Crisi – Pordenone: “vendo un rene per sfamare la famiglia” …quando manca la speranza!

l43-vecchiaia-ombra-tristezza-130903163826_medium (1)La crisi ha spinto, un esodato, sull’orlo della disperazione tanto che ha provato a vendere un suo rene. È un disoccupato di 54 anni che vive in un piccolo centro del pordenonese a lanciare il suo grido di dolore tramite il web: «Ho deciso di dare via l’organo al miglior offerente, solo così posso continuare a sfamare la mia famiglia». Questo l’appello riportato il 2 settembre dal Gazzettino, nel quale l’uomo spiega la sua condizione: «Siamo in cinque a dover mangiare e solo con i 400 euro mensili di mia moglie non ce la facciamo più. È due anni che ho perso il lavoro e facciamo fatica a sopravvivere. Ora è anche finito l’aiuto dei servizi sociali del Comune».
«NON POSSO PAGARE IL BUS SCOLASTICO DI MIO FIGLIO». L’uomo fino al 2011 svolgeva l’impiego di metalmeccanico manutentore in un’azienda di Bergamo. Quando l’impresa ha abbassato le serrande è diventato un esodato, uno dei tanti a cui il governo non ha ancora dato una risposta certa. Negli ultimi due anni ha ottenuto un assegno di mobilità, ma per accedere alla pensione dovrebbe continuare a lavorare fino a 58 anni.
Negli ultimi mesi, ha confessato l’uomo, ha venduto tutti i propri beni ai Compro oro e ha vissuto con la famiglia senza acqua né luce. La moglie può portare a casa uno stipendio misero lavorando in una ditta di pulizie. «Da 15 giorni», ha raccontato proprio la moglie, «mangiamo bietole e uova solo grazie a qualche vicino che ha le galline e che ci dà una mano».
L’altro giorno è arrivata anche la lettera del Comune dove si dice che il figlio di 12 anni non può usufruire dello scuolabus perché non sono stati pagati i 52 euro della retta dell’anno scorso.
«L’ALTERNATIVA È FARLA FINITA». Da qui l’idea disperata dell’uomo: vendere un suo rene per poter far vivere più dignitosamente la sua famiglia. Non è l’unico caso apparso sulla Rete. Anzi, in media ogni ora un organo viene venduto su internet per ripagare debiti e casi simili stanno diventando più frequenti anche nel nostro Paese. Sono gli effetti di una crisi che in Italianonostante un debole ripresa dell’Ue, continua a mietere vittime. L’annuncio, pubblicato dalla casa di un amico sul blog di Andrea Mavilla fa capire la sofferenza della situazione dell’uomo, che giunge a dire: «Se non riesco a vendere il rene l’unica cosa che mi rimane  è farla finita, così almeno daranno a mia moglie e ai miei figli la pensione per quanto minima». (Fonte: Lettera43.it)

Perchè non aiutiamo  chi è in distretta, chi ha bisogno, prima che sia troppo tardi? La gente di questo mondo non sa che dopo la morte tutto si lascia, perchè lì,  dove andrà  la nostra anima, non ci sono negozi o centri commerciali dove andare a spendere i nostri soldi.  In quel luogo, infatti,  non ci sarà bisogno di comprare cibo o vestiti. Non dovremo preoccuparci di avere vestiti con tasche per contenere denaro, perchè in quel luogo il denaro non ha valore.    E’ in questo contesto storico che Paolo scrisse che “l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali” (1 Timoteo 6:10). In quel periodo l’avaro contemplava il proprio oro accumulato e vedeva in esso il senso del suo dirsi: “sono ricco”.

E’ chiaro, quindi, il riferimento inteso da Gesù con le sue parole:
“Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.” (Matteo 6:21)
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo.” (Matteo 13:44).

“Gesù gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi.” (Matteo 19:21)

Mi ha sempre colpito l’incontro fra il giovane ricco e Gesù narrato nei vangeli. “Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu sai i comandamenti: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre””.

Ed egli rispose: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù“. Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.” (Marco 10:17-22).

Il problema di quest’uomo non erano le sue ricchezze, bensì il suo attaccamento ad esse. Le parole di Gesù e la sua reazione mettono a nudo l’amore che egli nutre per ciò che possiede.

La ricchezza in se non è condannata nella Bibbia; tantomeno lo è il danaro. Infatti abbiamo letto che non il danaro, bensì “l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali.” (1°Timoteo 6:10). Gesù ad esempio non disse nulla a Levi, Matteo, per quanto riguardava la sua ricchezza.

Abraamo era ricco. Lo era Davide, Salomone, ecc… Insomma è il cuore dell’uomo che Dio vuole correggere, non il nostro sistema economico.

Dall’Europa cristiana medievale a quella attuale, sebbene si volesse con entusiasmo seguire l’insegnamento di Gesù, ormai le ricchezze c’erano e chi le possedeva trovava comunque naturale difenderle. Pochi seguirono l’esempio di Francesco di Assisi, sebbene sono convinto che diversi ricchi guardarono di sicuro ammirati alle sue idee, sperando che molti lo imitassero, entusiasti com’erano che qualcuno decidesse di rinunciare alle ricchezze ed invitasse altri a farlo, ma non lo fecero ed oggi sono all’inferno! Ed ancora oggi a questi ricchi  diciamo: ravvedetevi prima che sia troppo tardi!

Pietro Proietto

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