Boicottaggi contro Israele. In Europa aumentano i casi. Netanyahu: «Antisemiti con panni moderni»

palestina-no-israeleSi fa sempre più intensa la campagna contro la politica coloniale di Israele. Anche la potente Deutsche Bank tedesca ha inserito la più grande banca israeliana nella sua “lista nera”

La campagna di boicottaggio economico contro Israele è sempre più forte. E viene giocata a viso aperto anche dalle aziende occidentali. Dopo il caso sodastream, l’azienda di bibite fai-da-te sponsorizzata e difesa dall’attrice Scarlett Johansson, l’ultimo caso di boicottaggio è stata la decisione di Deutsche Bank di inserire nella sua “lista nera” e di escludere dai suoi fondi etici la più grande banca israeliana, l’Hapaolim Bank, accusata di avere delle attività nelle colonie e nei territori palestinesi occupati dagli israeliani.
La reazione del governo all’azione della banca tedesca è stata dura. «La cosa più riprovevole è di vedere persone sul suolo dell’Europa parlare del boicottaggio di ebrei. È un fenomeno oltraggioso», ha detto lunedì il premier Benjiam Netanyahu. «In passato gli antisemiti boicottavano esercizi di proprietà ebraica, adesso invocano il boicottaggio dello Stato ebraico, e del solo Stato ebraico», ha aggiunto Netanyahu, che poi ha criticato i membri del movimento che promuove il boicottaggio di Israele, Bds (Boycott, Divestment and Sanctions), qualificandoli «antisemiti con panni moderni».

scarlett-johansson-sodastreamI BOICOTTAGGI. I colloqui di pace israeliano-palestinesi sono in una fase di stallo. Da almeno un anno, alle pressioni politiche degli Stati Uniti e dell’Europa si sono aggiunte quelle economiche. A inizio di febbraio, il segretario di Stato Usa, John Kerry aveva messo in guardia Israele sul pericolo di una «campagna crescente di delegittimazione» e di un intensificarsi del boicottaggio internazionale nei confronti di Israele, nel caso in cui dovessero fallire i negoziati di pace. Le parole di Kerry facevano seguito ad alcune azioni di boicottaggio di alcune aziende europee, soprattutto dei paesi nordici. A gennaio il grande gruppo bancario olandese Pggm ha deciso di disinvestire per motivi etici dalle cinque banche israeliane con cui collaborava perché queste hanno aperto uffici nelle colonie ebraiche in Palestina.
Sempre a gennaio, Danske Bank, la più grande banca danese, ha inserito nella lista nera la Hapaolim Bank, colpevole di «agire contro le regole del diritto umanitario internazionale». Anche il ministero delle Finanze della Norvegia ha deciso di escludere dai fondi pensione pubblici due aziende israeliane, Danya Cebus e Israel Investments. Nel 2013, la società olandese acqua Vitens ha decido di boicottare Israele per presunte violazioni del diritto internazionale, stesso motivo per cui, sempre in Olanda, la società di ingegneria Reale HaskoningDHV ha annullato il lavoro su un progetto a Gerusalemme.

UNIVERSITA’. Il boicottaggio di Israele non si limita all’ambito economico. Anche alcune università e comunità scientifiche occidentali hanno deciso di partecipare alla campagna guidata da Bds. A dicembre l’Associazione degli Studi Americani, un’organizzazione statunitense con 5 mila soci, si è unita al boicottaggio accusando Tel Aviv di aver creato un sistema di apartheid che viola i diritti umani e all’istruzione dei palestinesi. Nel maggio del 2013 lo scienziato Stephen Hawking aveva cancellato un viaggio in Israele prima esplicitando la propria adesione al boicottaggio, poi ritrattando e affermando di non poter volare in aereo.

LINEE GUIDA UE. Dall’inizio di quest’anno, sono entrate in vigore le linee guida della Ue, pubblicate nel 2013, che vietano qualsiasi sovvenzione europea a progetti israeliani nei territori palestinesi (così come definiti dai confini teorici del 1967) e prestiti o premi a enti israeliani con operazioni in Cisgiordania, sul Golan o a Gerusalemme est. Le linee guida approvate dalll’Europa, richiedono inoltre che in ogni nuovo accordo con Israele sia esplicitato che queste aree non fanno parte di Israele e che non sono incluse nell’accordo. Il problema è che nemmeno queste misure hanno soddisfatto i detrattori europei di Israele. Un centinaio di parlamentari europei, ritenendosi insoddisfatto, ha chiesto nel novembre 2013 che l’Ue eliminasse qualsiasi garanzia per Israele, escludendo le sue aziende dalla Politica europea di vicinato (PEV), con la quale lo stato ebraico ha il diritto di partecipare a una serie di programmi Ue, che prevedono finanziamenti. Le linee guida «dovrebbero applicarsi a tutti questi programmi, attuali e futuri», avevano scritto i parlamentari europei, nella lettera indirizzata al rappresentante per la Politica Estera europeo, Catherine Ashton. «Tutti i criteri di ammissibilità stabiliti nelle linee guida devono pertanto essere rigorosamente applicati nella loro interezza: nei programmi di lavoro, nelle decisioni di finanziamento, nei bandi, nelle regole dei concorsi e nelle richieste per la selezione di intermediari finanziari o veicoli di investimento dedicati».

Fonte: http://www.tempi.it/

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