AIDS: Europa a porte chiuse…

Per le persone sieropositive, viaggiare, soggiornare in un paese straniero, iniziare percorsi di studio o di lavoro, possono essere esperienze ostacolate da normative discriminatorie. Ci sono infatti numerosi paesi (anche in Europa), che applicano per legge restrizioni all’ingresso, alla permanenza o alla residenza in base allo stato sierologico di una persona.Si tratta di restrizioni apertamente discriminatorie, prive di qualsiasi giustificazione sanitaria: rifiuto di concedere permessi di residenza, di lavoro o di studio, minaccia di espulsione, obbligo di sottoporsi al test di sieropositività. Tale comportamento discriminatorio genera disinformazione riguardo alla reale possibilità di contagio e diffusione dell’HIV e alimenta stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone affette dal virus.

Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste (Ebrei 13, 3).

Gli Stati che adottano la normativa si giustificano con un’esigenza di tutela della salute pubblica, senza considerare che il virus dell’HIV è meno contagioso di numerose altre malattie, alimentando così ulteriore discriminazione sociale delle persone sieropositive. La campagna contro le Porte chiuse in Europa chiede ai Paesi Europei di adottare la stessa linea di Stati Uniti e Cina, che hanno di recente deciso di abolire i loro divieti, dimostrandosi rispettosi dei diritti dei cittadini sieropositivi.

 

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