Negli ultimi due anni abbiamo coniato nel nostro linguaggio l’uso di alcune parole spesso ripetute: Covid 19, contagi, pandemia lockdown.
Dal 22 febbraio 2020 i mainstream controllati dai governi, hanno sconvolto le menti del popolo mondiale, divulgando una valanga di notizie preoccupanti e nefaste tanto da coinvolgere e spingere gli ascoltatori a decisioni non sempre oculate. Non desidero immergermi in una trattazione scientifica inerente alla malattia o ai farmaci miracolosi, ognuno analizza secondo la propria professione, la propria conoscenza o le proprie convinzioni e pertanto senza alcuna contestazione ma nella totale libertà vanno rispettate, tanto più che dinamismi conseguenti al covid 19 hanno prodotto fazioni considerevoli: gli schieramenti della campagna vaccinale, le restrizioni in vigore imposte dal governo e i contrari ai vari decreti, sono boomerang tanto da promuovere e convincere migliaia di persone a manifestare in diverse città italiane e straniere nonostante le misure di confinamento non sempre condivise e rispettate perché ritenute lesive per il diritto di libertà.
Se abbiamo considerato la libertà come percezione di azione e di pensiero in linea alla nostra volontà, ebbene in questo tempo di restrizione e di obblighi, dovremmo ritenere indispensabile l’essere liberi da imposizioni, ovviamente nel rispetto degli altri? Molti intellettuali si sono espressi nella ricerca quasi liturgica dell’essenza di libertà, Bernard Shaw scrisse” Libertà significa responsabilità. Ecco perché molti la temono!”; mentre Simone Weil in contrapposizione attesta “Nessuno ha amore più grande di chi sa rispettare la libertà degli altri.” Potremmo citare molti altri scrittori e se fossero in vita, potremmo assistere alle loro lezioni ma noi di Notizie Cristiane preferiamo citare e apprendere dal Nostro Maestro Vivente Gesù, il quale ci ha proposto e ci ha fatto realizzare attraverso il Vangelo di essere liberi, pur essendo perseguitati da un mondo oppresso e schizofrenico.
“Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio” 1°Pietro 2:16
Ci saremmo aspettati di tutto: eventi estremi idrologici o terreni, distruzione della mobilità globale o dell’habitat, pestilenze ma non un flagello universale.
Benché le Sacre Scritture facciano riferimento in Luca 11:21 “Ci saranno grandi terremoti e, in un luogo dopo l’altro, carestie ed epidemie; ci saranno fenomeni terrificanti e grandi segni dal cielo”, molti di noi furono propensi nel considerare la pandemia COVID-19 come una vicenda estremamente improbabile e imprevista o quantomeno delimitata in determinate zone e non su scala mondiale. Utenti di tutto il mondo hanno potuto visionare o sentirsi parte integrante tramite il social dei post condivisi sotto forma di foto, video, pensieri passivi troppo spesso scaturiti da inquietudine universale generata dalle informazioni dei bombardamenti mediatici, dove viene recitato tutto e il contrario di tutto. La vita si è fermata di colpo, ogni singola azione è vissuta con un’insicurezza mai provata prima, gli abitanti terreni si scoprono inadeguati verso un cataclisma dalle forme sempre più apocalittiche, dove la paura globale dell’incerto domani, procreerà scenari di squilibri economici, politici ma soprattutto sociali: conflitti fra ricchi e poveri, ammalati e guariti, vaccinati e no. Il malessere del popolo si trasforma in una forza capace di accumulare risentimento e il malcontento popolare resta in balia di se stesso e si diluisce o in episodi isolati di frustrazione: violenza domestica e intolleranza anche fisica; oppure in un disappunto diffuso che rimbomba da un capo all’altro del pianeta ed esonda, nella vita democratica degli stati come fiumi in piena da cui riemergono tutti i problemi correlati alle situazioni di estremi disagi. Il futuro universale è mutato per il nemico invisibile mai voluto né invitato ma è con lui che occorre misurarsi respingendolo ogni qualvolta si ripresenti, per poi sconfiggerlo definitivamente in modo tale da poter riprendere la consueta normalità. Quando tutto ciò terminerà, potremmo immaginare e forse “permettere” un mondo dove il rispetto possa prendere il sopravvento su situazioni che hanno scosso, ma saranno archiviate come situazioni del passato. Ancora una volta l’umanità avrà l’opportunità di imparare dai propri errori e ciò potrà divenire punto di riflessione non solo per gli adulti ma per le nuove leve. Si edificheranno nuove basi sulla stabilità dei valori importanti che non sono la lussuria, la ricchezza o altre banalità ma la famiglia, l’amore, l’amicizia, la fede.
Se chiedessimo ai giovani di riassumere la pandemia, certamente esporrebbero sentimenti profondi di disorientamento e di delusione nell’aver dovuto ridurre drasticamente i rapporti sociali. Anche se i blocchi alle circolazioni delle persone, sono state misure adottate per contenere fondamentalmente i contagi. Le convivenze forzate hanno innescato per tutta la famiglia, ma soprattutto per i più piccoli, situazioni estremamente difficili da gestire sia dentro sia fuori casa. In realtà la pandemia riversa su bambini e sugli adolescenti forti ripercussioni che rischiano di influenzare il loro normale sviluppo. E’ necessario vigilare accuratamente verso questa fascia d’età per conoscere cosa gli stia accadendo.
Spesso può essere difficile capire quali siano gli effetti psicologici della pandemia sui bambini e sugli adolescenti, alcuni trasgrediscono le regole e si riversano nelle strade assembrandosi come se niente fosse; altri, al contrario, reagiscono guardando serie TV o giocando alla Play Station tutto il giorno. In entrambi i casi, visti da fuori, può sembrare che ci sia un generale disinteresse da parte loro verso i pericoli del coronavirus. La verità è che anche loro soffrono e subiscono gli effetti della pandemia tanto quanto gli adulti e in alcuni casi anche di più. Due degli aspetti rilevati stressanti che hanno inciso sul loro sviluppo psico fisico, sono stati sicuramente l’isolamento e la chiusura delle scuole. Rimanere chiusi in casa ha contribuito a far traballare le certezze che hanno e li ha costretti ad analizzare le proprie paure. Spesso si pensa che i giovani siano stati molto contenti della chiusura delle scuole, e per alcuni inizialmente poteva essere vero ma non dimentichiamo che la scuola è sempre stata il centro della socializzazione. Difatti la mancanza di frequenza in presenza ha dimostrato due elementi principali: scarso interesse e rendimento scolastico, oltre a una serie complessa di fattori fra cui l’isolamento, il senso d’incertezza. L’angoscia degli adulti ha avuto un impatto forte sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti. Le preoccupazioni assorbite dagli adulti sono state esteriorizzate tramite gli scompensi dovuti alla qualità del sonno notturno, ai rapporti interpersonali e alle difficoltà di concentrazione. Durante la prima ondata sono stati registrati un aumento dei sintomi depressivi negli adolescenti e l’estrema urgenza di rallegrare l’umore, ha fatto sì che aumentassero alcune dipendenze comportamentali: il gioco d’azzardo, la pornografia, i videogiochi.
“Promuovono il proliferare delle sette e delle false dottrine, cercando di contrastare il programma di Dio e del Suo popolo: “Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni, sviati dall’ipocrisia di uomini bugiardi, segnati da un marchio nella propria coscienza” (1Timoteo 4:1-2).
EFFETTO DEI VIDEOGIOCHI SUGLI ADOLESCENTI
Indubitabilmente i lockdown hanno assecondato la disposizione dei giovani soffocando la solitudine, l’ozio e la noia interagendo con il mondo virtuale; attraverso di esso sperimentano un processo d’identificazione con un’identità diversa dalla propria. Il nuovo concetto di gioco, si configura virtualmente nella possibilità di raggiungere sempre più utenti in diversi parti del globo pur rimanendo isolati dal mondo stesso ma maggiormente esposti ai rischi accomunati al cosmo irreale. Malgrado alcuni studi abbiano rilevato una loro rilevanza favorevole, il senso frequente si concentra maggiormente sulle evidenze opposte, sostenendo per luogo comune che “i videogiochi fanno male”.
I timori denunciati da associazioni, studiosi e genitori, affiorano principalmente dagli atti di violenza contenuti nei games, tant’è vero che tali elementi violenti sono reputati cardini nel poter causare un aumento dell’aggressività degli utilizzatori.
Non dimentichiamo che la funzione del gioco è ed è stata basilare per tutti ed è culturalmente fondata sulla costruzione della socializzazione, tant’è vero che i genitori propongono e dispongono i propri figli all’illustrazione materiale o letterale dei passatempi fin dai primi giorni di vita, istituendo un’alleanza di complicità ma comunque monitorata dai ruoli genitoriali.
L’ORRORE ALLA PORTATA DI CLIC
In questo tempo di pandemia ho ricevuto diversi video e ognuno a suo modo con un proprio tema ma non vi nascondo lo sconcerto quando visionai alcuni cinematics, creazioni dei virtual tuber: avatar cui è tagliata la testa tramite la famigerata ghigliottina, embodiment in fuga a cavallo di una bicicletta inseguito da un cingolato recante una bandiera svastica, un incarnation gettato vivo in un forno crematorio; un personaggio virtuale con un cappio al collo lanciato da un elicottero mentre da terra segue la scena con un binocolo, e tante altre scene animate in cui la natura umana e diabolica è espressa come se fossero prestigiosi premi. Ma i virtual tuber vanno oltre il buon senso ignorando e abbattendo il principio umano del rispetto e della tutela psico spirituale dando vita a una carrellata di ammaestramenti su come drogarsi, proferire parolacce, o peggio ancora rimorchiare prostitute pagandole o ammazzandole, torturare, tradire, rapinare chiunque in qualsiasi modo (mani nude, automobili, coltelli, asce, armi, bombe, fuoco, ecc.) e all’avversario gli si può staccare la testa o fargliela esplodere, gli si strappa il cuore ancora pulsante o lo si sottopone a folgorazione e impalamento. Rievocazione dei gesti compiuti da uomini incappucciati ai danni di persone legate, inginocchiate e vestite di una tuta arancione (censurate anche in televisione), caccia all’uomo: archetipo per sopravvivere a una “caccia all’uomo” si libera dei nemici soffocandoli con sacchetti di plastica, picchiandoli a sangue, decapitandoli o sparando… un’orrenda rassegna di sequenze che si alternano in momenti d’interazione di vere e proprie violenze un nuovo fenomeno che non ci saremmo mai aspettati di conoscere sino a una decina di anni fa.
Se le scene mi spinsero a pormi domande, le ricerche effettuate nei giorni seguenti, trovarono risposte precise, la violenza in tutte le forme alimenta e soddisfa la supremazia personale ed è interessante sapere che i giocatori possano entrare a far parte di un server. Alcune comunità, rispondono all’invito dei giocatori tramite un’oculata osservazione ottenuta attraverso la dimostrazione dei giocatori di ruolo e di talento. Gli stessi, superati i test di bravura verranno rapidamente seguiti per i grandi campionati.
Sarebbe utile che i giocatori realizzassero che alcuni video games forgiati come vita virtuale, non siano altro che le brutte copie di quelle vite reali in una situazione universale governata dalla violenza e dall’egocentrismo.
Sappiamo bene che il principe di questo mondo è il malvagio ed è impegnato in una lotta continua feroce con l’essere umano, ma non per questo cercherà di distogliere l’uomo da Dio con gli stessi atti violenti, almeno non sempre, quindi potrà usare ogni mezzo che potrà apparire gradevole, in poche parole “lo specchietto per le allodole” che potrebbe lusingare i propri desideri legati alla vanità, alla fama di notorietà o di denaro, o altre concupiscenze di possesso o di traguardi personali. Certamente occorre vegliare sui noi stessi ma soprattutto sui nostri “piccoli” che nella loro ingenuità potrebbero lasciarsi conquistare da attrattive ingannevoli.
Influenzano tutti quelli che sono a loro asserviti: “Il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12.)
L’esistenza umana è caratterizzata da una cronologia di frangenti scorrevoli, inosservati, silenziosi e anonimi, mentre altre situazioni lasciano segni spesso profondi e indelebili.
Mai come dall’inizio della pandemia abbiamo appreso e compreso che non vi è sentimento più regale, forte e supremo dell’amore mentre la durata della vita è alquanto effimera.
Lella Francese
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