Dio ci prova nel nostro intimo e nel nostro amore

miracleCi sono stati dieci giorni, una settimana di prova che abbiamo avuto io ed Eva. L’abbiamo capito alla fine di questi giorni, che era una prova mandata da Dio. Volevo raccontare come l’abbiamo superata, cosa ci ha detto lo Spirito Santo, cosa ci ha suggerito, cosa ci ha fatto capire rispetto a questi dieci giorni che abbiamo vissuto. Vado in ordine cronologico così poi alla fine vedete di cosa parlo. Senza scendere nei dettagli sono stati dieci giorni di tensione tra me ed Eva, per cui non capivamo quale fosse il problema. Ci amiamo e non capivamo. C’erano delle circostanze, delle cause esterne che cercavano di dividerci. Allora cosa ho fatto? Io cerco sempre la risposta nella Parola e c’è un versetto che mi piace sempre tanto in 1Re 19 che parla di Elia. In particolare al versetto :4 dice: ma egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia vita, o SIGNORE, poiché io non valgo più dei miei padri!». Quante volte a noi capita. Ogni giorno facciamo un pezzettino di deserto e certe volte arriviamo alla sera e diciamo: “Basta, non ce la faccio più, voglio morire. Non posso più continuare con queste angosce, tribolazioni, problemi!” e tutto quello che ci può capitare nella giornata. Certe volte ne abbiamo veramente fin sopra i capelli, sommersi da qualunque problema che possa esserci o tante cose messe insieme che si accumulano. Poi ho letto questa espressione di Elia, in cui non è che lui si lamentava al vento, andava fuori, urlava o si buttava dai tetti. No, stava gridando al Signore. Diceva: ”Basta Signore aiutami!” Non era un’angoscia per cui voleva veramente suicidarsi. Era un grido di liberazione che voleva dire: “Io sono figlio di Dio. Perché devo passare queste tribolazioni? Perché non mi aiuti?”. Era proprio un grido rivolto al Signore. Poi lo Spirito Santo mi ha suggerito Isaia 18:4 e mi ha tranquillizzato: Poiché così mi ha detto il SIGNORE: «Io me ne starò tranquillo e guarderò dal mio posto, come un calore sereno alla luce del sole, come una nube di rugiada nel calore della mietitura».

Quindi quando siamo nell’angoscia, nella tribolazione, chi è l’unica Persona che ci può consolare? E’ solo Gesù. Se noi siamo figli di Dio e il nostro spirito ci attesta che siamo figli di Dio, l’unica Persona, l’unica roccia su cui si basa la nostra fede e la nostra vita è solo Lui ed è solo Lui che ci può consolare in ogni cosa. Dopo che ho letto questo sono uscito fuori nel parco del giardino e ho gridato e detto: “Basta! Non ne posso più!” ero arrivato al limite di queste tribolazioni, diciamo così. Ho chiuso gli occhi e c’era il sole che mi avvolgeva e non era solo un sole che, come quando si va al mare, ti arriva in faccia e ti abbronzi. Era un sole qua, sul cuore e mi ha rasserenato dicendomi: “Stai tranquillo, stai lì, non ti preoccupare, stai sereno.” Da un’altra parte Dio dice: “Vincerò Io le tue battaglie per te. Tu stai fermo, stai saldo e vedrai che supererai questi giorni”. Infatti, poi sempre quel versetto di Elia in 1Re ad un certo punto, al versetto :15 è scritto: Il SIGNORE gli disse: «Va’, rifà la strada del deserto Quindi Elia si era incamminato nel deserto. Era stato in questa grotta, aveva pianto a Dio e via dicendo. Quando poi furono passati fuoco, vento e tutte le tribolazioni, Elia ha sentito il sussurro, la Voce del Signore, questo calore sereno, lo Spirito che gli disse: “Ricomincia, và. Va’ di nuovo nel deserto. Torna nel deserto, non restare lì a piangerti addosso. Sono Io con te. Non sei da solo nel deserto. Ricomincia la tua strada, vai avanti”. E questo è quello che mi ha suggerito lo Spirito Santo in questo giorni. Poi invece alla fine ha parlato anche ad Eva e le ha parlato attraverso dei versetti dell’Apocalisse. Eva: Spero che tutto questo possa essere edificante per voi e non annoiarvi. Vi assicuro che quello che ha detto Paolo è vero. Abbiamo superato questi dieci giorni solo perché il Signore ci ha portati sulla Sua mano, altrimenti non potevamo riuscirci. Una sera, ci trovavamo a letto. Paolo leggeva la Parola da una parte, io leggevo la Parola dall’altra. E mi sono chiesta: “Cosa leggo?”. Ho iniziato a leggere l’Apocalisse. Arrivata ad un certo punto del capitolo 2 sono caduta in preghiera, perché era una Parola che il Signore voleva che scendesse nel mio cuore.

Nel capitolo 2 dell’Apocalisse, ad un certo punto al versetto :10: Apocalisse 2:10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. Ho letto questo versetto che eravamo ancora nel pieno dei dieci giorni. Ma io non lo sapevo. L’ho compreso poi dopo, che cioè il Signore mi aveva dato questo versetto che stava facendo breccia nel mio cuore, per avvisarmi. Con queste parole il Signore mi stava aiutando a superare questi dieci giorni. Prima di comprendere che il Signore stava parlando davvero di dieci giorni – iniziati alle tre di pomeriggio di un giorno e terminati alle tre di pomeriggio di dieci giorni dopo – abbiamo pregato sempre tantissimo insieme. E solo poi l’abbiamo poi compreso. Viviamo tutto quello che ci succede alla luce del Signore. Ciò che colpì la mia attenzione fu la seconda parte del versetto dove è scritto: Sii fedele fino alla morte e Io ti darò la corona della vita. Questo versetto mi ha colpita. A parte il fatto che l’ho fatto veramente scendere nel mio cuore, prima nella preghiera mi avete sentita che parlavo del crocefisso vivo, che parla e che dice: “Padre perdona loro”. Cioè quell’uomo Dio, Cristo Gesù che è stato crocefisso per amore. Ciò che ha importanza non è il Crocefisso morto, come ce lo rappresentano i cattolici e altre religioni, ma è il Cristo Vivo! Il Cristo Vivo che soffre per amore! Perché dopo la Sua morte noi sappiamo che è Risorto, Gloria a Dio e ci introduce nella Vita eterna.

Mentre stavo pregando, mi sono proprio vista come se fossi stata in una stanza, come uno scantinato, seduta su una seggiola, vessata dal nemico ed io che mi ribellavo. Ad un certo punto spiritualmente, non ho avuto alcuna visione, ma lo Spirito Santo mi ha suggerito questa immagine. Ho visto dinanzi a me proprio Gesù non sulla Croce, ma con le braccia aperte e con la testa che a causa della corona di spine, così come dalle mani, grondava sangue. Ed io da quella visione mi sono sentita consolata. Perché era come se il Signore mi dicesse: “Guarda Me! Fissa il tuo sguardo su di Me!”. In quel momento ho capito quanto ero stupida a ribellarmi e ad agitarmi in questo combattimento, che era un combattimento spirituale, era interiore, non era esteriore. Non provavo dei dolori fisici, ma era un dolore, un’agonia interiore da cui, Paolo da una parte ed io dall’altra, non riuscivamo ad uscire. E’ stato abbastanza lungo questo momento di meditazione. Ovviamente avevo capito che non dovevo ribellarmi. Tuttavia finita la preghiera, ho continuato a ribellarmi come avessi avuto un fuoco qui dentro. Voi non mi conoscete ancora. Sembrerò forse tranquilla, ma il Signore mi conosce, sono uno spirito veramente ribelle e difficile, proprio difficile. Per me è o bianco bianco o nero nero; non esiste la via di mezzo.

Il giorno dopo, meditando sul versetto: Sii fedele fino alla morte, non saprei dire come, ma mi sono venuti in mente i versetti che dicono 1 «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. E quell’altro che dice: 2Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà. Allora ho capito una cosa. Se prendete la vostra Bibbia e lo leggete e vorrei che lo faceste, dopo che dice: “Sii fedele fino alla morte” è scritto “IO TI DARO’ LA CORONA DELLA VITA”. Nel leggere questo versetto (Ap 2:10) ho sempre pensato che si riferisse alla morte del corpo, ma qui il Signore mi stava dicendo che quello che doveva morire era il mio “io” perché LUI, perché IO TI DARO’ LA CORONA DELLA VITA. Non il mio io ma L’IO del mio Signore. Ogni volta che il mio io muore, Lui può darmi la corona della vita. E questo può succedere ogni volta, per ogni prova che viviamo, piccola o grande che sia. Sii fedele fino alla morte. Quindi “Fa’ morire il tuo piccolo io perché IO ti darò la corona della vita”. C’era subito questo IO, di Dio, subito dopo la parola morte. Ed è questo che mi ha fatto capire che il Signore mi stava chiedendo di morire a me stessa, di mettere da parte il mio io.

Ed è una cosa difficilissima da fare, vi assicuro. Soltanto con la potenza del Suo Amore e con la Sua grazia, ci possiamo riuscire. Però anche se è veramente difficile credo che sia l’unico modo per riuscire a godere pienamente di tutta la ricchezza che è in Cristo Gesù. Perché siamo come dei vasi, e dobbiamo svuotarci completamente da tutto quello che siamo, da quello che pensiamo, perché Cristo possa riempirci ogni giorno e possa far traboccare la Sua Gloria dentro di noi, come dice anche il Salmo: il mio calice trabocca 3. Quando poi sono trascorsi questi dieci giorni e abbiamo compreso insieme come Dio aveva operato nella nostra vita, abbiamo anche capito che era una cosa che aveva voluto e permesso il Signore. Anche le prove, sì. Perché il versetto dice: il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova. Ma non è satana che ci mette alla prova. Dio non tenta nessuno, però è la Parola di Dio che dice che Dio ci mette alla prova, prova il cuore dell’uomo. Dio ci prova nel nostro amore, in quello che veramente abbiamo nel cuore, perché noi possiamo vederlo. Lui lo sa già.

Ma Dio permette questo perché possiamo conoscerLo veramente a fondo e comprendere sempre meglio la Sua Gloria, la Sua Misericordia, la Sua Onnipotenza. Conosco il Signore da quando avevo diciannove anni. Ho trascorso tre anni in monastero e sono stata una zelante cattolica più di qualsiasi prete o suora sulla faccia della terra, ma da quando ho conosciuto veramente il Signore nella Verità, la cosa che mi commuove di più è la Sua Misericordia, la Sua Onnipotenza nel Suo Nome che ogni giorno riesce a trasformare e trasfigurare una persona come me, che non merito niente. Il mio cuore è veramente malvagio e la mia anima è un deserto se Dio non fa scorrere in essa i Suoi rivi d’acqua viva. E questo è meraviglioso perché è solo Lui, Lui che dobbiamo far vivere in noi e che vive, grazie a Dio, tra me e Paolo, perché altrimenti non saremmo qui.

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