Basta falsità: gli aborti non sono una forma di contraccezione

untitledAborto, eutanasia, pillola del giorno dopo,… Sono tanti gli attentati alla vita, oggi. Sostenute oltre tutto da società potenti e internazionali, che agiscono nell’ombra… E chi pratichi l’obiezione di coscienza in Europa è già discriminato o tagliandogli le retribuzioni o escludendolo dalle università. Ma i cattolici devono far sentire la loro voce. Con la testimonianza. E mostrando che “la cultura della vita dà un risultato terapeutico migliore della cultura della morte”. Oggi,  la nuova generazione di cristiani evangelici è chiamata a confrontarsi con le nuove sfide, poste dalla scienza, quali la legalizzazione dell’eutanasia, pillola del giorno dopo, oppure il problema delle cellule staminali.

Oltre alle vecchie sfide note fin dalle leggi sul divorzio, la contraccezione e l’aborto -risponde- dobbiamo affrontarne una serie di nuove, che spesso però derivano dalle vecchie, quelle per le quali i governi hanno preferito ascoltare la voce degli atei anziché la nostra. Ad esempio, la legalizzazione dell’eutanasia nei Paesi dove siano già state votate leggi che permettono di uccidere i malati inguaribili: oggi qui si stanno estendendo tali le “indicazioni” anche sui bambini e sui malati mentali. Oppure il problema delle cellule staminali: i nostri oppositori continuano a volere ad ogni costo sacrificare embrioni umani vivi per ottenerle, quando si potrebbero benissimo ricavare con mezzi del tutto leciti sulle persone adulte”. Problema analogo per le nuove frontiere della contraccezione. L’espressione “pillola del giorno dopo”, infatti, è estremamente ambigua, poiché comprende sia gli ormoni steroidei, che possono impedire la fecondazione, sia l’annidamento dell’embrione umano, che è un individuo della specie umana a uno stadio molto precoce del suo sviluppo.  Avendo seguito io stesso, quale esperto medico, diversi casi di gravidanze dopo uno stupro, tra cui quella di una ragazza di 16 anni, mi ha colpito come in realtà queste donne incinte non volessero in alcun caso un aborto, nonostante le pressioni intorno a loro fossero enormi da parte soprattutto di alcuni membri della famiglia. La ragione principale per la quale queste donne si opponevano all’aborto era il rifiuto di uccidere qualcuno che è “comunque il proprio figlio”. Poiché è diabolico uccidere il più innocente dei tre protagonisti di uno stupro, che resta un atto scandaloso.

L’aborto non è propagato come un’altra forma di contraccezione? Benché tutti i difensori dell’aborto lo neghino, è evidente che in pratica, come affermava già più di mezzo secolo fa il dottor Alan Guttmacher, fondatore della sezione scientifica dell’”International Planned Parenthood Federation”, “non vi è contraccezione seria senza un aborto come rimedio”. In altre parole l’aborto fa parte della contraccezione nel senso che è indispensabile per compensare i fiaschi di quest’ultima, che sono molto più frequenti di quanto sostengano le aziende che vendono questi ormoni contraccettivi. Inoltre in questo tempo in cui ci martellano con l’ecologia, è strano che gli ormoni steroidei vietati per gli animali siano invece raccomandati alle donne, affinché i partner possano soddisfare i loro appetiti sessuali. Le cosiddette “pillole” sono ormoni steroidei molto simili a quelli che si danno agli animali per poter vendere più carne. Bisognerebbe raccomandare a tutti coloro che prendono questi ormoni di leggere bene il foglio illustrativo che le aziende farmaceutiche sono tenute a mettere nelle confezioni. Alcune organizzazioni americane pro-life li stampano a caratteri molto più grandi per facilitarne la lettura.

Sicuramente, poiché la contraccezione principalmente mediante gli ormoni steroidei è attualmente considerata “normale” nella maggior parte dei Paesi occidentali e quindi è praticata dalla stragrande maggioranza delle donne in età per procreare. La denatalità osservata dagli occidentali dall’inizio degli anni ’70 fa sì che vi siano in cifre assolute meno aborti”.

In America Obama vorrebbe impedire l’obiezione di coscienza per i medici e gli infermieri cattolici. Si può arrivare a simili imposizioni? Mentre  la situazione in Europa è già nota da tempo.  Ufficialmente ogni medico è libero di rifiutare di praticare l’aborto o l’eutanasia, ma in molti Paesi, e in tutti i Paesi anglosassoni, il servizio sanitario nazionale rifiuta di retribuire i ginecologi che sono contro l’aborto. Inoltre i capi reparto di ginecologia delle università spesso non vogliono ammettere assistenti che siano contro l’aborto. Per il personale infermieristico la situazione è ancora più drammatica, poiché si nega la retribuzione a infermieri e infermiere che, come si dice, “rifiutano alla popolazione di offrire tutte le cure necessarie”, tra cui l’aborto.

Poiché i cristiani convinti sono diventati una minoranza, spesso non possono impedire che le leggi inique siano votate nei parlamenti. Inoltre la maggior parte delle facoltà di medicina oggi ritengono che la posizione della parola scritta nel sacro libro della Bibbia  sia superata, retrograda rispetto ai progressi delle scienze mediche, di conseguenza non si può più contare su questo sostegno. Mi sembra che per i cristiani animati da un desiderio di promuovere una vera cultura della vita, la testimonianza resta importante, devono osare difendere la vita in tutti i luoghi pubblici in cui hanno accesso. Gli ospedali, la cui direzione e i cui membri del corpo medico e infermieristico vogliono seguire l’insegnamento della cristiano, devono, con il loro esempio dimostrare che la capacità e la coscienza professionale rendono le cure offerte ai malati ricoverati nella loro istituzione migliori che altrove. Che la cultura della vita dà un risultato terapeutico migliore della cultura della morte. Che la nostra cultura è il vero progresso, che fa avanzare la civilizzazione verso un futuro ancora più umano e nel quale la vita ha una qualità ben più alta che nei luoghi in cui si uccidono persone alle due estremità della vita umana.

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