Africa/Sudan – Giovani date in spose in cambio di mucche, per instabilità

imagesJuba – In molte comunità del Sud Sudan è ancora molto diffusa la pratica dei matrimoni precoci, e le ragazze sono considerate una fonte di ricchezza dal momento che vengono date in spose in cambio di mucche. Secondo il Ministry of Gender and Child Affairs, il 48% delle ragazze sud sudanesi di età compresa tra 15 e 19 anni sono sposate, qualcuna anche a 12 anni. Nonostante il South Sudan’s Child Act 2008 stabilisca che l’età minima di matrimonio è 18 anni, e preveda la prigione per chiunque contravvenga alla legge, questa non viene presa in considerazione. Il matrimonio precoce infatti fa parte delle usanze di molte comunità dove, una volta che una ragazza raggiunge l’età della pubertà viene considerata donna e di conseguenza tanti familiari non esitano a “cederla” in sposa in cambio di mucche. Altri favoriscono i matrimoni precoci per timore che le proprie figlie rimangano incinte da nubili, fenomeno condannato dalle culture locali, e di conseguenza nessuno le vorrebbe più in sposa o solo in cambio di poche mucche. Le donne e le ragazze locali rimangono particolarmente vulnerabili.

Dopo 21 anni di guerra civile con il Sudan, molte sono rimaste vittime di atroci violenze e soprusi di ogni genere, inclusi stupri e sequestri. I matrimoni precoci, la violenza sulle donne e molte altre disparità di genere sono dovuti alle leggi di diritto consuetudinario. Gli attivisti sostengono che il fatto che le leggi non siano trascritte consentano ai responsabili locali, prevalentemente uomini, di interpretarle a proprio piacimento. Secondo il sistema giudiziario del Sud Sudan, il diritto consuetudinario che consiste in molte leggi tradizionali non scritte, viene applicato secondo la legge statutaria. Tuttavia, la pratica rimane controversa, visto che molti casi di diritto consuetudinario sono considerati ingiusti. Prima che un trattato del 2005 ponesse fine al conflitto dividendo il Sudan in due, sono morte circa 2 milioni di persone e altre 4 milioni sono state sfollate. Secondo le Nazioni Unite, nel 2011 ne sono morte almeno 1600 nei conflitti tra i gruppi etnici Murle e Lou Nuer. Diverse aree del Sud Sudan continuano a vivere nell’insicurezza a meno di due anni dall’indipendenza del Paese (luglio 2011).

Secondo gli ultimi dati delle agenzia specializzate dell’ONU Le violenze tra comunità pastorali e agricoli hanno costretto la fuga più 13.000 persone nello Stato dell’Alto Nilo. Altre 4.700 sono sfollate per le violenze nello Stato di Unità. Le attività della guerriglia nello Stato di Jonglei sono invece all’origine del gran numero di rifugiati sud sudanesi nei Paesi confinanti: 11.638 in Etiopia, 4.862 in Uganda e 2.548 in Kenya. Altri 11.000 persone si sono spostate dalle aree di Jonglei nella capitale Juba.

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