Il caso cristiano per il nuovo presidente musulmano della Nigeria – (Morgan Lee) In Nigeria, durante le elezioni presidenziali, i cristiani erano preoccupati per la corruzione, per Boko Haram e per le possibili violenze. Finora i loro timori non si sono avverati.
Il presidente Buhari
Il nuovo presidente nigeriano è Muhammadu Buhari, un musulmano che ha trovato il sostegno di leader cristiani che si augurano che possa combattere la corruzione e il terrorismo.
Ex generale che ha guidato la Nigeria per un breve periodo dopo un colpo militare negli anni Ottanta, Buhari ha superato il presidente uscente Goodluck Jonathan per circa 2 milioni di voti. È la prima volta nella storia della Nigeria che un candidato dell’opposizione vince le elezioni presidenziali. Buhari era risultato secondo in tre precedenti tornate elettorali.
La mediazione delle chiese
“Nonostante l’enorme tensione ed apprensione che hanno preceduto le elezioni, i nigeriani hanno dimostrato consapevolezza politica che le elezioni potessero essere vinte o perse senza il ricorso alla violenza o al rancore”, ha affermato il presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria (CAN), Ayo Oristejafor. Il suo collega, Shuaibu Byel, che guida il settore nordorientale del CAN, ha chiesto a Jonathan di accettare la sconfitta e congratularsi con Buhari, chiamandolo “uomo di pace”.
I vescovi cattolici, insieme ad altri gruppi religiosi, vedono in Buhari un “uomo integro e degno che può combattere la corruzione e Boko Haram”, ha detto il segretario della diocesi cattolica di Maiduguri.
Sconfiggere il terrorismo
Buhari, il cui vice presidente è un ex procuratore generale divenuto pastore evangelico in Nigeria del sud, potrebbe aiutare a mettere fine alla violenza nel paese, dice David Curry, presidente e CEO di Open Doors USA, che lavora con un’ampia rete di organizzazioni cristiane nel paese.
“Durante la campagna, ha dichiarato che avrebbe messo fine in pochi mesi agli attacchi terroristici, nel caso in cui fosse stato eletto. Preghiamo che il nuovo presidente metta in atto questo proposito e si impegni nella difesa della libertà di espressione religiosa”, ha aggiunto Curry in un comunicato stampa. “Continuiamo ad essere preoccupati per i cristiani che sono oggetto di violenza da parte degli estremisti islamici. Questa elezione mostrerà se la Nigeria continuerà ad esistere come è attualmente oppure sarà divisa da un califfato guidato da Boko Haram”.
Confronto tra musulmani e cristiani
Il presidente Jonathan, un cristiano originario del sud della Nigeria, vinse le elezioni nel 2011 contro Buhari in quella che fu “la prima autentica competizione fra il Sud prevalentemente cristiano e il Nord musulmano”, secondo quanto affermato dal Consiglio sulle relazioni estere. La competizione scatenò la violenza settaria in tutto il paese. Più di 800 nigeriani furono uccisi e 350 chiese bruciate a seguito delle violenze esplose nella zona di origine di Buhari, lo stato di Kaduna. Fino alle recenti elezioni, circa 60 persone sono state uccise da dicembre 2014 a gennaio 2015, secondo quanto riferito dalla Commissione nigeriana per i diritti umani.
I 177 milioni di abitanti della Nigeria sono approssimativamente ripartiti a metà fra cristiani e musulmani. Il Pew Forum nel 2007 ha rilevato che la maggior parte dei nigeriani si identifica nella religione prima ancora che nella nazionalità, nell’etnia o nell’origine tribale.
Disordini e incertezze prima del voto
Le elezioni nigeriane di quest’anno erano state originariamente programmate per febbraio 2014, ma poi rinviate per preoccupazioni legate alla sicurezza. Durante il fine settimana, la polizia nel Rivers State – regione meridionale ricca di petrolio – ha disperso con gas lacrimogeni i sostenitori di Buhari che accusavano il PDP di brogli elettorali e intimidazione degli elettori. Nella Nigeria del Nord, Boko Haram ha ucciso 41 persone. Nello Stato del Borno, miliziani hanno bruciato delle case e ucciso coloro che tentavano di mettersi in salvo. In altre regioni, abitanti che tentavano di andare alle urne sono stati violentemente minacciati e due uccisi.
Prima delle elezioni molti abitanti del Nord, in maggioranza cristiani, hanno espresso timore nel ritornare nei paesi di origine, dove erano registrati per poter votare. Altri nigeriani, prevedendo violenze, hanno lasciato le loro case, rinunciando così al loro diritto di voto, come riportato dal World Watch Monitor.
Shuaibu Byel, dell’Associazione cristiana della Nigeria, interpellato da First Africa News, ha rivolto un appello ai leader politici e ai loro sostenitori, dicendo: “Chiunque perda dovrà accettare il risultato e riprovare la prossima volta. La persona che avrà vinto dovrà rendere grazia a Dio ed essere un buon leader e rappresentante del popolo”.
Boko Haram sotto accusa
Boko Haram, la cui missione è di creare uno stato islamico governato dalla Shariah, ha perso terreno nelle settimane prima delle elezioni, quando truppe dalla Nigeria, dal Ciad e dal Niger li hanno costretti a ritirarsi. Ciò nonostante il gruppo ha ucciso più di 7300 civili dall’inizio del 2014, secondo Open Doors, che mette la Nigeria al decimo posto nel suo rapporto mondiale 2015. All’inizio di quest’anno Boko Haram, definita organizzazione terroristica dagli Stati Uniti nel 2013, ha promesso fedeltà all’ISIS. Nel 2010 il gruppo ha attaccato delle chiese nel periodo di Natale e ucciso sei persone. Da allora l’organizzazione è diventata una delle cinque più pericolose organizzazioni terroristiche nel mondo, responsabile della morte di più di 3000 persone. Sebbene Boko Haram abbia come obiettivi i cristiani, i suoi attacchi hanno ucciso anche numerosi musulmani.
Alcuni leader cristiani della Nigeria hanno chiesto ai cristiani di “porgere l’altra guancia” in risposta a Boko Haram, nonostante il gruppo terroristico intenda far convertire forzatamente i cristiani all’Islam, altrimenti “non avranno più pace”. Boko Haram può anche avere influenzato le tattiche di altri gruppi terroristici, come al-Shabaab, nell’Africa orientale. La Corte penale internazionale ha indagato Boko Haram per i suoi “crimini contro l’umanità”, mentre fra i cristiani si discute anche di una possibile amnistia nei confronti del gruppo. (da “Christianity Today”; trad. it. Luisa Nitti/voceevangelica.it)
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