Le scienze psicologiche, negli ultimi anni affermano il concetto di “resilienza”; una parola che dalle scienze meccaniche/fisiche è passata alle scienze della psiche. Si tratta in realtà della capacità di far fronte agli eventi della vita, di rispondere alle sfide, anche traumatiche della vita. E’ un dato di fatto che stiamo perdendo questa qualità. Da psicologo e psicoterapeuta mi ritrovo ad essere consultato per i più vari motivi. A volte semplici a volte complessi. A volte problemi reali, a volte immaginari. Constato che emerge, con chiarezza come la resilienza, al minimo intoppo non si attiva. Una tristezza diventa una depressione; Una preoccupazione diventa ansia sintomatica; Un timore diventa attacco di panico; Una incomprensione relazionale diventa psicopatologia della relazione. Subito pronto il mercato della psiche che trova la sua pezza a colori, adatta. Un mercato che non stimola il significato dell’importanza di affrontare le sfide. In alcune ricerche sociologiche sugli ambienti caratterizzati dal “sacrificio” per andare avanti, è emerso che bambini cresciuti in questi ambienti, di fronte alle difficoltà della vita mostravano maggiore capacità di reazione rispetto a bambini cresciuti in contesti dove tutto era facile e a portata di mano. Cosa possiamo concludere dalle ricerche? che i primi bambini hanno sviluppato maggiore resilienza alla vita. La caratteristica che fa la differenza tra l’affrontare le tempeste della vita, resistere e reagire in modo positivo è la forza interiore, che i ricercatori, hanno chiamato «resilienza».
Da secoli la sapienza antica, la cultura biblica ha innalzato le capacità del saggio, del profeta tenace, e del credente alle avversità della vita, chiamandola «forza d’animo», «forza dello spirito», «fede» e «fiducia in Dio». Non è il caso di evidenziarlo ma basti pensare alla forza che ha avuto Giobbe nell’affrontare qualsiasi prova della vita, addirittura, desiderando la morte. Ma la sua forza d’animo, derivante dalla fiducia in Dio, lo fa superare ogni avversità, malattia, morte dei figli, perdita degli averi, e nonostante ciò: «Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni» (Gb 42, 16-17).
La resilienza si acquisisce anche nella prevenzione agli attacchi della vita. MA l’uomo di oggi si sente pronto a costruire la sua casa non sulla sabbia ma sulla roccia?.
«Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» (Mt, 7, 26).
Pasquale Riccardi
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui