Botswana: Boscimani sotto sfratto?

Botswana-Boscimani-sotto-sfratto_mediumSurvival International, l’unica organiz-zazione al mondo dedicata totalmente ai popoli tribali e ai loro diritti, ha annunciato la scorsa settimana il possibile sfratto con imminente trasferimento forzato di centinaia di Boscimani del Botswana meridionale. A motivare l’operazione sarebbe la creazione di un “corridoio ecologico-faunistico” che l’organizzazione americana Conservation International, tra i quali membri del direttivo c’è anche il Presidente del Botswana Ian Khama, ha proposto da alcuni anni in un territorio che si estende tra la Central Kalahari Game Reserve (CKGR) e il Kgalagadi Transfrontier Park, terra ancestrale dei Boscimani.

Secondo la Conservation International “Il ripristino delle storiche rotte migratorie della fauna selvatica è un’opportunità di benessere per il territorio e per la salvaguardia dei predatori”, che con i Boscimani però hanno vissuto per secoli in armonia ed equilibrio proprio lungo quelle rotte migratorie. Ad ammetterlo la stessa ong ambientalista che rivela come “Questi movimenti migratori di animali sono cessati quasi del tutto a causa di una combinazione di fattori, compresa la costruzione di recinzioni, la frammentazione dei terreni per l’allevamento del bestiame da parte dei coloni, gli insediamenti umani che monopolizzano tutti le sorgenti di acque libere per il turismo, e, probabilmente, la caccia non gestita”. Se si esclude la caccia legata alla sussistenza, ha ricordato Survival, “i Boscimani non hanno nessuna colpa per gli altri fattori di degrado, visto che il loro stile di vita seminomade di cacciatori-raccoglitori non li porta certo ad erigere recinti, ad allevare grandi mandrie di bestiame o ad abbattere animali sevatici in modo indiscriminato”.

Non è la prima volta che il governo del Bostwana minaccia i diritti dei Boscimani nel nome della conservazione. Tra il 1997 e il 2005, migliaia di Boscimani furono estromessi dalla Central Kalahari Game Reserve mediante tre violente operazioni di sfratto, con la motivazione apparente di voler salvaguardare flora e fauna locali. I Boscimani cacciati dalle loro terre nel 2002 trascinarono il Governo in tribunale e, nel 2006, con una sentenza divenuta storica, la Corte Suprema del Botswana riconobbe la “illegittimità e incostituzionalità” degli fratti. Nel 2012, sempre il tribunale più autorevole del Botswana ha sancito anche il diritto dei Boscimani ad accedere all’acqua all’interno della Central Kalahari Game Reserve. Uno dei metodi utilizzati dal Governo per impedire che i Boscimani facessero ritorno a casa, infatti, è stato anche quello di tagliare i loro rifornimenti d’acqua. Nonostante le inappellabili sentenze il Governo del Botswana ha fatto di tutto per limitare il numero dei Boscimani che potevano viverci e negli scorsi mesi sono aumentati i casi di violenze, intimidazioni e arresti di Boscimani sorpresi dalla polizia a cacciare nelle loro terre, oggi incluse d’ufficio nelle riserve naturali.

Secondo il Governo, la sentenza del 2006 si applica solo ai 189 Boscimani nominati nei documenti processuali originali e pertanto nega agli altri il diritto di entrare nella riserva senza un’autorizzazione che normalmente vale solo per un mese, scaduto il quale, se si “trattengono troppo”, i Boscimani rischiano l’arresto. Il Governo inoltre riconosce il diritto di entrare nella riserva ai figli dei 189 Boscimani nominati nei documenti processuali, ma solo fino all’età di 16 anni, dopo di che, anche per loro vale la regola del permesso mensile. “[Dover richiedere un permesso] mi fa sentire un senzatetto” ha raccontato un Boscimane a Survival. “Non sappiamo perché ci fermano e quando ci toglieranno i nostri permessi. Voglio vivere a casa mia senza dover dipendere dall’autorizzazione di qualcun altro per restare là.” Fino ad oggi i guardaparco hanno proibito ai Boscimani anche l’uso di greggi e muli, essenziali per il trasporto e nessun Boscimane per il momento ha mai ricevuto l’autorizzazione a cacciare nella riserva, cosa che rende praticamente impossibile la loro sussistenza. “Ci danno la caccia e negano i nostri diritti a causa del turismo…” ha dichiarato un altro Boscimane a Survival. “La polizia usa le armi per dare la caccia ai Boscimani e arrestare chi raccoglie cibo nella riserva. I Boscimani della Central Kalahari Game Reserve non possono né mangiare né bere. Come faremo a sopravvivere senza cibo e acqua?”.

Anche per questo i Boscimani del Botswana in marzo di quest’anno hanno citato ancora una volta in giudizio il Governo del Botswana. “Per il momento il Governo continua a sfidare la Corte Suprema del Botswana e la sua stessa costituzione senza un motivo apparenteha commentato Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International. “È poco probabile che gli abitanti del Botswana accolgano con favore un altro spreco di denaro pubblico per un’ennesima battaglia legale. Il governo sta tentando di sfrattare i Boscimani da oltre 30 anni. Non è forse giunto il momento che ai primi cittadini del Botswana sia consentito vivere sulla loro terra in pace?”.

Purtroppo non sembra ancora il momento. Stando agli avvisi che il Governo avrebbe fatto pervenire nelle scorse settimane “nei prossimi giorni alcuni camion preleveranno i Boscimani che compongono la forte e compatta comunità di Ranyane e li separeranno dalla terra che abitano da generazioni e le loro case con tutta probabilità saranno distrutte” ha spiegato Corry. Survival ha così scritto al Presidente Khama e alla Conservation International opponendosi allo sfratto della comunità boscimane e raccogliendo l’appello della comunità: “Facciamo appello a chiunque possa aiutarci a combattere per il diritto di restare nella nostra terra. La Comunità internazionale deve sapere che quello che il governo del Botswana sta facendo è sbagliato”, magari con la scusa, come dice la Conservation Internationale, che “La regione offre scarse opportunità economiche ai suoi abitanti”, quindi si può anche deportarli per far posto al progetto del “corridoio ecologico-faunistico” che gode dei finanziamenti di Fonds Français pour l’Environnement Mondial, John Swift Foundation e British High Commission in Botswana.

Non si tratta però solo di una deportazione forzata, spesso condotta con la promessa di nuove terre e nuove abitazioni, “Il trasferimento forzato dei popoli indigeni dalle terre ancestrali – ha spiegato Survivaldistrugge i loro stili di vita e la loro autosufficienza e ha un impatto devastante sulla loro salute” perché i Boscimani sfrattati dalla loro terra finiscono in cosiddetti campi di reinsediamento dove dipendono totalmente dagli aiuti governativi e soffrono spesso di alcolismo, depressione e altre malattie legate alla perdita dei loro riferimenti geografici e tradizionali. “Definire conservazione la distruzione dei popoli tribali echeggia le politiche colonialisteha concluso Corry -. Nel XXI secolo tutto questo non dovrebbe essere permesso. I veri amanti dell’ambiente e della conservazione dovrebbero ribellarsi”. E così è stato almeno temporaneamente. Anche grazie alla pressione internazionale il 29 maggio i Boscimani di Ranyane hanno ottenuto dal tribunale un’ordinanza di sospensione degli sfratti che le autorità locali avevano in previsione per martedì scorso fino a metà giugno, quando dovranno tornare in tribunale per difendere la loro terra.“Per favore, ringraziate tanto i vostri sostenitori per aver scritto al governo” ha dichiarato a Survival un Boscimane di Ranyane. “Le autorità sono arrivate per portare via la mia gente ma ci siamo rifiutati di andarcene. Ora torneremo in tribunale per difendere la nostra terra”.

Da unimondo.org

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook