COVID-19: in arrivo i risultati sugli anticorpi monoclonali

Nuove scoperte in merito alla ricerca Covid-19. Risultati promettenti riguardano il progetto di ricerca su anticorpi monoclonali umani.

Un progetto congiunto di ricerca fra Ospedale Lazzaro Spallanzani e la Fondazione Toscana Life Sciences di Siena.

A circa due mesi dall’avvio del progetto Mab Co 19 giungono i primi risultati per lo sviluppo di anticorpi monoclonali umani, utilizzati a scopo profilattico e terapeutico come amo molecolare per la ricerca di antigeni per la realizzazione dei vaccini.

I dati della ricerca sono stati recentemente pubblicati in prestampa “ Identificazione di anticorpi monoclonali umani neutralizzanti da pazienti convalescenti di Covi-19 italiani su “BioRxiv”  (Attraverso la pubblicazione dei propri lavori, gli autori hanno la possibilità di rendere disponibile alla comunità scientifica i risultati della propria attività di ricerca e ricevere, così, importanti feedback) Un meccanismo ancora più fondamentale nell’ambito dell’emergenza in corso dovuta al diffondersi del coronavirus SARS-CoV-2 e della mobilitazione globale su questo fronte, firmato da oltre venti ricercatori, tra i principali a livello nazionale e internazionale delle realtà mediche dello Spallanzani, Toscana Life Sciences E VisMederi, mostrano gli avanzamenti dell’attività di laboratorio che ha selezionato oltre 1.000 cellule B producendo un numero significativo di anticorpi da testare, tra i quali 17 anticorpi sono risultati estremamente promettenti poiché mostrano effetto neutralizzante sul virus vivo.

In questo momento – precisa Claudia Sala, Senior Scientist del MAD (Monoclonal Antibody Discovery) Lab presso Fondazione TLS – i 17 anticorpi stanno per essere clonati ed espressi in laboratorio in modo da poterne disporre di una quantità maggiore per saggi che confermino la loro attività biologica contro il coronavirus SARS-CoV-2. Quest’ulteriore fase di controlli e selezione potrebbe durare circa 3 settimane”. A breve, si concluderà dunque la selezione degli anticorpi che permetterà di avere uno o più candidati da proporre per i test clinici sull’uomo in modo da testarne sicurezza ed efficacia. “Prevediamo che questo flusso, antecedente alla fase di testing – precisa Claudia Sala – possa durare nella migliore delle ipotesi circa 6 mesi e comporterà la produzione dei monoclonali candidati su larga scala, grazie alla collaborazione con un partner dotato della necessaria competenza tecnica e scientifica.

“Il nostro obiettivo è quello di affiancare a questi importanti avanzamenti della ricerca scientifica un tassello mancante, rappresentato dal progetto di impianto sperimentale per produzioni cGMP – conclude Fabrizio Landi, Presidente Fondazione Toscana Life Sciences – Ciò permetterebbe, infatti, a TLS di rappresentare il primo caso in Italia di un’intera filiera integrata dedicata a vaccini e biofarmaci come quelli derivati da anticorpi umani, dalla ricerca di base alla produzione”.

Cosa sono i radiofarmaci? I radiofarmaci sono molecole che contengono al loro interno un radionuclide (un atomo radioattivo) e possono essere utilizzati sia a scopo diagnostico sia terapeutico.

Un radiofarmaco è costituito da due componenti: il carrier, ossia una molecola con funzioni biologiche di trasporto, ed il nuclide radioattivo. L’uno è indispensabile all’altro: L’uno è indispensabile all’altro: I radiofarmaci ‘ diagnostici’ permettono quindi di capire esattamente dov’è il tumore e qual è il suo comportamento biologico, fornendo le basi per impostare terapie personalizzate. Principalmente svolgono un ruolo in ambito oncologico, e in maniera minore possono essere utilizzati in ambito cardiologico e neurologico, in particolare per lo studio del Parkinson e dell’Alzheimer. La risposta immunitaria può essere di due tipi: umorale o cellulo-mediata. Le risposte umorali avvengono mediante la produzione d’immunoglobuline, chiamate anche anticorpi, prodotte dai linfociti B in risposta alla penetrazione di un antigene nell’organismo.

La Vaccinologia Inversa 2.0 – spiega Sala in occasione della conferenza di presentazione “ Si parte dall’uomo, cioè dalle persone che hanno superato l’infezione del virus. Dietro loro consenso il team clinico dell’Istituto Spallanzani estrarrà il loro plasma che sarà usato per isolare gli anticorpi monoclonali prodotti dal loro sistema immunitario contro la Covid-19. In particolare, le tecniche di biologia molecolare ci consentiranno di estrarre le cellule B che producono gli anticorpi“ L’anticorpo è come una chiave – aggiunge Sala – che funziona con una sua serratura che è l’antigene, cioè alcune proteine che esprime il virus. Se riusciamo a farli incontrare abbiamo trovato anche un antigene che potrebbe essere usato per lo sviluppo di un vaccino”.

Come la maggior parte degli scienziati, Sala e Landi non sanno spiegarsi come mai il sistema immunitario di alcune persone risponde meglio o peggio di altri. Il Sars-cov-2 è un virus completamente nuovo e inesplorato per tutti e non si sa perché si abbiano manifestazioni cliniche così diverse sia nei giovani sia nelle persone più anziane. “C’è molto da lavorare a livello del genoma – puntualizza Sala – per comprenderne di più e per associare il virus con un certo patrimonio genetico a una certa manifestazione clinica. Ci stanno lavorando in tanti e presto usciranno pubblicazioni in merito”.

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, durante conferenza stampa, ha spiegato: “Si tratta di una valida alternativa all’uso di plasma fresco di convalescenti. L’approccio di Fondazione Tls con l’isolamento delle cellule B dà enormi vantaggi rispetto all’infusione di materiale umano diretto” spiega Ippolito. “Per esempio permette di sapere cosa si dà ai pazienti e in che quantità. Perché essendo una terapia non provata, esistono difficoltà di preparazione e standardizzazione. Che invece non si ha con gli anticorpi monoclonali biotecnologici. Proprio ieri la Fda ha autorizzato l’utilizzo del plasma ma a due condizioni: che vada valutato dentro programmi specifici e solo in situazioni di emergenza”.

Tra gli altri vantaggi gli anticorpi monoclonali umani hanno tempi di sviluppo più rapidi rispetto ai vaccini o ad altri farmaci antivirali. Nel caso di Sars-Cov-2, inoltre, i ricercatori ritengono che tali tempi si ridurranno ulteriormente trattandosi di un virus. (Questi, infatti, sono entità biologiche molto piccole e meno complessa rispetto ai batteri). Sono inoltre più semplici da produrre a livello industriale. Perché non richiedono un impianto dedicato come nel caso dei vaccini, ma di una piattaforma che può essere rapidamente adeguata alla produzione di specifici anticorpi. “Sono prodotti sicuri, già ampiamente impiegati in terapia tumorale e approvati da tutte le agenzie regolatorie” precisa Sala. “Recentemente sono stati usati anche per malattie infettive e nel caso dell’infezione da Ebola hanno rappresentato la prima e unica soluzione per terapia e prevenzione”.

L’augurio è ovviamente che la pandemia di Covid-19 si esaurisca prima dei due anni previsti per la realizzazione degli anticorpi monoclonali. Ma anche se dovesse arrivare tardi, non sarebbe stato lavoro inutile perché si tratta di una piattaforma facilmente adattabile per altri patogeni. “Questo coronavirus non è il primo che vediamo e nessuno ci garantisce che non ne possano emergere altri in futuro” sottolinea Landi. “Malattie emergenti come Sars, Ebola, Zika o Covid-19 sono sempre più frequenti e ci trovano sempre impreparati”.

In definitiva i medici possono essere considerati un dono di Dio per noi… uno strumento affinché Dio distribuisca guarigione e il ristabilimento della salute. Allo stesso tempo, la nostra fede e la nostra fiducia definitive devono essere in Dio, infatti, in tutte le decisioni difficili da affrontare, Dio promette di darci sapienza quando ne facciamo richiesta.

“Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data”. Giacomo 1:5

Lella Francese

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