Assistenza e protezione per i bambini figli delle vittime di tratta e/o vittime di violenza fisica e psicologica

Milano – Joy, nome di fantasia, è nata in un villaggio rurale di Edo State (Nigeria). La sua famiglia è molto povera: non appena si presenta l’occasione di un viaggio in Europa per un’avvincente proposta di lavoro, Joy pensa che questa sia la svolta della sua vita. La donna che le ha trovato un’occupazione in Italia è disposta addirittura a pagarle le spese del viaggio (un debito che si aggira tra i 30000 e i 60000 euro e che è destinato a salire). Joy la ringrazia e accetta. Prima di partire, durante una seduta di magia nera, giura che pagherà fino all’ultimo centesimo, che non scapperà mai, che non denuncerà nessuno, che obbedirà senza ribellarsi.

START: il viaggio comincia. Si attraversa il deserto, trascorrono lunghi giorni senza bere e senza mangiare, ci si ferma per una lunga sosta nelle carceri libiche (dove vivrà orrori e soprusi) in attesa che gli scafisti (che spesso pretendono pagamenti in natura) la traghettino insieme con altre povere vittime fino in Sicilia. Joy sul gommone di notte, tra le onde alte e spumeggianti, crede che il suo incubo stia per finire, ignara che il peggio debba ancora arrivare. Baciata la terraferma per essere giunta sana e salva (si fa per dire!), viene prelevata dal centro d’accoglienza a cui è stata assegnata e condotta in una nota città italiana, dove una donna, sua connazionale, le dà il benvenuto fornendole il kit necessario per il lavoro che sarebbe iniziato quella stessa notte. “C’è un errore! Non sono io! Io devo lavorare in un ristorante, non erano questi gli accordi!” Ma adesso è troppo tardi, c’è un debito da pagare con tutte le ripercussioni delle promesse nefande. E così, per il suo diniego, quella stessa notte Joy resta vittima di una terribile violenza fisica di gruppo. Dopo mesi di sfruttamento sulla strada statale che conosce le sue lacrime, Joy incontra i fratelli e le sorelle dell’unità di strada del Pronto Intervento di “72 ore per Cristo” che le parlano dell’amore di Dio e le prospettano un futuro migliore lontano dagli orrori della prostituzione. Joy ha un pancione di sette mesi, aspetta una bambina (il tempo del concepimento coincide proprio con il periodo di quell’indimenticabile notte di violenze). Deve farlo per sua figlia, deve metterla in salvo. Joy decide di fidarsi, scappa con i volontari e aderisce al programma di protezione sociale promosso dall’Associazione Beth-Shalom Onlus.

Mamma e figlia non vengono separate, ma insieme possono essere accudite dall’equipe che il Signore ha chiamato per la loro assistenza.

“72 per Cristo” è un progetto missionario ideato dal pastore Gennaro Chiocca, ministro di culto delle chiese cristiane evangeliche delle Assemblee di Dio in Italia, poi fondatore, presidente e legale rappresentante dell’Associazione Beth-Shalom Onlus. Una sfida evangelistica pensata, per annunciare alle donne vittime della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale in ogni sua forma la reale, concreta alternativa alla loro tragica condizione di vita. Avvalendosi di un’unità mobile, un camper riconoscibile dai loghi dedicati, i credenti volontari contattano direttamente su strada le ragazze vittime di questa nuova forma di “schiavitù” offrendo loro generi di conforto, materiale informativo multilingue e soprattutto la possibilità di pregare per loro. La spiritualità è un fattore indispensabile in questo settore: con la predicazione del Vangelo s’instaura una relazione personale che mira alla reciproca fiducia. Le donne piangono, esprimono i propri bisogni, raccontano le loro storie, si confidano, chiedono aiuto al punto che non di rado scappano dalla strada.

Adesso l’Onlus sta ospitando più di 30 persone tra donne e bambini, con un progetto dedicato proprio alle mamme che sono arrivate con figli a seguito o che hanno partorito durante la loro permanenza in Beth-Shalom. L’opera è in grande espansione sia sul territorio nazionale sia per i contatti all’estero che ne sono susseguiti.

Le aree d’intervento in cui l’Onlus è attiva per il recupero e il reinserimento di queste donne: assistenza spirituale, vitto e alloggio, assistenza materiale (cibo, vestiario, mobilia, effetti personali.), formazione scolastica (istruzione, alfabetizzazione, corsi di italiano, licenza media inferiore e superiore…), assistenza legale (tutela con avvocato dedicato, permessi di soggiorno, passaporti, denunce, udienze…), assistenza sanitaria (profilassi di base, esami ematici, visite specialistiche…), assistenza psico-pedagogica e sociale, volontariato sociale ed orientamento al lavoro (borse lavoro, assunzioni…), assistenza nel percorso verso l’autonomia economica ed abitativa.

Grazie a Dio, diverse hanno deciso di testimoniare pubblicamente della loro esperienza di salvezza attraverso il battesimo in acqua. Oggi sono persone nuove, sicuramente con un passato che le ha segnate, ma col quale “hanno chiuso” per sempre e che è diventato per loro motivo di riscatto per liberare altre vittime di tratta.

L’Associazione, attraverso il canale internazionale di raccolta fondi GoFundMe, sta divulgando un obiettivo ben preciso: acquistare la casa rifugio per i bambini, attualmente in affitto, per garantire loro stabilità e continuità assistenziale. I proprietari, sensibilizzati dal progetto, hanno fissato un prezzo conveniente che in questo momento la Onlus non può coprire, ma che la generosità di singoli e famiglie potrebbe rendere più fattibile. Poco di ciascuno può fare molto, anzi moltissimo… certi che nulla viene a mancare a coloro che Lo temono.

Per segnalazioni di aiuto e/o per maggiori informazioni, scrivere a: beth.shalomonlus@gmail.com.

Notiziecristiane.com

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