Cambiare paradigma?

Oggigiorno la maggioranza delle persone seguono esattamente il paradigma darwinista-materialista-positivista che la società ci impone fin da bambini. E’ stato Herbert Spencer il fautore di questa filosofia che ancora oggi domina il mondo. Secondo questo paradigma la vita si è originata per caso e l’uomo è quindi frutto del caso. Alla base di questa filosofia vi è il concetto che l’uomo non sia altro che un ammasso di carne, muscoli, nervi e terminazioni nervose, in pratica un robot di carne e ossa, che si è evoluto da altri animali. Secondo questo concetto l’uomo è pertanto un animale sviluppato. Siccome gli animali nel loro ambiente lottano per la sopravvivenza, anche l’uomo dovrebbe lottare per la sopravvivenza e quindi imporsi sugli altri. L’uomo-macchina, privato della sua spiritualità viene appiattito, liquefatto. E’ un semplice robot che deve sottostare alle leggi di mercato. Da questa concezione darwinista-materialista-positivista deriva tutto un modo di considerare la vita e la società: per esempio si avalla la produzione e la vendita di armi ad altri paesi, in nome dell’economia, quando lo stato potrebbe benissimo caricarsi della riqualificazione e inserimento dei lavoratori di aziende militari in altri ambiti di lavoro. Si avalla l’importazione di beni di consumo, da paesi lontani, contribuendo all’inquinamento globale dovuto ai sistemi di trasporto navale per poter usufruire di questi beni. Si avalla un educazione meccanicistica e materialistica che insegna all’uomo a costruire, ma non al rispetto dell’uomo e dell’ambiente, in quanto il fine ultimo da perseguire è sempre il profitto. Si avalla una medicina ufficiale che tenta di sconfiggere la malattia con il metodo riduzionistico, affrontando i sintomi e non le cause della malattia, e spesso addirittura sostituendo le parti malate come fossimo realmente degli androidi robotici. E invece persino la medicina psicosomatica ammette che la nostra psiche (parola greca che significa anima, sede della coscienza, delle emozioni e delle sensazioni) è spesso la causa delle malattie. Allora perchè  non basare gli studi di medicina sulla cura dell’anima? Siamo esseri dotati di corpo, anima e spirito e nessuno mai potrà cambiare questa meravigliosa realtà. Perchè  non insegnare che la parte psichica influenza non solo le malattie, ossia i disequilibri, ma anche i comportamenti delle persone?
Iniziamo noi ad attuare un cambio. Siamo noi cristiani che dobbiamo dare l’esempio. Noi sappiamo che la tri-unità dell’essere umano è fatta di spirito, anima e corpo (“Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.” 1 Tessalonicesi 5, 23).
Iniziamo così a curare la nostra anima, mettendo in pratica il perdono. Impariamo a perdonarci e a perdonare chi ci ha offesi. Ne otterremo serenità e quindi salute. Impariamo a considerare gli altri come delle persone, dotate di volontà, intelletto e sentimenti e non come dei golem, privi di spirito il cui compito è solo quello di produrre e consumare. Impariamo ad ascoltare il prossimo e a considerare la sua parte animica, dove vi è la sua coscienza, le sue emozioni, le sue sensazioni e i suoi istinti. Impariamo a rendere grazie a Dio per il cibo con il quale ci nutriamo, che ci fornisce le sostanze per affrontare la nostra vita. Impariamo a conoscerci, per individuare come la nostra psiche influisce sul nostro corpo. Impariamo a comprare in modo corretto, selezionando prodotti locali e a bassa impronta ecologica. Iniziamo a considerare che alla base dei processi sociali non vi è la competizione, ma la collaborazione. Spargiamo onde di amore e di perdono. Solo così, nel nome di Gesù Cristo, potremo aiutare anche gli altri a cambiare. Iniziamo a pensare di poter cambiare paradigma.
Qual’è il senso di questi versi?:
“Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci.” (Vangelo di Giovanni 21, 5-6).
Gli Apostoli avevano conosciuto Gesù e avevano creduto che Lui fosse il Figlio di Dio. Lui aveva indicato loro la via di amore e di perdono, ma loro non erano stati capaci di percorrerla. Nella prima frase Gesù si rivolge ai suoi discepoli sapendo che loro non lo hanno riconosciuto. Vuole provare la loro buona volontà, la loro bontà. Chiede loro qualcosa da mangiare. Ma loro, in modo molto secco, risposero: “no”. Quindi i discepoli di Gesù non furono in grado di parlare in modo gentile a uno sconosciuto. Avrebbero potuto dirgli. “Aspetta, forse possiamo cercare qualcosa da darti da mangiare”, ma risposero: “no”. Nella seconda frase Gesù dice loro di gettare la rete dalla parte destra della barca. Questa frase è un’allegoria che significa che solo cambiando il nostro paradigma, potremo riuscire a seguire Gesù. Gettare la rete dove normalmente si getta, significa uniformarsi al mondo, essere conformisti, seguire le masse, applicare la regola d’oro passiva (non biblica) “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Gettare la rete dal lato destro invece significa essere anticonformisti, applicare la regola d’oro attiva (biblica): “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. (dal Vangelo di Matteo 7, 12).
Solo con un cambio di paradigma totale, che implica una rinascita spirituale, potremo mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù e quindi dare dei frutti. In questo modo non solo il credente farà del bene, ma attirerà altri a Cristo. E infatti quando i discepoli attuano il “cambio”, cioè gettano la rete dal lato opposto di dove normalmente si getta, pescarono molti pesci. Una volta attuato il cambio di paradigma, il credente ottiene molti frutti, riesce a divulgare il Vangelo ad altri, riesce a far fruttificare i propri talenti, riesce ad attrarre persone a Cristo.
Questa seconda pesca miracolosa quindi, se vista in chiave allegorica, significa che solo con l’insegnamento di Gesù (il cambio di paradigma), vi saranno frutti reali.
Yuri Leveratto
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