose) mosse a loro carico, quella di aver abbracciato una “religione straniera” legata a “potenze occidentali” che sono considerate distruttive per l’unità nazionale del Laos.

In aggiunta, il capo e i vertici del consiglio del villaggio hanno riferito che non sarà tollerata “la presenza di cristiani o la pratica del culto” nella zona di Nongdaeng. Alle famiglie sono stati concessi tre giorni per ottemperare al dispositivo; tuttavia, essi si sono rifiutati e hanno continuato a praticare il culto, rivendicando un diritto sancito dalla Costituzione laotiana. In un primo momento tre famiglie, fra aprile e maggio, hanno iniziato a praticare la fede cristiana coinvolgendo, nei mesi successivi decine di persone attratte dal culto e dagli insegnamenti ispirati alla vita di Gesù.

Dall’ascesa al potere dei comunisti nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiana in Laos è soggetta a controlli serrati e vi sono limiti evidenti alla pratica del culto. La maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa, di cui lo 0,7% cattolici. I casi più frequenti di persecuzioni a sfondo religioso avvengono ai danni della comunità cristiana protestante: nel recente passato AsiaNews ha documentato i casi di contadini privati del cibo per la loro fede o di pastori arrestati dalle autorità. Le maglie si sono strette ancor più dall’aprile 2011, in occasione di una violenta repressione della protesta.

Da Asianews.it

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