Kashmir: Picchiati e arrestati due missionari cristiani che distribuivano opuscoli biblici

Srinagar  – Prima l’assalto della folla che li ha picchiati selvaggiamente. Poi l’arresto da parte della polizia, che li ha salvato da un sicuro linciaggio. E’ la sorte di due missionari cristiani laici sudcoreani, accusati di compiere “atti di proselitismo” verso giovani musulmani a Lasjan, villaggio nei pressi di Srinagar, nel Kashmir indiano. Secondo quanto riferisco fonti locali, i due sono stati arrestati il 6 maggio dalla polizia di Srinagar, ma uno dei due è ricoverato in ospedale a Jammu (altra città del Kashmir) per le gravi lesioni riportate. Secondo le prime ricostruzioni, i due sono accusati di aver distribuito opuscoli e pubblicazioni con brani biblici ad alcuni giovani musulmani. Appreso il fatto, una folla di musulmani li hanno cercati, raggiunti e ha iniziato a percuoterli. “Tutti i missionari cristiani devono lasciare immediatamente la valle del Kashmir. Se non lo faranno, ne subiranno le conseguenze”. A lanciare l’avvertimento è Syed Hussain Sadagat, portavoce del United Jihad Council, ombrello che raccoglie tutti i gruppi jihadisti del Jammu e Kashmir. Le parole del fondamentalista islamico, spiega  Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), “testimoniano la gravità della situazione in cui vivono i cristiani nell’unico Stato indiano a maggioranza musulmana”.

Negli ultimi giorni infatti, Sadagat ha diffuso un comunicato stampa nel quale accusa i missionari cristiani che vivono in Kashmir di “sfruttare i poveri e i bisognosi, offrendo loro aiuto economico per convertirli al cristianesimo”. Secondo l’estremista islamico, questo atteggiamento è “altamente deprecabile”, perché “l’islam è una religione di pace e armonia, che protegge le minoranze. Tuttavia – avverte -, le attività anti-islamiche non possono essere tollerate”. Creato nel 1994, lo United Jihad Council e i suoi militanti armati si battono per l’indipendenza del Jammu e Kashmir dall’India.

Secondo il presidente del Gcic, esternazioni simili alimentano la discriminazione nei confronti della minoranza cristiana. Uno dei ultimi episodi di intolleranza religiosa è avvenuto il 6 maggio scorso a Lasjan, un villaggio vicino a Srinagar (capitale dello Stato). Due sudcoreani stavano distribuendo Bibbie e altro materiale cristiano ai passanti, che in modo libero accettavano se prenderlo. Un folto gruppo di persone è apparso, pestandoli con violenza. Nel frattempo, la polizia locale è accorsa, arrestando gli stranieri. I due ora sono in un luogo sicuro, dove ricevono cure mediche.

Quanto avvenuto, sottolinea Sajan George, “è una chiara discriminazione nei confronti della fede cristiana e dimostra i due pesi e le due misure con cui la nostra minoranza viene trattata”. In India, nota, “è molto comune incontrare stranieri vestiti color zafferano [il colore tipico dell’induismo] che distribuiscono la Baghavad Gita [libro sacro degli indù] alle stazioni dei treni. Essi godono di piena libertà religiosa, come sancito dalla nostra Costituzione, e nessun poliziotto li arresterà mai”.

Cristiani laici di altre nazionalità e missionari sono spesso nel mirino dei militanti islamici del Jammu e Kashmir. Lo scorso gennaio un gruppo di turisti stranieri ha rischiato il linciaggio dopo la pubblicazione di alcuni post su Facebook. Un caso esemplare risale al 2012, quando il rev. Chander Mani Khanna, pastore anglicano della All Saints Church, è stato arrestato per aver battezzato sette musulmani e poi incriminato da un tribunale islamico (che non ha alcuna autorità legale nello Stato, né in India) per proselitismo e conversioni forzate. In seguito, era stato poi assolto dall’Alta Corte dello stato di “Jammu e Kashmir. Inoltre, alcuni mullah (leader islamici) hanno accusato i volontari della “Casa Agape”, centro sociale ed educativo gestito da fedeli cristiani indiani a Srinagar, di “conversione di bambini”.

 

Di recente il “Consiglio Unito del Jihad”, organizzazione che riunisce diversi movimenti islamici militanti del Kashmir, ha accusato i missionari di “conversioni”, invitandoli a lasciare il Kashmir.

Inoltre, alcuni mullah (leader islamici) hanno accusato i volontari della “Casa Agape”, centro sociale ed educativo gestito da fedeli cristiani indiani a Srinagar, di “conversione di bambini”. era stato poi assolto dall’Alta Corte dello stato di “Jammu e Kashmir

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook