Dalla Sindrome di Paperino alla vittoria della fede in Cristo.

Credo che tanti, per non dire tutti, durante la fanciullezza abbiano letto qualche fumetto con protagonista il simpatico Paperino, le cui storie hanno catturato la nostra attenzione per ore. Eppure, queste letture legate al mondo della fanciullezza, nonché alla prima adolescenza (salvo casi eccezionali in cui la lettura continua anche in età adulta), ruotano attorno alla vita psicologica di Paperino che risulta assai complessa, tanto da aver dato origine alla cosiddetta sindrome di Paperino, secondo cui la vita della persona non dipende dalle potenzialità espresse e dall’impegno profuso nella quotidianità, né tantomeno dalle possibilità offerte in ambito familiare o sociale, ma il tutto ruota attorno alla fortuna o sfortuna. Paperino, infatti, è convinto che la sua situazione personale, affettiva e sociale sia conseguenza della sfortuna, contrapposta alla smisurata “buona sorte” di suo cugino Gastone.

Questi “maccanismi mentali”, che spesso sono come una prigione per l’individuo, hanno la loro origine nella persona stessa. Cerchiamo ti analizzare questa sindrome, confrontandola con l’insegnamento della Parola di Dio.

La sindrome di Paperino porta con sé, in modo più o meno consapevole, un retaggio del paganesimo, quasi come se il proprio destino fosse guidato in modo oscuro da qualche “signore della sorte” in grado di determinare “fortuna o sfortuna”. La Parola di Dio afferma: “Rimetti la tua sorte nel Signore; confida in Lui, ed Egli agirà” (Salmo 37:5). Affidarsi al Signore non esclude comunque l’impegno e la determinazione nel fare la nostra parte: “ … mettendoci da parte vostra ogni impegno …” (II Pietro 1:5).

La sindrome di Paperino manifesta anche una specie di masochismo psicologico, vissuto da chi creando difficoltà, riduce i risultati positivi, per richiamare attenzione e affetto. La soluzione proposta dalla Parola di Dio è porre al centro non tanto l’uomo e il suo disagio, ma Cristo e l’opera perfetta della Croce, in grado di rispondere pienamente al bisogno che l’uomo ha di essere considerato ed amato, infatti, Dio … mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). Mentre eravamo non considerati, schiavi del peccato e del nostro disagio interiore, Cristo ci è venuto incontro mostrando amore. Un amore reale, tanto inaspettato quanto benefico, un amore divino che non ha avuto origine da qualche meccanismo comportamentale dell’uomo che ha mosso Dio a compassione, ma in Dio stesso, “perché Dio è amore” (I Giovanni 4:8).

La sindrome di Paperino si caratterizza anche dal fuggire dalle proprie responsabilità. Quanti hanno familiarità con le storie dei fumetti di Paperino, sanno che il personaggio in questione è eternamente fidanzato con Paperina e vive perennemente alle spalle di Zio Paperone. La vita in Cristo, invece, ci rende responsabili sia negli affetti, sia all’interno della società. “Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere” (Efesini 6:13). In Cristo c’è la possibilità di compiere il dovere restando fermi nella fede.

La sindrome di Paperino si contraddistingue pure dal fuggire dall’esame di se stesso, infatti, dare la responsabilità dell’andamento della propria esistenza al fato, alla fortuna o alla sfortuna, altro non è che un modo per non esaminare se stessi. La Scrittura, partendo da Dio e non dall’uomo, conduce al necessario esame della persona, indispensabile per una reale crescita spirituale, morale, sociale e culturale. “Ora ciascuno esamini se stesso …” (I Corinzi 11:28a). “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore” (Salmo 139:23a).

L’ultimo aspetto che analizziamo della sindrome di Paperino è la costruzione fantastica dell’Alter Ego. Molti, fra i lettori delle storie di Paperino, sanno che il papero in questione, durante la notte, vive come una specie di doppia vita, trasformandosi in Paperinik, il vero e proprio “alter ego” di Paperino; si tratta della materializzazione di “un altro io” perfetto, prestante, opposto a Paperino, un prototipo di supereroe immaginario, fantastico, che non teme il rifiuto dell’altro. La Scrittura ci insegna che per essere accolti da Dio non abbiamo bisogno di qualche “alter ego” perfetto che mascheri la nostra debolezza, non abbiamo la necessità di fingerci altri e soprattutto migliori, infatti, è scritto: “Venite a Me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e Io vi darò riposo” (Matteo 11:28). “Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete” (Matteo 22:9).

Questa sindrome, associata a Paperino, sembra anche simpatica come il suo personaggio, ma in realtà per il cristiano è devastante perché in antitesi con una vita di fede. La sindrome di Paperino scansa la fede, la snatura rendendola inefficacie, ma la fede, quella vera in Cristo Gesù, debella questa sindrome, portando consapevolezza, assunzione di responsabilità e di conseguenza una vita vittoriosa in Cristo. “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (I Giovanni 5:4,5).

Lasciamo pure che i nostri figli leggano anche questi famosi fumetti, ma quanto a noi fuggiamo dalla sindrome di Paperino e continuiamo il nostro cammino di fede.

Michele Venditti

https://www.adimodena.it/articoli/la-sindrome-di-paperino.html

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