Costretto a pagarsi il taxi per arrivare al posto di lavoro

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Cieco, ogni giorno viaggia in treno da Torino. Deve pagare il taxi ogni mattina, andata e ritorno, per arrivare, vivo, sul posto di lavoro. Lo fa perché costretto. Venti euro al giorno che per un mese di lavoro fanno la bellezza di 520 euro, quasi mezzo stipendio.

Perché Umberto Breglia, 45 anni, di Torino è cieco e non ha altra soluzione che quel taxi: la fermata del pullman dista 150 metri dalla casa circondariale di Ivrea, dove lavora come centralinista, e dà direttamente sulla statale. Per raggiungere la caserma dovrebbe attraversare la strada.«Finirei sotto un’auto» dice. E al di là di soluzioni tampone, nessuno, né il Comune, né Gtt, né la direzione del carcere, né il provveditorato regionale, né i ministeri ai quali si è appellato, in quasi 2 anni sono riusciti a far spostare quella fermata.

Un’odissea lunga 2 anni

Nel dicembre 2013 «La Stampa» si era occupata di lui. Breglia denunciò il fatto che, per arrivare al lavoro, era costretto ad utilizzare quella fermata: «Arrivo con il treno e alla stazione di Ivrea poi salgo sul pullman per andare in ufficio. Ma in che condizioni?». Finito l’effetto mediatico, con la promessa delle istituzioni di trovare una soluzione, l’attenzione è scemata. Ora, Breglia, torna alla carica. Racconta che per il primo mese di lavoro il Comune gli mise a disposizione un taxi (un altro mese fu pagato dal sindaco di Ivrea), poi, per mancanza di fondi, fu accompagnato fino al’ingresso da un lavoratore socialmente utile, sostituito, infine, da un detenuto in semilibertà. «Io stesso non volevo mettere a rischio la loro incolumità. E ho rinunciato a quel servizio». Nel maggio 2014 altra proposta: Breglia può arrivare fino al capolinea del pullman e ripartire da lì per raggiungere la fermata ma sul lato carcere. «Peccato che perdessi 30 minuti di lavoro e dovessi poi ritornare in servizio, per recuperare, anche il sabato mattina». Così, non gli è rimasto che pagare di tasca sua il taxi.

Il caso è noto

Assuntina Di Rienzo, la direttrice spiega che nessuno ha abbandonato Breglia: «È una fermata pericolosa per tutti. Ci stiamo interessando e recentemente il provveditorato ha scritto al ministero di Giustizia, al Comune e a Gtt. Speriamo di trovare una soluzione».

GIAMPIERO MAGGIO – IVREA | Lastampa.it

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