Dalla scusa alla riconciliazione

A tutti, prima o poi sarà capitato di sentirsi confusi a riguardo del tenere, o meno un comportamento. In quante situazioni ci è balenato il dubbio: “lo faccio o non lo faccio”, “lo dico o non lo dico”, ecc. Quante volte nella relazione abbiamo sentito di sbagliare con l’altro, magari offenderlo, attaccarlo e solo dopo ce ne siamo resi conto. Ma quale passaggio è seguito alla consapevolezza di avere sbagliato? Nessun passaggio se non il dubbio se chiedere o meno scusa. Ti chiedo scusa un’affermazione che suona pesante ai nostri tempi. Una affermazione che suona, erroneamente, di umiliazione, di sottomissione. Niente di più errato. Semplicemente chiedere scusa, ammettere i propri errori è un atteggiamento di maturità quella che precede al cambiamento, alla evoluzione umana e spirituale di ogni persona. Riconosco da psicologo e psicoterapeuta che non è facile chiedere scusa poiché nell’affermazione emergono elementi che contrastano l’io egoigo, il proprio narcisismo di fondo e, a seconda del modello antropologico di riferimento si agisce. L’uomo comune, quello preso dal modello moderno del culto dell’apparire, del mettersi in mostra (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e beatitudini. Ed Cittadella Assisi, 2019) pensa che avere un io grandioso sia essere una personalità forte. Un’antropologia questa che alimenta una certa psicologia dell’Io la quale esalta l’io, la propria persona a discapito dell’altro, facendo crollare quei principi cardini del cristianesimo che sono la semplicità, l’umiltà, la coerenza, il rispetto di sé e dell’altro (P. Riccardi., parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo ed Cittadella 2016). Aspetti e processi utili al sano senso del vivere. E’ probabile che nella difficoltà di ammettere le proprie colpe, nella difficoltà di chiedere scusa all’altro, vi si nasconde la paura della sottomissione. Devo essere forte, non devo far vedere le mie fragilità. Ed è un paradosso che proprio dalla fragilità possa nascere la forza interiore. Dopo tutto Giobbe, solo nell’ammissione delle proprie fragilità e della propria finitudine ha modo di dire a Dio: Io ti conoscevo per sentito dire ma ora i miei occhi ti vedono” e così potè morire sazio dei suoi giorni (Gb, 42, 5,17). E’ appannaggio delle culture spirituali la consapevolezza delle proprie fragilità come risorsa di maturità. Chiedere scusa, ammettere i propri errori non è sottomissione ma è un riconoscere che tante volte si è fragili al tal punto che lo mascheriamo con comportamenti di aggressività, di supremazia e di potere. In psicologia si esalta il potere del dialogo, del sapere comunicare, del sapere parlare all’altro. Devo ammettere, come psicologo e psicoterapeuta, che ben vengano queste teorie e modalità di approccio ma, come cristiano devo ritenere che queste modalità, dell’arte di comunicare, possono risultare insufficienti, inadeguate se non si possiede un modello di riferimento che ci aiuti a capire l’importanza della relazione, del dialogo, del confronto con l’altro. Con parole semplici e chiare Gesù dice: “. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!“. Matteo 5,20-26. Nel passo è esaltato il senso della relazione, è esaltato la capacità matura di chiedere scusa, è esaltato la consapevolezza dell’avere offeso per cui suggerisce di riconciliarsi con l’altro e con sé stessi prima di offrire l’offerta all’altare. Ogni relazione significativa, matura, ha come significato ultimo la riconciliazione per mezzo del dialogo la quale comporta una nuova intimità spirituale e non solo psicologica (Riccardi. P., La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità. Ed. D’Ettoris, 2021). Quante volte abbiamo parlato all’amico, allo psicologo, allo psicoterapeuta del conflitto con il fratello a motivo di un proprio esagerato comportamento. Non serve parlare serve semplicemente chiedere scusa.

Pasquale Riccardi

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