Daniele: libro di genere “Letterario Apocalittico”

maxresdefaultAnalizziamo in questo contesto quali sono le caratteristiche del libro di Daniele, il suo significato teologico e pratico e il come mai è un libro così diverso dagli altri (Daniele cap. 7-12).

Ha avuto una forte influenza dal III secolo al I secolo a.C. e contiene una serie di documenti e di opere che sono definite apocalittiche. Perfino i manoscritti del Mar Morto sono influenzati dal libro di Daniele, manoscritti di Qumran, essi usano male le profezie perché dicono che ci sono dei misteri mentre Daniele non dice mai che c’è mistero. L’interpretazione sbagliata sul libro di Daniele ha causato dei danni soprattutto negli ultimi anni che sono state date diverse interpretazioni letterarie che hanno fatto preannunciare la “fine del mondo” (esempio testimoni di Geova).

Il vero motivo perché questi calcoli sono sbagliati è perché lo “stile Apocalittico” è di esprimere delle verità teologiche sul mondo e sulla storia attraverso dei “simboli” sugli eventi della storia prima della venuta di Cristo che hanno un significato “tipologico”. L’obiettivo di questo stile letterario apocalittico esprime tali verità teologiche mettendo in evidenza che non è la “data che conta” ma il “significato”: Cristo tornerà fisicamente, ne siamo sicuri ma non sappiamo quando e quindi dobbiamo prepararci per questo giorno, per poterlo fare dobbiamo porre attenzione allo stile letterario di Daniele.

Notiamo che nel capitolo 7 abbiamo la visione dei “Quattro Imperi” che opprimono Israele fino alla incoronazione del Messia. Nel capitolo 8 c’è una messa a fuoco dello “Impero Greco”, dopo il regno di Alessandro Magno ci sono delle profezie che riguardano il re Antioco Epifane che è un “tipo” dell’Anticristo. Nel capitolo 9 c’è la profezia delle “70 settimane” che esprime una promessa globale sulla liberazione completa anche dal peccato. I capitoli che vanno dal 10 al 12 “formano un’unica visione”, espressa tramite eventi tipologici nei capitoli 7 e 8 attraverso visioni che riguardano l’Impero.

Possiamo asserire che il libro di Daniele è così diverso dagli altri per i “quattro temi” che contiene:

1) Un’escatologia lontana e ampia che non riguarda solo Israele e il futuro immediato;

2) L’uso dei simboli insoliti che rende il libro molto particolare;

3) Una rivelazione “mediata” nel senso che non è immediata ma è diretta;

4) L’oppressione del popolo di Dio.

Se mettiamo insieme questi quattro elementi, un’escatologia più ampia e più lontana, un simbolismo insolito, una rivelazione più indiretta e il tema dell’oppressione: formano un quadro abbastanza chiaro nel significato che vuole esprimere il libro di Daniele e cioè “Un’escatologia più ampia e più lontana”. Infatti le visioni di Daniele non riguardano semplicemente un futuro vicino con il “ritorno alla terra” ma c’è una visione più ampia che copre tutto il periodo “fino alla fine dell’età presente”.

La visione di Daniele non riguarda solo Israele ma è un “piano di Dio per il mondo intero” quindi Dio non è più visto semplicemente come il Dio d’Israele ma come il Dio della storia intera “la storia di tutta l’umanità” (Daniele 2:28,29 “Ma c’è un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei giorni. Ecco dunque qual era il tuo sogno e le visioni che sono passate per la tua mente, mentre dormivi nel tuo letto. O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti ciò che dovrà avvenire”; Isaia 25:11 “Dal letamaio egli stenderà le mani come le stende il nuotatore per nuotare, ma il Signore farà cadere la sua superbia con le trame che ha ordite”) entrambi questi passi biblici sono di genere apocalittico e confermano quello che è stato detto fino a qui.

L’uso dei simboli insolito: mentre nei profeti tradizionali sono usati come illustrazione, invece in Daniele acquistano un rilievo molto più centrale e non hanno più lo scopo di “illustrare” qualcosa ma di “rappresentare” in modo misterioso e inquietante, non del tutto esplicito, una verità teologica o un avvenimento. Nel caso dei numeri il 7 è il simbolo della perfezione, il 10 il simbolo della plenitudine che simboleggia il fatto che non c’è più niente da aggiungere e dà un’idea di completezza. Daniele riusa questi numeri in riferimento agli ultimi giorni e alla battaglia spirituale “2.300 sere e mattine”, “1.290 giorni”, “70 settimane” “1.335 giorni” queste cifre hanno un significato simbolico perché il libro è di letteratura di genere apocalittico.

E’ un libro di Teologia: gli israeliti sono stati deportati complessivamente in tre date diverse. La prima data è quando è stato deportato anche Daniele nel 605 a.C., la seconda nel 597 a.C. e la terza è quando è stata distrutta Gerusalemme e il Tempio nel 586 a.C. Siamo nel contesto delle verità teologiche. Questo simbolismo dei numeri indica che c’è una data fissata da Dio “fino a…e non oltre”, una data limitata ma “segreta”. Inoltre questo simbolismo dei numeri esprima la “Sovranità di Dio”, Dio è sovrano nel senso che ha fissato il limite della persecuzione e dell’oppressione.

Dio dice: “Tu non devi cercare di fare dei calcoli perché questa data è una mia prerogativa, io torno quando ho deciso io e l’oppressione del mio popolo durerà finché decido io. Questa durata è fissata, limitata ma è la mia prerogativa”. Dunque il simbolismo dei numeri esprime laSovranità di Dio e i Suoi tempi fissati”, sulla conoscenza di queste verità dobbiamo avere coraggio e perseverare perché l’oppressione è limitata anche se non sappiamo quanto tempo durerà (questo è il significato teologico e letterario del libro).

La rivelazione mediata: mentre gli altri profeti hanno una “rivelazione immediata” e la rivelano al popolo dicendo loro “Così dice il Signore”, “La Parola del Signore mi fu rivolta in questi termini” invece a Daniele, Dio non parla direttamente, le rivelazioni gli vengono trasmesse tramite mezzi diversi addirittura anche tramite “intermediari celesti”. Questa è la caratteristica fondamentale di questo stile apocalittico “Udii la voce”, queste rivelazioni sono da sigillare. “Il sigillo” è un altro simbolo molto significativo.

L’oppressione del popolo di Dio: perseverare fino alla fine non è scontato per il popolo di Dio. Queste visioni sono difficili anche per Daniele infatti egli sviene spesso o si ammala perché quello che vede Daniele è talmente terribile che fa fatica anche lui a reggere. Il significato profondo di questo genere letterario Apocalittico ci porta alla conclusione che il suo messaggio è la “perseveranza” che ci permette di arrivare alla “fine dei tempi”.

Mentre il messaggio degli altri profeti è il “ravvedimento”, quello di Daniele è la “perseveranza”.

Qui non si tratta di ravvedersi ma di “tenere duro fino alla fine” e non è scontato.

Daniele finisce il libro dicendo: “Beato colui che tiene duro fino alla fine, fino a quando il Signore tornerà”. Perché il Signore tornerà con certezza ma nel frattempo c’è una guerra spirituale in corso che farà molte vittime. Secondo Daniele per riuscire a perseverare fino alla fine dei tempi presenti bisogna avere in mente due cose: 1) avere la consapevolezza che stiamo vivendo in mezzo a una guerra spirituale, dobbiamo diventare più consapevoli che c’è un mondo spirituale. Per tenere duro fino alla fine non bisogna farsi ingannare ed è necessario capire la realtà spirituale delle cose, subentra qui il tema dell’inganno e dell’accecamento; 2) ricordarsi che Dio è in controllo questo ci incoraggia ma ci richiede la sottomissione alla Sua volontà.

Un concetto molto importante del libro è un “mistero” che secondo Daniele è la rivelazione più ampia di qualcosa di nascosto e che riguarda la fine dei tempi presenti anche se la rivelazione completa rimane la prerogativa di Dio, questo è il senso profondo del mistero secondo Daniele.

Il mistero è la rivelazione più ampia di una verità, di un fatto teologico in parte nascosto e riguarda la fine dei tempi.

C’è la promessa di un “super giubileo universale in Cristo”.

Cristo mette fine al peccato e fa cessare la perversità nei seguenti modi: “espiare l’iniquità, stabilire una giustizia eterna, sigillare la visione completandola e ungendo il luogo Santissimo IL TEMPIO che vede come “tipo” Cristo, anche se i dettagli di quello che farà quando viene non sono così chiari Egli stabilirà un “patto” con molti e farà cessare il sacrificio e l’offerta (i dettagli appartengono al Signore). Qualcuno viene per stabilire una “giustizia eterna” ma contemporaneamente viene anche qualcun’altro per devastare il popolo di Dio. Questi due elementi sono legati gli uni agli altri e comportano la “guerra spirituale” che continua fino alla fine dei tempi.

Conclusioni:

Tutti noi abbiamo bisogno di “speranza” e “necessità di tenere duro”, dobbiamo fidarci di Dio, possiamo avere speranza perché c’è qualcuno che viene per mettere fine ai peccati e nel frattempo c’è anche un nemico che viene per devastare. Questa idea è chiara ma c’è sempre un senso di mistero.

L’Apocalisse conferma il libro di Daniele, confermando che gli ultimi giorni sono arrivati e che Cristo ha iniziato a regnare: “Il regno di Dio è arrivato e il mistero è stato svelato”.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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